Futuro

A scuola di propaganda

Dall’inizio del conflitto, nelle classi russe si tengono lezioni speciali sulla guerra in Ucraina: agli alunni viene spiegato il motivo dell’inizio della “operazione militare speciale” per mantenere la pace e liberare la popolazione
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22 marzo 2022 Aggiornato alle 09:00

C’era una volta un manuale di storia scritto a hoc per i bambini di scuola, ma differente da tutti gli altri. Anche se i piccoli studenti russi lo stanno già usando come testo scolastico dovendo imparare bene tutti i passaggi. Ci sono scritte molte cose ma nessuna di queste sembra essere simile a quello che sta succedendo in Ucraina dal 24 febbraio, quando all’alba il presidente Vladimir Putin ha ordinato alle sue truppe di invadere l’Ucraina iniziando una “operazione militare speciale” per demilitarizzare e denazificare il Paese.

Ai bambini russi viene detto che l’Ucraina non è esistita fino al 20° secolo ma che è apparsa nel 1917 dopo la Rivoluzione russa e presto diventata parte dell’Unione Sovietica - con l’annessione della Crimea nel 1954 e l’indipendenza del Paese nel 1991. È il giornale online russo Media Zona a pubblicare un documento ricevuto da un insegnante russo e che tutti dovranno seguire come manuale per parlare di quello che sta succedendo in Ucraina.

“Nel 2014 sul territorio dell’Ucraina c’è stato un colpo di stato incostituzionale e cruento” - si legge nel testo indirizzato ai bambini della settima e ottava classe - “durante il quale sono morte molte persone innocenti”. Il riferimento è agli abitanti della Crimea e delle Repubbliche separatiste del Donbass, riconosciute da Putin il 21 febbraio 2022, che non hanno accettato il colpo di stato. Le stesse persone che hanno dichiarato di voler parlare la loro lingua madre, quella russa, e di essere portatrici della memoria storica della Russia. Per volontà della popolazione si sono formate 2 repubbliche indipendenti, la Repubblica popolare di Donetsk e quella di Lugansk. Da quel momento è iniziato un confronto tra le autorità di Kyiv e le persone che vivono in questo territorio, da sempre desiderose di tornare a far parte della Russia. Nessuna guerra ma uno sforzo da parte della Russia per risolvere pacificamente la situazione e i tragici sviluppi degli eventi, anche se sfortunatamente né le autorità ucraine né la comunità occidentale stanno rispettando gli accordi precedentemente conclusi, rafforzando invece la potenza militare dell’Ucraina con armi, e una campagna di informazione per incitare a una politica anti-russa. “Con grande rammarico del governo russo e del Ministero degli Affari Esteri, tutti i negoziati per la risoluzione del conflitto sono giunti a un vicolo cieco”, continua il documento.

Una narrazione dedicata proprio alle scuole, un luogo centrale nella lotta di Mosca per “vincere la guerra di informazione e psicologica” contro l’Occidente, come ha sottolineato il ministro dell’istruzione della Federazione Russa Sergey Kravtsov. “Si stanno svolgendo gli eventi storici più importanti che saranno inseriti nei libri di storia di molte generazioni di russi”, si legge su un post VK del profilo del Ministero dell’Istruzione della Regione di Kaluga.

Alle comunicazioni si aggiunge un insolito cartone animato che viene proiettato da qualche settimana nelle scuole russe: i piccoli protagonisti, Vanja e Kolja, rappresentano reciprocamente la Russia e l’Ucraina. Nel filmato Kolja comincia a frequentare “cattive compagnie” e a picchiare altri compagni (che simboleggiano le repubbliche indipendentiste di Lugansk e Donetsk). A quel punto interviene Vanja, che disarma Kolja, ma le cattive compagnie (gli Stati Uniti e l’Occidente) si schierano dalla sua parte per difenderlo. Alla fine del cartone viene spiegato che non si tratti di una guerra vera e propria, ma di un tentativo di disarmare l’Ucraina riportando la pace, a patto che l’Ucraina stessa lo voglia.

Non sappiamo bene se anche gli studenti immortalati con bandiere o disegni con la lettera “Z”, diventata simbolo del nazionalismo russo dall’inizio della “operazione militare speciale” in Ucraina, volessero far parte di una propaganda di stato. Eppure i social media sono pieni, così come lo stadio Luzhniki di Mosca dove Putin ha ostentato il patriottismo riempendo gli spalti in occasione dell’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea.

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