Ambiente

Gli oranghi sono in grado di curarsi da soli?

In Indonesia è stato osservato un esemplare selvatico che si medicava utilizzando una pianta. Lo rivela uno studio pubblicato su Nature, che non ha ancora fatto chiarezza, però, sull’intenzionalità di questo gesto
Credit: Khamkhor  

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8 maggio 2024 Aggiornato alle 08:00

Un’importante scoperta è stata effettuata da un team di ricerca del Max Planck Institute of Animal Behavior e della Universitas Nasional, che ha osservato per la prima volta in Indonesia un comportamento volto all’automedicazione da parte di un orango selvatico maschio di Sumatra. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, è stato condotto della biologhe Caroline Schuppli e Isabelle Laumer nel sito indonesiano di ricerca Suaq Balimbing, che è un’area protetta della foresta pluviale con circa 150 oranghi di Sumatra a rischio di estinzione.

Nel giugno del 2022, durante le fasi di monitoraggio degli esemplari presenti, le biologhe avevano osservato un comportamento insolito da parte di un orango di nome Rakus, che durante uno scontro con un rivale aveva probabilmente subito una ferita al volto. Nei giorni successivi l’animale iniziò a strappare alcune foglie di una liana conosciuta comunemente come Akar Kuning (fibraurea tinctoria), al fine di masticarle e poi applicare il succo sulla ferita, ricoprendo poi il tutto con le foglie stesse. Guarendo così la ferita nel giro di pochi giorni.

Il comportamento manifestato dall’orango testimonia il primo trattamento con una sostanza biologicamente attiva, nonostante sia risaputo che ogni tanto alcuni animali ricorrano all’automedicazione con l’ingestione di piante dal valore medicale ignoto: «Nel caso degli scimpanzé sono stati utilizzati insetti e sfortunatamente non è mai stato scoperto se questi insetti favoriscano davvero la guarigione delle ferite. Nel nostro caso, invece, l’orango ha utilizzato la pianta, e questa pianta ha note proprietà mediche», ha affermato Caroline Schuppli, autrice senior della ricerca.

Mentre la sua collega biologa e coautrice Isabelle Laumer ha sottolineato l’importanza del nuovo comportamento: «Questa Akar Kuning e le liane affini che si possono trovare nelle foreste tropicali del sud-est asiatico sono note per i loro effetti analgesici e antipiretici, e sono usate nella medicina tradizionale per curare varie malattie come la malaria.

Le analisi dei composti chimici vegetali mostrano la presenza di furanoditerpenoidi e alcaloidi protoberberina, noti per avere attività antibatteriche, antinfiammatorie, antifungine, antiossidanti e altre attività biologiche rilevanti per la guarigione delle ferite. È interessante notare che anche Rakus riposava più del solito quando veniva ferito. Il sonno influisce positivamente sulla guarigione delle ferite poiché durante il sonno aumentano il rilascio dell’ormone della crescita, la sintesi proteica e la divisione cellulare».

Il caso oggetto di studio ha sollevato numerosi interrogativi sull’evoluzione comportamentale degli oranghi e sulla loro reale intenzionalità. Il team ha ipotizzato che l’utilizzo della pianta è una recente novità, in quanto fino al 2022 non era mai stata osservata un’azione del genere. È possibile che il comportamento utilizzato da Rakus sia stato appreso nel tempo da altri esemplari, anche al di fuori dell’area di Suaq.

«È possibile che il trattamento delle ferite con la fibraurea tinctoria da parte degli oranghi di Suaq emerga attraverso l’innovazione individuale. Gli oranghi del sito raramente mangiano la pianta. Tuttavia gli individui possono toccare accidentalmente le loro ferite mentre si nutrono di questa pianta e quindi applicare involontariamente il succo della pianta sulle loro ferite. Poiché la fibraurea tinctoria ha potenti effetti analgesici, gli individui possono avvertire un immediato sollievo dal dolore inducendoli a ripetere il comportamento più volte», ha dichiarato la biologa Caroline Schuppli.

Lo studio di questi comportamenti è fondamentale per comprendere l’evoluzione delle pratiche mediche, dal mondo animale a quello umano, con un arco temporale di migliaia di anni.

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