Diritti

Monumenti alle donne: come siamo messi in Italia?

Lo spazio pubblico vorrebbe onorarle, ma solo il 36% delle statue è collocato in una piazza. Spesso sono rappresentate nude e solo il 5% delle opere a loro dedicate è realizzato da mano femminile
Credit: Allyssa Olaivar
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12 febbraio 2023 Aggiornato alle 15:00

Le donne alle quali in Italia viene dedicato un monumento sono omaggiate con statue dai corpi nudi o fortemente sessualizzati. Donne che così vengono sminuite e private, insieme alle vesti, della loro storia e del loro pensiero.

Un caso eclatante è la fontana dedicata alle giornaliste Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutoli – entrambe assassinate in territori di guerra dove svolgevano il proprio lavoro – ad Acquapendente, in provincia di Viterbo, rappresentate come due giovani ninfe totalmente nude accanto a una fonte d’acqua. La stessa sorte non è toccata, a esempio, al giornalista e scrittore Indro Montanelli, raffigurato con i vestiti addosso.

Di esempi di questo tipo ce ne sono molti su tutto il territorio nazionale, come dimostra l’Indagine sui monumenti pubblici femminili condotta dall’associazione Mi Riconosci - composta da professionisti e professioniste dei Beni Culturali – che riflette su quello che appare evidente alla vista: statue che nella maggioranza dei casi di femminile hanno solo il soggetto.

Dei 171 monumenti rilevati dalla ricerca, solo il 36% è collocato in una piazza, il restante si trova in posizioni più defilate: incroci e parchi. Bassa è la percentuale di statue pubbliche dedicate a figure femminili per meriti intellettuali o artistici: il 17%. Solo il 5% di queste opere è stato realizzato da donne, il 4% vede la collaborazione tra autori e autrici, mentre il restante 91% è a firma solo maschile.

“Un’altra modalità con cui viene sminuita la donna ritratta è l’enfasi eccessiva sulla bellezza e giovinezza” riporta l’indagine realizzata sulle segnalazioni di 42mila persone. La statua alla patriota e giornalista Cristina Trivulzio di Belgiojoso ne è un triste modello: lo sguardo di chi osserva è catturato dalle balze della gonna, dalla postura e dalla bellezza di una giovane donna, mentre l’impegno sociale e patriottico per cui lei è ricordata si colloca negli anni della sua maturità.

Quella di ringiovanire l’effigiata è una pratica diffusa e avviene anche nella statua del 1903 che celebra l’imperatrice Elisabetta d’Austria a Merano, in Trentino Alto Adige, dove la sovrana visse tra i 33 e i 52 anni. Eppure la donna del monumento è un’adolescente.

Dai dati raccolti emerge che mancano figure come l’intellettuale Elsa Morante o Ada Rossi, autrice con Altiero Spinelli del Manifesto di Ventotene che diede origine al progetto europeo, Trotula De Ruggiero, pioniera di una medicina per le donne già nel XI secolo. E la lista potrebbe essere lunghissima. Il totale di opere pubbliche censite dedicate a donne realmente esistite è solo 94, di cui il 7,5% le vede celebrate con personaggi maschili.

Grazia Deledda e Anita Garibaldi sono le figure storiche con più opere pubbliche dedicate, benché Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva - questo il vero nome della seconda – è sempre ricordata con quello italianizzato e il cognome del marito, spesso rappresentato insieme a lei nelle opere più articolate. Lo stesso avviene anche per il monumento più celebre tra quelli censiti, quello sul colle Gianicolo di Roma, l’unico equestre in Italia ad avere una donna per protagonista che però ha riferimento costante a Garibaldi nel basamento.

La presenza di bambini è un altro punto importante che sottolinea il ruolo di cura e giustifica la posa di una statua a soggetto femminile nello spazio pubblico, come nel caso del monumento a Santa Maria Goretti voluto a Nettuno, comune laziale in cui morì a 12 anni in seguito a un’aggressione e per questo patrona delle vittime di stupro, che la raffigura con 3 bambini dietro di lei.

Questo è un problema che non riguarda solo l’Italia: un caso eclatante è stato il monumento dedicato alla principessa Diana Spencer nel Regno Unito che la ritrae insieme a tre bambini, sottolineando il suo impegno umanitario.

Difficile immaginare un personaggio maschile ritratto nello stesso modo.

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