Ambiente

Così si ricicla la plastica del Mediterraneo

Dalla raccolta alla trasformazione in nuovo prodotto. È il progetto di tracciabilità di Keep Sea Blue basato sulla tecnologia blockchain
Lefteris Bastakis, fondatore di Keep Sea Blue
Lefteris Bastakis, fondatore di Keep Sea Blue Credit: AskaNews
Tempo di lettura 3 min lettura
15 maggio 2022 Aggiornato alle 20:00

Non solo riciclare la plastica recuperata dal mare, ma anche fornire la possibilità a chi si batte per eliminare questo materiale dannoso per gli oceani di conoscere passo dopo passo in quale nuovo prodotto sarà trasformato.

Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, provocando danni enormi alla salute degli ecosistemi. Con la ripresa delle attività economiche dopo la pandemia, questa cifra è destinata a salire ancora, e si stima che in meno di vent’anni la quantità di plastica prodotta nel mondo raddoppierà. Ecco perché, con ogni strategia possibile, è fondamentale l’impegno per ripulire gli oceani.

Con questo spirito opera anche l’ong internazionale no-profit Keep Sea Blue, impegnata in prima linea nella protezione del Mar Mediterraneo. L’associazione ha da poco lanciato un nuovo progetto che sfrutta la tecnologia blockchain di Oracle per cercare di contrastare il fenomeno dell’inquinamento.

L’obiettivo è sia ripulire litorali e mari dalla plastica, sia garantire la massima tracciabilità con trasparenza, attraverso tutta la filiera, per raccontare come vengono riciclati i materiali raccolti in un Mediterraneo dove ogni anno quasi 230.000 tonnellate di plastica finiscono per impattare sugli organismi marini e la biodiversità.

Keep Sea Blue, nel lancio della sua nuova iniziativa, racconta di raccogliere circa 150 tonnellate di plastica al mese, che equivalgono a circa 5 milioni di bottiglie di plastica. Nel nuovo progetto, in collaborazione con numerosi volontari e ong, bottiglie, nylon, reti da pesca e altri oggetti in plastica verranno recuperati e trasformati in una materia prima riciclata certificata (“Recovered Seaside Plastic”) che potrà essere usata dalle aziende per la fabbricazione di nuovi prodotti o imballaggi.

Chiunque collabori all’iniziativa ora, grazie a una piattaforma basata sulla tecnologia blockchain di Oracle, potrà anche tenere traccia di come la plastica raccolta diventerà un nuovo oggetto. Nella piattaforma infatti vengono descritti il punto di origine (dove è stata recuperata), i materiali, sino al percorso a cui è stato avviato il rifiuto di plastica. Allo stesso tempo le aziende possono aggiungere il logo “Recovered Seaside Plastic” ai loro prodotti o imballaggi riciclati, fornendo ai clienti la prova del percorso circolare e delle sue credenziali di sostenibilità. Alcuni dei prodotti riciclati saranno avviati anche alla filiera italiana.

«Ora ciascuno può monitorare e vedere cosa succede con i rifiuti che ha raccolto. Se un team di volontari o una comunità locale raccoglie 200 chili di plastica, possono controllare dove va a finire e come è stata utilizzata per creare un nuovo prodotto. E questo è incredibilmente stimolante per tutti» ha spiegato il fondatore della no profit greca Keep Sea Blue, Lefteris Bastakis.

«Le tecnologie avanzate sono strumenti potenti nella lotta ai cambiamenti climatici - chiosa Stefanos Dionysopoulos di Oracle Grecia -. La piattaforma basata sulla blockchain di Keep Sea Blue utilizza la nostra tecnologia in modo estremamente innovativo e siamo molto orgogliosi di contribuire al loro successo. Ci auguriamo che questo modello pratico di economia circolare incoraggi sempre più organizzazioni a sfruttare il potere della tecnologia per creare valore aziendale in modo sostenibile».

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