Culture

Anche la musica punta sulla sostenibilità

Produttori, artisti e mondo discografico hanno stilato un manifesto per ridurre gli impatti del settore sull’ambiente. Avremo concerti a emissioni zero?
Il progetto per rendere la musica sostenibile
Il progetto per rendere la musica sostenibile Credit: Dima Pechurin
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
10 febbraio 2022 Aggiornato alle 21:00

Il mondo delle note, melodie e voci si schiera a difesa dell’ambiente, impegnandosi a ridurre il proprio impatto sul Pianeta. È dalla consapevolezza dell’attuale crisi ecosistemica che nasce il Manifesto della musica sostenibile.

Pensato e realizzato da un team guidato da Francesca Trainini, vicepresidente dell’Associazione dei produttori musicali indipendenti (Pmi), il nuovo vademecum prodotto in collaborazione con la testata Rockol e l’organizzazione no profit Impala è stato presentato durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo, a Casa SIAE.

Il Manifesto è solo l’ultima di una serie di iniziative che vedono la musica impegnata a sostenere l’ambiente. Pensiamo a Thom Yorke, leader della band Radiohead, che da diversi anni ha scelto di sostituire con lampade a led i fari di illuminazione dei palchi su cui si esibisce ma anche di vietare la vendita di prodotti imballati con materiale non riciclabile. Oppure ancora al cantante Piero Pelù, nominato ambasciatore di Legambiente nel 2020 e protagonista del Clean Beach Tour, iniziativa per ripulire i litorali italiani soffocati dai rifiuti.

L’attenzione alla sostenibilità nel settore musicale si è fatta sentire in Italia anche con le critiche rivolte dal mondo ambientalista (e non solo) al Jova Beach Party: l’idea del cantante Jovanotti di portare le sue canzoni sulle spiagge è infatti stata giudicata ad alto impatto ambientale.

Strutturato in 10 mission, come l’adozione di un carbon calculator e il supporto dei fornitori di servizi accessori per ridurre l’impatto ambientale delle attività, il Manifesto della musica sostenibile ha specifici obiettivi. Da una parte, vuole favorire l’educazione ambientale dei lavoratori e dei fruitori della musica, dall’altra mira a promuovere iniziative mantenendo un dialogo con le istituzioni, tanto nazionali quanto locali.

«Dalla produzione e il trasporto del prodotto finito fino all’utilizzo, e successiva dispersione di plastica, e alla distribuzione digitale, le attività del settore musica evidenziano molte criticità dal punto di vista della sostenibilità. Questo problema non viene percepito dagli imprenditori né dal pubblico» ha spiegato Pmi in una nota. «Il settore – ha continuato l’Associazione – ha già iniziato a mitigare l’impatto del live, ma tanto resta da fare sul merchandising, sulla diffusione e sul consumo di musica registrata e così via».

«Molte realtà europee hanno individuato questo tema come essenziale e molte aziende all’estero si sono già dotate di un “sustainability manager” come supporto essenziale al decision making aziendale – ha concluso Pmi. È necessario incoraggiare tutta la filiera ad adottare pratiche non dannose per l’ambiente e innescare dei comportamenti virtuosi che abbiamo ricadute positive anche sul comportamento di consumo dei fruitori di musica».

Da oggi, il Manifesto è aperto alle adesioni da parte degli operatori della filiera musicale e degli artisti interessati.

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