Futuro

Perché gli artisti boicottano Spotify

Neil Young e Joni Mitchell hanno rimosso la propria discografia dalla piattaforma svedese in segno di protesta: la celebre app ospita un podcast accusato di diffondere fake news sul coronavirus
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
31 gennaio 2022 Aggiornato alle 14:53

“Il valore di un’azienda è la somma dei problemi che risolve” diceva nel 2018 l’imprenditore Daniel Ek sulla creatura musicale che aveva fondato 10 anni prima, Spotify. Il problema di allora era la pirateria, quel fenomeno che l’azienda da oltre 170 milioni di abbonati nel mondo (considerando solo chi ha l’abbonamento premium, cioè i paganti) ha cercato di arginare dando un accesso legale a (quasi) tutta la musica del mondo.

Oggi il problema è un altro: la disinformazione. Anche la piattaforma musicale deve farci i conti: tra i suoi contenuti, infatti, ci sono anche numerosissimi podcast giornalistici, di informazione, narrativa, intrattenimento. E tra questi, nei giorni scorsi, uno ha fatto discutere: si tratta diThe Joe Rogan Experience” del commentatore televisivo e comico statunitense che dà il nome alla sua trasmissione a puntate in cui invita ospiti celebri e non, dallo scrittore Chuck Palahniuk al politico socialista democratico Bernie Sanders, passando per l’ex pugile Mike Tyson. L’episodio più famoso è quello in cui l’imprenditore e fondatore di Tesla e SpaceX Elon Musk, invitato nello studio di Rogan, ha fumato erba in diretta streaming, ricevendo 51 milioni di visualizzazioni su Youtube, ma facendo perdere a Tesla 10 punti percentuali nella borsa di Wall Street.

In questi giorni si è parlato molto del podcast perché i cantanti canadesi Neil Young e Joni Mitchell, seguiti dal chitarrista americano Nils Lofgren, avevano chiesto e ottenuto di far rimuovere le proprie canzoni dalla piattaforma, accusandola di diffondere informazioni false sui vaccini attraverso podcast come quello di Rogan. L’episodio numero 1.757 del 31 dicembre 2021, infatti, vedeva (e vede ancora, perché non è stato rimosso dalla piattaforma) come ospite il dottor Robert Malone, un virologo antivaccinista che ha spesso diffuso fake news legate al coronavirus e ha paragonato la situazione attuale a quella della Germania nazista. Young ha dichiarato che Spotify stava diffondendo “false informazioni sui vaccini, causando potenzialmente la morte di chi crede alla disinformazione”: il cantautore è un fermo sostenitore dei vaccini dato che da bambino sopravvisse alla poliomielite

Si stima che il podcast di Rogan, che con l’app avrebbe stretto un accordo di esclusività, nel 2020, da circa 100 milioni di dollari secondo il New York Times, conti circa 200 milioni di download al mese. Ma questa polemica, sfociata nella campagna di protesta su Twitter #CancelSpotify, ha fatto perdere all’azienda 2 miliardi di dollari sul mercato. Il 38enne di Stoccolma Daniel Ek, allora, è corso ai ripari: in un comunicato dal titolo “Regole della piattaforma di Spotify e approccio al Covid-19”, il Ceo ha annunciato nuovi interventi per contenere la disinformazione legata alla pandemia.

Ek si è scusato dicendo che “sulla base dei feedback delle ultime settimane, è diventato chiaro per me che abbiamo l’obbligo di fare di più” rispetto all’informazione medico scientifica che trova spazio sulla piattaforma. Prima di tutto, sono ora accessibili a tutti le regole rivolte ai creatori che pubblicano i propri contenuti su Spotify. L’azienda si impegna, poi, ad aggiungere un avviso che indirizzerà gli ascoltatori verso la pagina “Guida al Covid-19, che rimanda ai podcast dedicati alla pandemia e ricchi di informazioni verificate e aggiornate da scienziati, medici, accademici e autorità sanitarie pubbliche in tutto il mondo. “Crediamo che questo avviso sia il primo del suo genere su una grande piattaforma di podcast” scrive Ek.

A gennaio un gruppo di esperti e scienziati avevano chiesto a Spotify, in una lettera aperta, di agire per fermare la diffusione di false informazioni sul coronavirus e sull’efficacia dei vaccini. L’episodio preso di mira dalle polemiche è stato rimosso da alcuni social, Youtube e Twitter, cosa che ha attirato diverse accuse di censura da parte di politici e commentatori vicini al partito repubblicano. Nelle ultime ore Joe Rogan si è scusato in un video pubblicato sul suo profilo Instagram negando di promuovere la disinformazione: “Penso che ci siano molte persone che hanno una percezione distorta di quello che faccio, magari basandosi su frammenti del mio podcast o su articoli denigratori”. La puntata con il virologo Robert Malone dura ben 3 ore. Difficile dire che si tratti di “frammenti”.

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