Diritti

Le afghane non potranno più accedere a parchi e palestre

Il divieto limita ulteriormente le libertà femminili, mentre l’Assemblea Generale Onu ha adottato una risoluzione in cui accusa i talebani di aver fatto precipitare il Paese in “condizioni economiche e sociali disastrose”
Credit: Nadim Mahamud Sarder/pexels
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
11 novembre 2022 Aggiornato alle 17:00

Da quando i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan, più di un anno fa, hanno sistematicamente escluso donne e ragazze dalla vita pubblica. Stavolta, dopo scuole e università, politica e lavoro, le afghane non potranno più accedere neanche ai parchi, ai luna park e alle palestre.

Lo stesso giorno in cui le donne sono state bandite dall’ennesimo spazio pubblico, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione in cui accusa i talebani di aver violato i diritti umani delle donne e delle ragazze afgane, di non aver stabilito un governo rappresentativo e di far precipitare il Paese in “condizioni economiche, umanitarie e sociali disastrose”. Non si tratta di norme giuridicamente vincolanti, a differenza delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, ma riflettono l’opinione pubblica mondiale: tra i 193 membri dell’Assemblea Generale, 67 Paesi non hanno votato e in 10 si sono astenuti. Si tratta di Russia, Cina, Bielorussia, Burundi, Corea del Nord, Etiopia, Guinea, Nicaragua, Pakistan e Zimbabwe.

«La risoluzione è un chiaro appello a rispettare, proteggere e realizzare i diritti umani, sviluppare una governance inclusiva e combattere il terrorismo», ha detto l’ambasciatrice tedesca delle Nazioni Unite, Antje Leendertse. «Contiene un chiaro messaggio: senza queste condizioni non ci potranno essere il normale business né alcun percorso verso il riconoscimento». Ma la nuova stretta annunciata dai talebani su parchi, giardini e palestre non fa presagire nulla di buono, considerando che le attività delle donne sono già fortemente limitate. Attualmente gli è anche impedito di viaggiare da sole fuori città.

I giornalisti dell’agenzia francese Afp hanno riferito che finora erano stati introdotti orari e giorni differenziati per non far incrociare uomini e donne all’interno di questi spazi, ma all’inizio della settimana i talebani hanno invitato in funzionari a sbarrare le porte alle donne.

Il portavoce del Ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, Mohammad Akif Sadeq Mohajir, ha spiegato all’Afp che «In molti luoghi, le regole sono state violate: nella maggior parte dei casi, abbiamo visto uomini e donne insieme nei parchi e, sfortunatamente, l’hijab non è stato osservato. Quindi, abbiamo dovuto prendere un’altra decisione e per ora abbiamo ordinato la chiusura di tutti i parchi e le palestre per le donne». Per assicurarsi che le nuove regole siano rispettate, i talebani hanno iniziato monitorare questi spazi. Alla Bbc ha spiegato che «la restrizione è per tutte le donne, con o senza un mahram (la scorta maschile, ndr)».

Negare l’accesso ai parchi porta con sé anche il divieto di accompagnare i propri figli ai giardinetti: Wahida, racconta l’Afp, è una delle madri che da qui in avanti potranno osservarli giocare solo attraverso le finestre: «Non c’è scuola, non c’è lavoro, dovremmo almeno avere un posto dove divertirci», ha raccontato delusa. «Ne va della nostra salute mentale. Siamo stanche di stare a casa tutto il giorno, siamo stanche di tutto questo», dice la donna, disoccupata come suo marito. Raihana, invece, è una ragazza di 21 anni, studentessa di diritto islamico. Ha spiegato che «nell’Islam, ovviamente, è permesso uscire e visitare i parchi».

Ma i talebani stanno adottando una stretta simile a quella di più di vent’anni fa: quando controllarono il Paese tra il 1996 e il 2001, interpretarono rigorosamente la Sharia, obbligando le donne a indossare il burqa, vietando loro la scuola dai 10 anni in su, negando l’accesso al lavoro e il diritto di parlare in pubblico, punendole con fustigazioni pubbliche ed esecuzioni a causa per aver violato le norme talebane.

Nella prima conferenza stampa che i talebani hanno organizzato nel 2021, dopo la presa del potere, un portavoce disse che i diritti delle donne sarebbero stati rispettati “nell’ambito della legge islamica”. Zabihullah Mujahid disse che gli sarebbe stato consentito di «lavorare e studiare all’interno delle nostre strutture: saranno molto attive nella nostra società». Già allora la comunità internazionale accolse con sospetto quelle promesse, ma 15 mesi dopo, è sempre più chiaro che si sia trattato di parole al vento.

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