Ambiente

Se l’inquinamento uccide quanto il Covid

Due studi raccontano come lo smog impatta sulle vite, soprattutto dei bambini. Nel 2019 nel mondo l’inquinamento atmosferico ha ucciso 1,8 milioni di persone, come il coronavirus nel 2020.
Credit: Evgeny Nelmin
Tempo di lettura 4 min lettura
11 gennaio 2022 Aggiornato alle 09:00

In un anno, l’inquinamento atmosferico uccide tanto quanto il Covid. Nel 2019 sono state 1,8 milioni le morti attribuibili all’inquinamento da particolato e biossido di azoto (la sigla è NO2) mentre all’incirca lo stesso numero di decessi, secondo la Johns Hopkins University, è quello causato dalla pandemia di coronavirus nel mondo nel solo 2020.

In due diversi studi pubblicati su The Lancet Planetary Health ricercatori internazionali della George Washington University che hanno studiato i livelli di inquinamento negli Stati Uniti e nel globo ci avvertono della pericolosità di quest’ultimo per la salute degli esseri umani.

Le cifre diffuse dagli esperti, con focus sui livelli di PM 2,5 e NO2 nei centri urbani, sono impressionanti: 2,5 miliardi di persone sono esposte ogni anno a livelli drammatici di inquinamento. Questo può portare alla morte, a complicazioni per chi è in condizioni di salute precarie soprattutto di tipo respiratorio e si stima che sempre più bambini - oltre 2 milioni nel mondo - fra asma e altre patologie soffrano per gli effetti dello smog. Due su tre di questi piccoli vivono in centri urbani.

Sebbene molti valori collegati al particolato e al biossido di azoto siano in calo, se si guarda al generale andamento nel Pianeta, l’inquinamento - come ha avvertito a più riprese l’Oms - continua dunque a essere letale.

“Nonostante i miglioramenti in alcune regioni, l’inquinamento da NO2 correlato alla combustione continua a contribuire in modo importante sull’incidenza dell’asma pediatrica a livello globale, in particolare nelle città. La mitigazione dell’inquinamento atmosferico dovrebbe essere un elemento cruciale delle strategie di salute pubblica per i bambini” ricordano gli esperti.

In Asia, esattamente come per il Covid, anche se con formule differenti, alcune città come a esempio Nuova Delhi sono talmente soffocate dall’inquinamento che devono a più riprese propendere per dei lockdown o dei blocchi della circolazione, come avvenuto anche di recente. Mentre continuano le ricerche che intrecciano i tassi di mortalità dovuti al coronavirus e alle condizioni di chi vive in zone altamente inquinate, gli studi da poco diffusi ci ricordano che stiamo ancora sottovalutando troppo il problema dello smog in un Pianeta dove si prevede che nel 2050 saremo 10 miliardi delle quali il 75% vivrà nelle città.

Eppure, come ha detto Audrey de Nazelle del Center for Environmental Policy dell’Imperial College di Londra, non ci occupiamo abbastanza di un inquinamento che “attacca davvero ogni organo del nostro corpo e arriva in profondità nei nostri polmoni. Dobbiamo tutti impegnarci e fare pressione sui nostri politici perché solo questo che cambierà le cose”.

A livello globale, alcuni dati incoraggianti sul miglioramento della qualità dell’aria fanno ben sperare per il futuro di Europa e Stati Uniti, mentre invece preoccupano nel dettaglio i livelli di NO2 in aumento nell’Asia meridionale, Africa subsahariana e Medio Oriente. Migliorare la qualità dell’aria oggi, ovunque, esattamente come la lotta alla crisi climatica dovrebbe essere un impegno costante per garantire il futuro delle nuove generazioni. Come chiosano gli esperti, i risultati degli studi suggeriscono infatti “che l’aria pulita deve essere una parte fondamentale delle strategie volte a mantenere i bambini sani”.

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