Culture

Al MI AMI Festival si respira sostenibilità

Tra le prime rassegne musicali attente all’ambiente, è plastic free da dieci anni e si svolge (dal 27 al 29 maggio) all’Idroscalo di Milano, in una location con 100 pannelli fotovoltaici. I direttori raccontano il percorso green
La locandina del MI AMI Festival, dal 27 al 29 maggio all'Idroscalo di Milano
La locandina del MI AMI Festival, dal 27 al 29 maggio all'Idroscalo di Milano
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
27 maggio 2022 Aggiornato alle 17:00

Nel 2005, ben sedici edizioni fa, l’idea di realizzare qualcosa a basso impatto ambientale ronzava nella testa di Carlo Pastore e Stefano Bottura, i due direttori artistici del MI AMI Festival. Ma i tempi erano diversi, l’attivista svedese Greta Thunberg, paladina del movimento Fridays For Future, era nata da soli due anni, e le battaglie per l’ambiente e la crisi climatica non erano cool per i media.

«All’epoca non c’era un’attenzione così forte per il tema e noi la sostenibilità, in qualche modo, ce la portavamo dentro: fin da subito ci siamo impegnati per sprecare meno risorse possibili e creare qualcosa che fosse immerso nella natura, che ne facesse parte ma non la sovrastasse» spiega Bottura, detto Fiz, «l’uomo circolare» secondo il co-direttore Pastore. «Negli anni il nostro impegno è cresciuto sempre di più, man mano che il festival si ingrandiva lo facevano anche le nostre pratiche di sostenibilità. Per questo dalla seconda edizione in avanti siamo sempre stati al Circolo Magnolia, nell’oasi verde de Parco Idroscalo di Milano».

Nel 2009 il Circolo Magnolia ha installato 100 pannelli fotovoltaici da 200W ciascuno con la capacità di produrre ogni anno 22.892,8 kW/h: un progetto nato in collaborazione con la Città Metropolitana. Seguito dalla riqualificazione strutturale dell’edificio per la salvaguardia dei consumi energetici insieme all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano.

«Scegliere un luogo del genere, che fosse così attento ai consumi, era già parte del nostro progetto ecologico», spiega Pastore. È da dieci anni che il MI AMI, realizzato insieme a Bottura, è plastic free: dapprima con l’introduzione di bicchieri in bioplastica compostabile nel 2011, poi con la completa eliminazione di cannucce, bottigliette e qualsiasi materiale in plastica monouso.

«Nel 2020 abbiamo introdotto le navette gratuite dal centro città alla location dell’evento, evitando che ragazzi e ragazze si mettessero alla guida e usassero le auto per raggiungerci. Facciamo dai 15 ai 20.000 ingressi per tre giorni di festival, se ognuno usasse una macchina non sarebbe un impatto di poco conto» spiega Bottura. Inizialmente, quando era ancora una realtà di piccole dimensioni, «promuovevamo gli spostamenti in bicicletta, offrendo un drink a coloro che arrivavano su sellino e manubrio. Poi il pubblico è aumentato ed è diventata una cosa ingestibile, ma avevamo dato l’imprinting e tanto è bastato».

Tra gli oltre 90 artisti che si spalmeranno tra 27, 28 e 29 maggio, si mischiano vecchie glorie e novità della scena indie rock e non solo, da Lo Stato Sociale a La rappresentante di lista, da Tutti Fenomeni a Big Mama e Ibisco. Un ritorno carico di energia a distanza di tre anni dall’ultima edizione in presenza: dopo i due rinvii del 2020 e 2021 si riparte al grido di “Umano irrazionale, magico animale”, che è il claim della nuova edizione.

C’è un palco, poi, che tra i quattro del festival è la novità, gestito dal green partner del 2022, Rilegno: si tratta del consorzio nazionale che dal 1997 si occupa della raccolta, del recupero e del riciclo degli imballaggi di legno. Opera all’interno del sistema Conai - Consorzio Nazionale Imballaggi - e ha il compito di garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati per legge per il recupero complessivo degli imballaggi legnosi post consumo.

«Il dialogo si era aperto nel 2020, poi c’è stato il Covid e abbiamo dovuto reinventarci, piantando degli alberi e realizzando dei video con Rockit.it (sito di riferimento per la musica italiana, organizzatore dell’evento insieme all’agenzia creativa Better Days, ndr) dal titolo Naturae, in cui alcuni cantautori italiani reinterpretavano brani immersi, appunto, nella natura», racconta Bottura.

Si può fare altro per essere ancora più sostenibili? Comunque la metti, un festival inquinerà sempre. «Non ci siamo mai nascosti dietro pratiche di greenwashing e sicuramente pianteremo altri alberi» spiega Pastore. Nel 2019 è stata la volta di 200 unità di due esemplari di salice, rosso e cinerino, nel Laghetto delle Vergini dell’Idroscalo. Poi è toccato a 400 piante tra meli, ciliegi, prugni, peschi, in collaborazione con la comunità di Cascinet.

«È vero, il limite è fisiologico, ma l’attenzione che poniamo in queste scelte è quella che poniamo nei confronti del futuro: ha a che fare con la speranza e con la voglia di lasciare un posto migliore rispetto a come l’hai trovato, creare un piccolo acceleratore sociale fatto di musica, incontri, baci, natura». Come dice Bottura, il Miami è sempre stato credibile perché «non è stato dopato da “fertilizzanti” artificiali, che se una cosa la fertilizzi e poi smetti, il terreno muore e le piante non crescono più. Siamo un perma culturale e continueremo così. Amanti della musica e rispettosi dell’ambiente».

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