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Perché la musica deve diventare sostenibile

Vi siete mai chiesti quanto l’ascolto musicale può impattare sull’ecosistema? La risposta è: tanto. Nel settore, però, c’è chi sta provando a diventare più green
Chris Martin dei Coldplay in concerto a San Diego, negli Stati Uniti.
Chris Martin dei Coldplay in concerto a San Diego, negli Stati Uniti. Credit: ANSA

Capita raramente di pensare al rapporto che esiste tra la musica e la sostenibilità. Spesso è proprio questa che ci accompagna mentre passiamo del tempo all’aria aperta: quando facciamo attività fisica nei parchi, con le cuffie nelle orecchie per avere la carica giusta; quando la mattina decidiamo di andare a lavoro a piedi, lasciando l’auto per essere più green; oppure quando partecipiamo agli eventi nelle piazze.

Ma, in tutte queste occasioni, quanto impattiamo sull’ambiente?

Musica e sostenibilità ambientale

Qui non parliamo di inquinamento acustico, ma di quello ambientale. Oggi ascoltiamo musica soprattutto sulle piattaforme streaming: in media, gli utenti italiani realizzano oltre un miliardo di stream alla settimana nel settore audio, per circa 19 ore settimanali nell’ascolto di musica. Spotify, YouTube, Amazon e Apple Music, le piattaforme non mancano.

Veniamo tratti in inganno dalla finta sostenibilità dello streaming: perché riduce l’utilizzo di plastica nella realizzazione dei CD, dei vinili e dei loro imballaggi, oppure perché limita gli spostamenti di questi prodotti e quindi l’inquinamento atmosferico. Ma la verità è che anche lo streaming (non solo musicale) è dannoso per l’ambiente.

L’elaborazione della musica online richiede un grande dispendio di risorse ed energia per gestire l’enorme flusso di dati, un dispendio che negli anni ha portato all’aumento delle emissioni di carbonio. Si stima che vengano prodotti circa 350 milioni di chili di gas terra all’anno per l’ascolto di musica streaming.

Per quanto riguarda i concerti, gli effetti sull’ambiente sono altri: dai rifiuti abbandonati dai fan, all’inquinamento prodotto dagli spostamenti dell’attrezzatura, degli artisti e dello staff, fino ad arrivare al consumo di energia per l’illuminazione.

Musica e concerti green: i Coldplay

Data la grandezza di questi eventi, non è semplice organizzare concerti al 100% green: sicuramente, molto può essere fatto dal pubblico, riducendo la quantità di rifiuti prodotti e facendo la raccolta differenziata in loco.

Alcuni artisti si sono impegnati personalmente a rendere più sostenibili i propri concerti. In prima linea, i Coldplay: il loro nuovo tour Music of the Spheres (iniziato il 18 marzo a San José, Costa Rica) è dedicato al Pianeta. La band nel 2019 aveva deciso di fermare le proprie esibizioni dal vivo proprio per il forte impatto ambientale che questi eventi comportano.

Ora hanno organizzato il Music of the Spheres seguendo tre principi green: ridurre i consumi e le emissioni di CO2 del 50% rispetto ai loro tour passati, supportare le nuove tecnologie sostenibili e sviluppare nuovi metodi di viaggio a basse emissioni di carbonio, finanziare un portafoglio di progetti basati sulla natura (come la riforestazione, un albero per ogni biglietto venduto) per prelevare una quantità di CO2 significativamente maggiore rispetto a quella prodotta dal tour.

Tutto ciò sarà possibile grazie a un’alimentazione sostenibile dei palchi, a pannelli solari fotovoltaici, a pavimenti cinetici (così che i fan possano produrre energia semplicemente danzando) oppure grazie a biciclette capaci di generare energia elettrica (il 25 marzo a Monterrey, il padre di Chris Martin ha contribuito all’esibizione proprio pedalando).

Non a caso, la prima tappa del tour è stata in Costa Rica, dove il 99% dell’energia è rinnovabile.

In Italia ci provano Elisa e Jovanotti

Con il suo tour estivo Back to the Future Live Tour, Elisa canterà per l’ambiente. L’obiettivo è sensibilizzare riguardo la salvaguardia del Pianeta: sarà proprio questa la tematica centrale nei suoi concerti.

In qualità di direttrice artistica di Heroes Festival 2022, il 28-30-31 maggio Elisa si esibirà in tre show-evento all’Arena di Verona e sarà promotrice di una serie di iniziative e incontri per la sensibilizzazione sulla sostenibilità e l’educazione green. Da qui, prenderà vita Music For The Planet, per la messa a dimora e la cura di alberi in diverse città italiane.

Ma la salvaguardia ambientale rimarrà solo nel tema del tour perché, di fatto, alcune soluzioni green proposte per il tour non verranno applicate, per preservare la “magia” e l’intrattenimento che i concerti offrono.

