Diritti

Usa: quando il linguaggio può essere considerato razzista?

L’avvocata Kate Oh ha denunciato più volte l’ambiente sessista dell’American Civil Liberties Union, ma la situazione si è ribaltata quando è stata accusata di aver pronunciato frasi stereotipate mentre si lamentava dei capi neri. Sul caso indaga il National Labor Relations Board
Credit: Oladimeji Odunsi 
Tempo di lettura 4 min lettura
28 marzo 2024 Aggiornato alle 14:00

Durante i suoi 5 anni all’American Civil Liberties Union (Aclu), l’avvocata Kate Oh ha rivolto più volte critiche verso i suoi superiori, inviando lunghe email alle risorse umane lamentandosi per quello che descriveva come un luogo di lavoro ostile. Si considerava una sostenitrice delle altre donne in ufficio, descrivendo un ambiente che secondo lei era pieno di sessismo, gravato da carichi di lavoro ingestibili e ostacolato da una cultura basata sulla paura. Questo caso è, oggi, oggetto di indagine per pratiche di lavoro sleali contro l’Aclu dal National Labor Relations Board, che ha accusato l’organizzazione di ritorsioni contro Oh.

A raccontarlo è un articolo del New York Times, che spiega come la situazione si sia poi ribaltata quando Oh è stata accusata di cattiva condotta grave. L’Aclu ha affermato che le sue lamentele nei confronti dei superiori neri utilizzavano stereotipi razzisti, giustificando così il suo licenziamento a maggio 2022.

L’Aclu ha ritenuto che le parole e le frasi di Oh, coreana americana, pur non essendo considerate insulti razziali, hanno delineato un modello “anti-nero. Il processo sul caso si è concluso di recente a Washington e si prevede che un giudice deciderà nei prossimi mesi se l’American Civil Liberties Union abbia avuto effettivamente reali giustificazioni nel licenziarla. Se l’Aclu dovesse perdere la causa, potrebbero esserci conseguenze dirette, come il pagamento di un risarcimento o la reintegrazione in azienda.

Nelle settimane successive, i dirigenti senior documentarono altri casi in cui affermarono che l’avvocata si rivolgeva in malo modo alle persone nere. A febbraio 2022, secondo i documenti del tribunale e le interviste con avvocati, l’Aclu stava ospitando un incontro virtuale a livello di organizzazione e il direttore politico nazionale, che era nero, se ne era andato improvvisamente in seguito a lamentele per il suo trattamento nei confronti dei subordinati. Oh è intervenuta durante l’incontro per dichiararsi dubbiosa sul fatto che le condizioni sarebbero potute effettivamente migliorate.

Poco dopo, un manager dell’Aclu, Amber Hikes, ha puntato l’attenzione sul linguaggio di Oh, ritenendo che il suo commento fosse “pericoloso e dannoso”, perché sembrava suggerire un’aggressione fisica da parte di un ex supervisore. “Per favore, considerate l’impatto reale di questo tipo di linguaggio violento sul posto di lavoro”, ha scritto in una email.

All’inizio di marzo, Ben Needham, succeduto al direttore politico nazionale, ha riferito che Oh ha definito bugiarda la sua supervisora diretta, una donna nera. Secondo il suo racconto, le ha chiesto perché non si fosse lamentata prima e lei ha risposto che aveva paura di parlarle. Sentire qualcuno dire di essere intimorito dal rivolgere la parola a una persona, ha aggiunto, è come far passare il messaggio che “queste sono le persone di cui bisogna avere paura”.

Nonostante Oh avesse riconosciuto di aver sbagliato e si fosse scusata, sia lei sia i suoi avvocati hanno contestualizzato la situazione citando il suo passato: da sopravvissuta ad abusi domestici, era particolarmente sensibile alle interazioni tese con i colleghi maschi. Ha detto che era turbata dal fatto che Needham una volta si riferisse al suo predecessore come a un “amico”, poiché era uno dei dipendenti che aveva criticato; Needham, tuttavia, ha sostenuto di aver parlato solo del loro rapporto a livello professionale. Secondo i documenti del tribunale, l’Aclu ha condotto un’indagine interna per verificare se Oh avesse qualche motivo di temere di parlare con la supervisora e ha concluso che non c’erano motivazioni convincenti per le sue preoccupazioni.

L’ultima goccia che ha portato al licenziamento di Oh, ha spiegato l’organizzazione, è arrivata alla fine di aprile, quando l’avvocata ha scritto su Twitter/X di essere “fisicamente disgustata” dal dover lavorare per “capi incompetenti e violenti”. L’Aclu ha sostenuto di avere il diritto di mantenere un luogo di lavoro civile, proprio come Oh aveva il diritto di esprimersi.

Un avvocato che rappresenta l’Aclu, Ken Margolis, durante un procedimento legale ha affermato che era irrilevante se la signora Oh non nutrisse davvero rancore razzista: quello che contava, ha specificato, era che i suoi colleghi neri si sentissero offesi. “Siamo qui per dimostrare che l’impatto delle sue azioni abbia causato danni”, si legge in una trascrizione delle osservazioni di Margolis.

Ma per chi critica la decisione dell’Aclu, il caso di Oh è un segno del fatto che l’organizzazione si sia allontanata dalla sua missione principale, difendere la libertà di parola, e si sia invece allineata con una politica progressista focalizzata sull’identità.

Leggi anche
Razzismo
di Costanza Giannelli 3 min lettura
Diritti
di Chiara Manetti 4 min lettura