Storie

Quando muore una lingua, svanisce anche la conoscenza

What makes us Human è l’albo illustrato dedicato al valore della diversità linguistica. La Svolta ne ha parlato con l’autore, Victor D.O. Santos, e la traduttrice del libro, la sociolinguista, saggista e attivista Vera Gheno
Victor D.O. Santos e Vera Gheno
Victor D.O. Santos e Vera Gheno
Tempo di lettura 6 min lettura
8 maggio 2024 Aggiornato alle 12:00

Gli albi illustrati sono una strana tipologia di libri. Sono destinati ai bambini, ma sanno affrontare temi alti, accademici e filosofici. Come, a esempio, l’importanza di preservare la diversità linguistica in un mondo moderno e globalizzato. Delle circa 7.168 lingue vive esistenti al mondo, viene stimato che almeno la metà si estinguerà nel 2100.

Di questo parla l’albo edito da Terre di Mezzo e Unesco dal titolo inglese What makes us Human, tradotto in italiano come La cosa più preziosa. L’autore è il ricercatore e scrittore brasiliano Victor D.O. Santos, mentre la traduzione in italiano è della “rock star” della linguistica Vera Gheno, che ha anche scritto la postfazione; il linguaggio visivo è dell’illustratrice Anna Forlati.

Alla Fiera del libro per Ragazzi di Bologna, La Svolta ne ha parlato con Santos e Gheno.

Parto proprio dal titolo del libro, What makes us human: cos’è che ci definisce come esseri umani?

Gheno: Forse è un insieme di cose, ma sicuramente tra queste c’è il fatto di avere la parola. Di tutte le specie animali, siamo l’unica specie narrante e narrata e siamo i soli che, grazie alla parola, vivono non solo il presente, ma anche il passato e il futuro. Alcuni animali conservano una memoria, ma non hanno la dimensione del futuro, che è invece essenziale per il benessere degli esseri umani. Per essere felici abbiamo bisogno non solo di immaginare, ma anche di narrare il futuro. Il linguaggio è, insomma, uno strumento indispensabile per la nostra felicità.

Nel libro una misteriosa voce narrante ci guida in un viaggio tra gli idiomi e le culture dove, dentro ogni tavola, si celebra uno dei poteri straordinari delle lingue. Perché è cosi importante mantenerle vive?

Santos: Mi piace fare un paragone con l’ecologia: le diverse lingue sono come le diverse specie vegetali e animali che garantiscono la biodiversità. La loro estinzione impoverisce e appiattisce la vita sul Pianeta, perché la lingua non è solo un sistema di codifica di significati in suoni, è il miglior strumento di conoscenza del mondo per le persone che appartengono alla cultura che l’ha creata. Pensiamo agli Inuit in Alaska e Canada che hanno 30 parole per descrivere le diverse formazioni di ghiaccio. Se muore quella lingua, muore anche quella conoscenza specifica e non sarà possibile trasferirla in un altro linguaggio.

Gheno: Penso alla parola turca yakamoz (lo sbrilluccicare della luna sull’acqua) o al termine giapponese ikigai (la ragione di esistere che ti fa alzare dal letto la mattina). Sono concetti che non sono codificati in nessun’altra lingua. Questa è la magia della parola e, quando muore una lingua, muore un set di evidenziazioni che quella lingua ha posto sulla realtà.

L’Unesco ha dedicato il periodo 2022-2023 alla promozione, conservazione e rivitalizzazione delle lingue che rischiano di sparire. Qual era il tuo obiettivo scrivendo questo libro? Perché lo hai pensato per i bambini?

Santos: Non solo per i bambini, ma anche per i genitori, soprattutto gli immigrati che non trasmettono ai loro figli la propria lingua madre per paura che siano svantaggiati nel lavoro o negli studi. Ci sono tantissime ricerche che dimostrano che i ragazzi bilingue ottengono risultati migliori rispetto a quelli che hanno una sola lingua! Per me è molto importante far riflettere i genitori sul fatto che una lingua non è solo il numero di persone che la parlano, altrimenti basterebbe che tutti studiassimo solo inglese o cinese…. Il valore di una lingua è nella conoscenza culturale, geografica, scientifica e filosofica codificata al suo interno e preziosa per la vita delle persone che la parlano.

Voi siete entrambi cresciuti parlando più lingue in famiglia, e continuate a farlo. Mi raccontate qualche aneddoto legato al loro utilizzo?

Gheno: I miei genitori sono entrambi bilingui, anzi trilingui. A casa mia si passava continuamente dall’italiano, all’ungherese al veneto. La cosa buffa è che, quando dovevamo litigare, convergevamo tutti sul veneto!

Santos: In casa oggi parliamo inglese, brasiliano e russo, mia moglie è ucraina. Quello che trovo interessante è che a volte anche la mia personalità cambia quando uso una lingua piuttosto che un’altra. Insomma, per me la lingua è anche un modo per scoprire delle parti diverse di me!

La lingua può trasmettere amore, ma anche odio, ed è un tema molto forte sui social media. Cosa pensate del cosiddetto hate speech?

Gheno: Mi colpisce che, quando parliamo di linguaggio dell’odio, ci consideriamo sempre delle potenziali vittime. E invece io penso che l’odio sia un sentimento che possediamo tutti. L’odiatore è un animale che ci portiamo dentro e questo rende ancora più urgente imparare a gestire questo tratto umano soprattutto nel contesto digitale dove il nostro interlocutore non è presente. Bisogna avere più consapevolezza e responsabilità. Ho fissato queste tre parole chiave: dubbio, riflessione, silenzio. Dubbio nei confronti delle manipolazioni linguistiche, riflessione rispetto alle conseguenze di quello che dici e silenzio, perché non c’è sempre bisogno di dire la propria.

Lanciamo un appello ai ragazzi di sentirsi padroni e amanti della propria lingua!

Gheno: I ragazzi non devono parlare sempre come un libro stampato, perché la lingua è un animale vivo con cui tutti possiamo sperimentare. Devono però essere più consapevoli del contesto in cui si muovono, degli interlocutori e di quello che vogliono dire in modo da scegliere sempre le parole più giuste. Possedere più abiti linguistici consente di passare dal “bella zi” al “buonasera presidente” rimanendo a sempre proprio agio.

Sua moglie è originaria dell’Ucraina; in conferenza stampa alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna ti sei commosso parlando di lei…

Santos: Noi viviamo in America da anni, e i miei suoceri ci hanno raggiunto quando è scoppiata la guerra. Quello che la Russia sta cercando di fare non è solo un annientamento territoriale, ma anche culturale e linguistico dell’Ucraina…

Il 19 maggio 2024 La Svolta incontrerà Vera Gheno al WeWorld Festival di Milano: appuntamento alle 19:00 con il talk Ha ancora senso la parola femminismo? a cui parteciperanno Gheno, Anna Fasano (presidente Banca Etica) e Cristina Scocchia (amministratrice delegata di Illycaffè) con la moderazione di Cristina Sivieri Tagliabue.

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