Futuro

Quanto sono reali le minacce di Mosca?

Il ministro degli esteri russo Lavrov ha messo in guardia il mondo dal rischio di una “terza guerra mondiale”. Un messaggio, spiega alla Svolta lo storico militare Gregory Alegi, rivolto più all’interno del Paese per nascondere le sconfitte
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26 aprile 2022 Aggiornato alle 17:00

Due mesi di guerra, negoziati in stallo e un conflitto che non sembra finire, tra bombe, propaganda e avvertimenti di pericoli imminenti, da una parte e dall’altra. Se sul campo continuano a scontrarsi gli eserciti di Russia e Ucraina, fuori dai confini ucraini, gli Stati Uniti sono sempre più coinvolti al fianco di Zelenskiy e sempre più contro Putin. Tanto da aver fatto nuovamente alzare la voce a Sergey Lavrov, ministro degli esteri russo, stanco del comportamento della Nato e degli Usa: in un’intervista al programma Bolshaya Igra (Il grande gioco) sul canale televisivo di stato Pervyj Kanal andata in onda lunedì sera, ha accusato la Nato di entrare in una guerra per procura con Mosca attraverso la fornitura di armi all’Ucraina.

Una decisione rischiosa secondo il capo della diplomazia di Mosca, perché potrebbe ritorcersi contro l’Occidente. È qui che Lavrov mette in guardia non solo Kyiv ma il mondo intero per un reale pericolo di una terza guerra mondiale, imputando all’Ucraina di fingere di continuare con i negoziati di pace e lasciando dipendere la propria posizione a Washington (aperto oggi il vertice straordinario per l’Ucraina nella base statunitense di Ramstein, in Germania, con i ministri della Difesa di 40 Paesi).

Uno dei tanti messaggi dei fedelissimi di Putin che arrivano all’Occidente ma che per Gregory Alegi, storico militare, giornalista e docente di Storia delle Americhe nella facoltà di Scienze Politiche della Luiss di Roma, sono rivolti internamente alla Russia: «Come in altre occasioni dall’inizio della guerra – spiega Alegi a La Svolta - la Russia si è servita di minacce ‘vuote’ perché il messaggio principale era ai russi».

Lo storico sottolinea come le comunicazioni aggressive russe degli ultimi mesi, dalla minaccia di uso di armi atomiche all’inizio di una terza guerra mondiale, siano rivolte principalmente all’interno del Paese, per nascondere le sconfitte militari e politiche e far capire che la Russia è ancora una grande potenza atomica e un Paese che, se ingaggiato direttamente, potrebbe realmente scatenare un terzo conflitto mondiale.

Una vulnerabilità mascherata, quindi, per non ammettere anche una sola sconfitta alla popolazione, sempre più isolata dalle sanzioni internazionali e dalla censura interna. A differenza di Lavrov, secondo lo storico, «gli Stati Uniti stanno facendo di tutto per non intervenire, di tutto fuorché intervenire». Anche se, le parole del segretario alla difesa Usa Lloyd Austin dopo la visita a Kyiv con il segretario di Stato Antony Blinken, non lasciano intendere una svolta nelle relazioni tra Russia e Usa: «vogliamo vedere la Russia indebolita al punto in cui non potrà fare cose come invadere l’Ucraina».

Mentre Berlino dà il via libera all’invio di carri armati in Ucraina, gli Stati Uniti annunciano altri 700 milioni di dollari come supporto bellico, portando la cifra totale degli aiuti militari a 4 miliardi, e la riapertura dell’ambasciata americana a Kyiv con a capo Bridget Brink, attuale ambasciatrice in Slovacchia e prima diplomatica statunitense in Ucraina dal 2019.

Dopo che Trump silurò Marie Yovanovitch, ambasciatrice in Ucraina dal 2016 al 2019, Biden non scelse un sostituto per la capitale ucraina, al suo posto 4 cosiddetti “incaricati d’Affari a interim” per l’Ambasciata americana a Kyiv, evacuata e spostata a Lviv il 14 febbraio, 10 giorni prima dell’inizio dell’invasione russa.

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