Economia

Quali interessi hanno davvero gli Stati Uniti in Ucraina?

Il Presidente Usa ha condannato duramente l’attacco russo e inviato aiuti economici a Volodymyr Zelenskiy. Ma il rapporto tra Joe Biden e Kyiv ha origini lontane
L'incontro tra Joe Biden e Volodymir Zalensky nel settembre 2021.
L'incontro tra Joe Biden e Volodymir Zalensky nel settembre 2021.
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3 marzo 2022 Aggiornato alle 16:54

L’Ucraina è fortunata ad avere un presidente degli Stati Uniti con una conoscenza così profonda e personale del nostro Paese”. Il tweet del 7 novembre 2020 di Petro Poroshenko, presidente dell’Ucraina dal 2014 al 2019, poco dopo la notizia della sconfitta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump da parte di Joe Biden, non è causale neanche a più di un anno di distanza.

Nonostante la pandemia da Covid-19 sia stata al centro dei dibattiti tra gli sfidanti alla presidenza degli Stati Uniti, l’argomento politica estera ha comunque caratterizzato la campagna presidenziale di Biden-Harris. E non solo. A una settimana dall’inizio della guerra in Ucraina, Joe Biden si è schierato dalla parte dell’Ucraina mandando aiuti economici a Volodymyr Zelenskiy e non sottraendosi a minacciare Vladimir Putin di interrompere per sempre le relazioni con la Russia. Se i primi ad avvertire l’Occidente di una possibile invasione russa in Ucraina sono stati proprio gli Stati Uniti, occorre andare indietro di qualche anno fa per capire gli interessi di Joe Biden a Kyiv, e il legame tra Usa e Ucraina.

Innanzitutto, è bene ricordare che durante la presidenza Obama, Biden ha fatto 6 viaggi a Kyiv, 5 dei quali dal 2014 in poi, dopo che la Russia ha annesso la Repubblica di Crimea nel controverso referendum indetto dal leader russo Vladimir Putin. L’ex uomo di punta di Barack Obama è infatti un volto familiare nella capitale dell’Ucraina e, a sua volta, potrebbe essere considerato proprio il presidente americano con più conoscenza nel Paese. Non senza ricevere critiche durante l’escalation russa.

«In primo luogo, farei dell’Ucraina una priorità della politica estera degli Stati Uniti. Sul lato militare, fornirei più assistenza alla sicurezza degli Stati Uniti, comprese le armi, per rafforzare la capacità dell’Ucraina di difendersi. Amplierei anche la missione di addestramento di successo per le forze armate ucraine che è stata avviata dall’amministrazione Obama-Biden», aveva dichiarato il presidente statunitense alla stampa nell’estate del 2019, sulle misure da adottare per contrastare l’aggressione russa nell’Est dell’Ucraina.

Durante le presidenze di Obama, Washington ha infatti fornito un’assistenza su più livelli al governo ucraino: tra gli aiuti più significativi, oltre 1 miliardo di dollari di supporto militare dall’inizio della guerra nel Donbass, dal 2014 al 2021.

Il Presidente Biden non ha esitato a esprimere le sue priorità durante i primi colloqui, dopo la sua elezione, con i leader europei, dal francese Emmanuel Macron al britannico Boris Johnson. Con il presidente francese, Biden «ha espresso il desiderio di rafforzare le relazioni tra gli Stati Uniti e la Francia, il suo più antico alleato», ma «ha anche espresso la sua disponibilità a lavorare insieme sulle sfide globali, tra cui la sicurezza e lo sviluppo in Africa, i conflitti in Ucraina e Siria e il programma nucleare iraniano». Con Johnson, ha discusso del rafforzamento della democrazia e della collaborazione su questioni come i Balcani occidentali e l’Ucraina.

Ma perché tanto interesse? Oltre alla volontà di aumentare gli investimenti diretti occidentali e il sostegno all’indipendenza energetica dell’Ucraina dalla Russia, in particolare una volta completato il gasdotto Nord Stream II, in stallo dall’inizio della guerra in Ucraina, non è chiaro se negli interessi di Biden fosse coinvolto anche il figlio Hunter.

Nel bel mezzo della crisi politica ucraina del 2014, il figlio dell’allora vicepresidente ha fatto parte del consiglio di amministrazione della compagnia ucraina attiva nel settore del gas Burisma Holdings, con sede a Kyiv e registrata a Cipro. Niente di illegale secondo la legge americana che non vieta ai familiari dei politici di essere assunti da società o governi stranieri; quello che ha destato curiosità, però, è stato il sostanzioso stipendio mensile di 50.000 dollari percepito da Hunter Biden fino ad aprile 2019 senza mai chiarire il suo ruolo all’interno dell’azienda ucraina.

Hunter Biden è stato anche al centro della sconfitta di Donald Trump nelle elezioni del 2020 dopo la telefonata del 25 luglio 2019 tra l’ex inquilino della Casa Bianca e Zelenskiy. Secondo la denuncia dell’informatore che rivelò il contenuto della conversazione telefonica tra i due presidenti, Trump avrebbe fatto pressioni sull’omologo ucraino affinché “avviasse o continuasse un’indagine sulle attività dell’ex vicepresidente Joe Biden e di suo figlio, Hunter Biden”. Tra i sospetti di Trump sul figlio di Biden, quello di aver approfittato illegalmente del suo nome per assicurarsi la posizione nel consiglio di amministrazione di Burisma Holdings. La House Intelligence Committee degli USA concluse che il presidente Trump cercò di usare i suoi poteri per sollecitare l’interferenza straniera per suo conto nelle elezioni del 2020, diventando il terzo presidente nella storia degli Stati Uniti a essere messo sotto accusa.

A rimetterci, anche Marie Yovanovitch, l’ambasciatrice Usa in Ucraina dal 2016 al 2019, allontanata da Trump dopo essersi rifiutata di assecondare le pressioni della Casa Bianca sull’inchiesta ucraina nei confronti di Hunter Biden – durante il processo di impeachment, Yovanovitch dichiarò di non aver mai incontrato e parlato con il figlio di Biden. Nominata da Barack Obama nel 2016 e confermata durante l’amministrazione Trump, dopo essere stata silurata da Donald, Biden non ha mai scelto un sostituto per la capitale ucraina. Al suo posto 4 cosiddetti “incaricati d’Affari a interim” per l’Ambasciata americana a Kyiv (evacuata e spostata a Lviv lo scorso 14 febbraio).

Una strana mossa per un Paese chiave come l’Ucraina, che stando alle parole di Zelenskiy di fine 2020, «Joe Biden conosce meglio del precedente presidente e aiuterà davvero a risolvere la guerra nel Donbass e a porre fine all’occupazione del nostro territorio». Dopo l’inizio della guerra, tutt’altro che un auspicio.

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