Diritti

Quante armi chiede Zelenskiy

Il presidente ucraino continua pubblicamente a chiedere artiglieria e mezzi all’Occidente per difendersi dai russi. Ma quando altri eserciti sono stati armati (soprattutto dagli Usa), cosa è successo?
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20 aprile 2022 Aggiornato alle 15:30

Armi, armi, armi, armi e ancora armi. Ci mette la faccia Volodymyr Zelenskiy, il comico diventato presidente dell’Ucraina e catapultato in una guerra in 3 anni di governo, nel richiedere al mondo le armi di cui ha bisogno il suo Paese. Non si nasconde mai dietro la telecamera che lo riprende quasi tutti i giorni per registrare i messaggi video diretti alla sua nazione e al mondo, e lo fa fin troppo bene quasi stesse ancora recitando un copione. E invece alza la voce quando l’inquadratura si restringe di poco e lascia spazio alla descrizione delle tanto desiderate armi.

«Pezzi d’artiglieria calibro 155 e munizioni. Proiettili calibro 152. Sistemi lanciarazzi multipli. Mezzi corazzati, carri armati T-72 o l’equivalente americano o tedesco, sistemi di difesa aerea», elenca Zelenskiy in lingua inglese quasi fosse una lista della spesa. Nell’ultimo video condiviso su Twitter, quello che risalta è anche l’hashtag #ArmUkraineNow (Armare l’Ucraina adesso), sotto il quale si trovano migliaia di tweet in supporto, e non solo, all’Ucraina.

Il presidente ucraino si è detto stanco dei leader occidentali che gli chiedono ripetutamente una “lista dei desideri” di armi per il Paese. In una lunga intervista realizzata da The Atlantic, Zelenskiy ha affermato di essere spesso frustrato dalle domande ripetitive che gli vengono poste dai politici internazionali, «Non è interessante rispondere alle domande che hai già sentito - ha detto Zelenskiy - Quando alcuni leader mi chiedono di quali armi ho bisogno, ho bisogno di un momento per calmarmi, perché gliel’ho già detto la settimana prima. È il “giorno della marmotta”. Mi sento come Bill Murray».

Il video del presidente ucraino finisce proprio con un’altra, ulteriore richiesta di “armare l’Ucraina adesso per sconfiggere insieme questo male”. Nei 2 minuti e 19 secondi, non viene mai pronunciata la parola “pace” ma solo un lungo elenco di armi, e la convinzione che “la libertà dovrebbe essere armata meglio della tirannia”. Tanto da non essere l’unico a usare Internet e i social media per convincere che “regalare” delle armi sia l’unica soluzione possibile in questo momento: l’ultima trovata, questa volta lanciata su YouTube, ha come protagonista un pilota ucraino che si rivolge a persone facoltose chiedendogli di acquistare un caccia da combattimento. «Chiunque tu sia, un imprenditore, uno specialista informatico, un cantante, un attore, in qualunque paese del mondo tu viva, puoi aiutarci a fermare il terrore», dice il pilota che promette di combattere con tutto il suo cuore contro i carri armati dell’esercito russo. «Dacci le ali per combattere per il nostro cielo», continua l’uomo convinto che con un’aviazione più potente, gli unici aerei che rimarranno in Ucraina saranno trofei. Anche qui, non poteva mancare l’hashtag #Buymeafighterjet con tanto di sito internet della campagna dove poter “contribuire alla spesa”.

Cambia la piattaforma ma non il messaggio di Zelenskiy che su Facebook, in un altro video di quasi 10 minuti, ha accusato gli alleati di non avergli fornito le armi di cui avevano bisogno, «se le avessimo avute – ha sottolineato ancora una volta Zelenskiy – a quest’ora la guerra sarebbe già finita». Eppure, da Joe Biden a Olaf Scholz, nessuno sembra fermarsi nell’invio di nuove armi e artiglieria pesante.

Armi, quelle americane, finite sotto il controllo dell’ISIS dopo il 2003 e la guerra che aveva provocato la caduta dell’ex presidente iracheno Saddam Hussein - gli Stati Uniti avevano stretto degli accordi con i nuovi governi alleati iracheni per ricostruire le forze di sicurezza nazionali quasi azzerate durante la guerra. Durante la rapida avanzata nell’estate del 2014, l’ISIS ha però conquistato anche alcune basi militari dell’esercito iracheno dove erano state posizionate le armi americane.

Non tutte, ma comunque un’ingente quantità da far preoccupare, così come quelle di cui si sono appropriati i talebani dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan avvenuto nell’agosto 2021. Nonostante le stime ancora incerte, l’arsenale abbandonato dall’esercito statunitense comprendeva diversi tipi di munizioni e veicoli militari, droni, radio e occhiali per la visione notturna, e anche una buona quantità di elicotteri e mezzi aerei. Un paese, l’Afghanistan, armato dagli Stati Uniti nel corso di 20 anni e oggi di nuovo sotto il regime dei talebani con attentati tornati all’ordine del giorno.

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