Diritti

I 19 discorsi internazionali di Zelenskiy

In 5 settimane di conflitto il presidente ucraino ha parlato, virtualmente, a decine di congressi e parlamenti stranieri. Servendosi della storia e di una comunicazione tagliente e senza mezzi termini
Il presidente Volodymyr Zelenskiy in videocollegamento con il Parlamento australiano.
Il presidente Volodymyr Zelenskiy in videocollegamento con il Parlamento australiano.
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31 marzo 2022 Aggiornato alle 15:00

Occhiaie, T-shirt verde militare e barba sfatta. È così che si presenta Volodymyr Zelenskiy da quando è iniziata la guerra in Ucraina, nei discorsi pubblicati sui social network in cui informa costantemente i suoi connazionali sull’offensiva dell’esercito russo e sulla controffensiva di quello ucraino, sui danni alle città e alla popolazione. E non solo: dal 24 febbraio Zelenskiy è riuscito a fare della comunicazione la sua arma, parlando ogni giorno con i capi di governo stranieri, seppur virtualmente.

Secondo i video pubblicati nella sezione “discorsi” sul sito del Governo, sono 19 le volte in cui il presidente dell’Ucraina si è collegato con parlamenti e congressi per raccontare la sua versione della guerra. Senza mezzi termini e senza convenevoli Zelenskiy ha alzato la voce per sollecitare l’arrivo di aiuti militari, per invocare a una no-fly zone in Ucraina, per fare pressing sull’attuazione delle sanzioni contro la Russia, per dare una scossa alle diplomazie mostrando immagini crude, stilando le liste dei morti, e facendo paragoni con il passato.

Winston Churchill, il muro di Berlino, la Shoah, l’11 settembre, la città di Genova distrutta come Mariupol, l’allarme della minaccia nucleare: in ogni intervento Zelenskiy ha nominato la storia e l’identità culturale del Paese a cui si è rivolto, citando situazioni o personaggi storici. Il 24 marzo, un mese dall’inizio della guerra, è stato il giorno in cui è intervenuto più di altri, parlando in 3 momenti internazionali differenti: al summit NATO, al Riksdag, il parlamento nazionale del Regno di Svezia, e alla riunione dei capi di Stato e di governo dei G7.

E poi il discorso al Parlamento italiano, alla Camera dei Comuni del Regno Unito, quello al Giappone, Francia, Norvegia. Rivolgendosi allo Storting, il parlamento unicamerale norvegese, Zelenskiy ha invitato il Paese, secondo produttore di gas naturale dell’Unione europea dopo la Russia, a fornire più energia all’Ucraina e all’Ue; ha anche sostenuto che le navi russe non dovrebbero avere il diritto di utilizzare i porti del mondo libero e che nonostante i due Paesi non abbiano confini in comune, ce n’è uno vicino (la Russia) che nega tutti i valori condivisi.

«Obiettivo finale non è l’Ucraina, ma l’Europa: è avere il controllo della vostra politica, dei vostri valori. L’Ucraina è solo il cancello per l’esercito russo per entrare in Europa», aveva detto davanti ai parlamentari italiani.

Nessuna pausa neanche oggi: nel suo intervento video con la Camera dei Paesi Bassi, Zelensky ha chiesto che il Parlamento fornisca armi per la difesa aerea e di introdurre sanzioni più severe contro la Russia, come il boicottaggio di petrolio e gas. Tra le citazioni questa volta il disastro del volo MH17 nell’estate del 2014, «questo non può essere perdonato. La gente lo sa all’Aja, la città dei tribunali».

Nonostante le pressioni, l’ex comico e attore non ha conquistato solo delle apparizioni nei luoghi di potere internazionali, ma veri e propri aiuti: a metà marzo il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato un pacchetto da 800 milioni di dollari per acquisto di armi all’Ucraina, mentre l’Occidente ha gradualmente intensificato gli aiuti militari. Dagli elmetti e giubbotti antiproiettile, proprio i Paesi occidentali hanno fornito droni in grado di distruggere carri armati e artiglieria russi da 50 miglia di distanza, elicotteri, missili e anticarro.

«Ora non spaventatevi ma vi faccio sentire ciò che sentono gli ucraini da 25 giorni – aveva detto Zelenskiy in un video postato il 21 marzo in cui faceva ascoltare il rumore delle sirene che mettono in guardia la popolazione per l’imminente pericolo di un attacco aereo - L’avete udita per soli 20 secondi, mentre noi la sentiamo da giorni, da settimane. I nostri cittadini appena l’avvertono portano gli anziani e bambini nei rifugi, nelle cantine per salvarsi, per sopravvivere alle bombe russe. Con il suono di queste sirene gli ucraini convivono, lavorano, salvano le vite, cercano di dormire, partoriscono bambini, muoiono».

Una comunicazione d’impatto e due parole con cui conclude tutti i discorsi: “Slava Ukraïni!” (Gloria all’Ucraina).

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