Anche Jovanotti scende in campo per l’ambiente, grazie alla collaborazione con WWF Italia e Intesa San Paolo. RiPartyAmo è un nuovo progetto ambientale che punta alla salvaguardia ambientale, per sensibilizzare e mobilitare l’intera comunità al rispetto del nostro Pianeta.

Come? Attraverso 3 linee di azione: pulizia del territorio (a partire da settembre 2022); ripristino degli habitat naturali danneggiati, grazie a 6 grandi opere di ingegneria ambientale; formazione delle generazioni future, attraverso l’organizzazione di workshop tematici e l’erogazione di borse di studio.

Il progetto e i suoi obiettivi green saranno promossi durante tutte le 12 tappe del Jova Beach Party 2022, un evento sostenibile e plastic free.

Musica per il Pianeta: il Manifesto Sostenibile e il Music Climate Pact

“Assumere la sostenibilità ambientale del settore della musica come un obiettivo primario delle proprie attività”, “Promuovere iniziative culturali che utilizzino la musica come veicolo per sostenere politiche e comportamenti ambientali più corretti”, “Promuovere lo sviluppo e l’adozione di uno strumento di reporting (carbon calculator) sulla sostenibilità ambientale nell’industria musicale”.

Questi sono tre dei dieci principi del Manifesto della Musica Sostenibile, promosso dall’Associazione dei Produttori Musicali Indipendenti (Pmi) in collaborazione con la testata Rockol e l’organizzazione no profit Impala. I dieci punti mirano a favorire l’educazione ambientale dei lavoratori e dei fruitori della musica, a promuovere iniziative a basso impatto ambientale e a mantenere un dialogo con le istituzioni nazionali e locali sul tema della musica e sostenibilità.

La stessa mission è condivisa dal Music Climate Pact, un accordo istituito nel dicembre 2021 dall’Association of Independent Music (AIM) del Regno Unito e dalla British Phonographic Industry (BPI), associazione che rappresenta le case discografiche del Paese. Anche in questo caso, gli attori chiave del settore musicale sono chiamati a rapporto per combattere la crisi climatica attraverso la loro attività. I firmatari si impegnano a intraprendere azioni individuali e collettive per misurare e ridurre le emissioni di gas serra, a parlare e sensibilizzare riguardo la questione climatica e a comunicare con i fan sull’impatto ambientale dell’industria musicale.

Canzoni sull’ambiente

Le parole sono importanti e quindi anche i testi delle canzoni possono sensibilizzare sulla salvaguardia del Pianeta. Per citarne alcune, Mother Nature’s son dei Beatles, Big Yellow Taxi di Counting Crows, Hungry Planet di The Byrds, fino ad arrivare a Greta Thunberg sings Swedish Death Metal di John Mollusk, ispirato al discorso “How dare you”, tenuto dall’attivista svedese al Climate Summit alle Nazioni Unite del 2019.

Gli esempi certamente non mancano.

Musical sull’ecologia

Il musical per bambini “Al’s Adventures in Wasteland” racconta la storia dell’alieno Al e della sua missione: trovare il Pianeta delle Meraviglie, capace di essere un modello per tutti. Dopo vari tentativi, crede di aver trovato quello giusto. O quasi. I suoi abitanti, infatti, sprecano energia, inquinano le terre e i mari, non riciclano i rifiuti e distruggono l’ecosistema. Al non è arrivato nel Pianeta delle Meraviglie ma in quello dello spreco: in Wasteland.

Grazie alla musica e alle canzoni, al teatro e alla rappresentazione leggera di tematiche importanti, questo spettacolo è stato capace di offrire al proprio pubblico un momento di educazione ambientale, per indirizzare anche i più piccoli verso la salvaguardia della Terra.

Gli strumenti musicali riciclati

La musica diventa sostenibile anche passando per gli strumenti.

L’Orquesta de Instrumentos Reciclados de Cateura, nata in Paraguay nel 2012, è un’orchestra formata da bambini e adolescenti che suonano con strumenti realizzati da materiali di scarto riciclati dalla discarica di Cateura. Tra questi, violini, viole, violoncelli, contrabbassi, chitarre e strumenti a percussione, utilizzati per esibizioni di musica classica, popolare, paraguaiana, latinoamericana. L’orchestra non ha solo un valore ecologico ma anche sociale: il suo obiettivo è infatti quello di motivare con la musica i giovani più vulnerabili che vivono in condizioni di precarietà, per permettere loro di sviluppare l’estro creativo in modo green.

C’è poi il duo “I Giorni Pari”, che si esibiscono in brani originali e cover accompagnandosi con strumenti in materiale riciclato, o il “Manzella Quartet”, che si definisce «la band musicale più ecologica d’Italia». Anche i loro strumenti sono creati dal riciclo di vecchi oggetti domestici, recuperati nelle soffitte, cantine, discariche e garage.

Giocabosco, parco divertimenti per bambini in provincia di Brescia, si è concentrato sui più piccoli, proponendo loro un tutorial su come realizzare strumenti musicali con gli oggetti recuperati in casa.

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