Diritti

Europa: il razzismo cresce “pervasivo e implacabile”

Un sondaggio in 13 Paesi europei ha rivelato che il 45% delle persone di origine africana ha subito discriminazioni. Nel 2016, la percentuale era del 39%
Credit: Dylann Hendricks | 딜란 

Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 dicembre 2023 Aggiornato alle 18:00

“Pervasivo e implacabile”. È il razzismo è in Europa, che secondo il sondaggio dell’Agenzia europea per i diritti delle persone di origine africana Being black in the Eu è in aumento in gran parte d’Europa.

Sono state intervistate 6.752 persone di origine africana in 13 Paesi – Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Spagna e Svezia – quasi la metà (45%) delle quali ha rilevato di aver subito discriminazioni, un aumento di sei punti percentuali dal 39% del 2016.

La discriminazione è stata rilevata in ogni ambito della vita, dalla scuola al mercato del lavoro, all’alloggio e alla sanità. Alcuni dei peggiori risultati sono stati registrati in Austria e Germania, dove i partiti di destra sono in forte crescita. Qui, 3 intervistati su 4 (72% e 76%) hanno affermato di essersi sentiti discriminati negli ultimi cinque anni. Quando è stata posta la stessa domanda nel 2016, la percentuale si era fermata al 51% e 52%.

Dopo le elezioni federali del 2017, il terzo partito tedesco è risultato il partito anti-immigrazione Alternative für Deutschland, che costituisce anche la più grande opposizione del Paese. E anche se i risultati elettorali sono stati meno positivi nel 2021, avverte The Guardian, la loro influenza è in crescita. Come è in crescita la popolarità del Partito della Libertà (FPÖ) austriaco, che alla sua fondazione nel 1956 era guidato da un ex funzionario nazista e ufficiale delle SS, oggi in testa nei sondaggi in vista delle elezioni generali del prossimo anno.

Ma il razzismo non è un problema solo di tedeschi e austriaci e interessa la vita quotidiana di milioni di persone Bipoc in tutta Europa.

Un intervistato su 4 (23%) ha affermato che un proprietario privato gli ha impedito di affittare una casa a causa della sua origine razziale o etnica, un quarto (23%) delle persone Bipoc ha ricevuto commenti offensivi o minacciosi nei confronti del proprio figlio a causa della sua origine etnica o di immigrazione, una percentuale che sale a 2 genitori su 5 in Irlanda (39%), Germania e Finlandia (entrambi 38%) e Austria (37%).

Non solo: nei Paesi esaminati, i giovani di origine africana hanno una probabilità 3 volte maggiore di abbandonare prematuramente la scuola rispetto alla popolazione generale.

Uno su 4 (26%) degli intervistati ha dichiarato di essere stato fermato dalla polizia nei cinque anni precedenti l’indagine. Tra questi, circa la metà (48%) ha definito l’arresto più recente come profilazione razziale. Nel 2016, erano il 41%.

Il razzismo, però, influenza anche le possibilità lavorative dei discendenti di origine africana: non a livello di tasso di occupazione medio (che nella popolazione tra i 20 e 64 anni era simile a quello della popolazione generale (71% contro 73%), quanto piuttosto nella tipologia di attività lavorativa. Il 32% degli intervistati svolgeva “occupazioni elementari”, mentre la media in tutti i 27 Stati membri dell’Ue è dell’8%.

Ma a essere sensibilmente più alto rispetto al tasso medio è anche la diffusione dei contratti a tempo determinato (3 volte più comune, riguarda il 30% delle persone afrodiscendenti e l’11% della popolazione generale) e la sovraqualificazione rispetto al lavoro svolto: un terzo (35%) delle persone Bipoc con qualifiche di livello universitario svolgeva lavori poco o mediamente qualificati rispetto al 21% della popolazione generale.

I risultati del rapporto sono «vergognosi», ha commentato Michael O’Flaherty, direttore dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali. «È scioccante non vedere alcun miglioramento rispetto al nostro ultimo sondaggio del 2016. Invece, le persone di origine africana devono affrontare sempre più discriminazioni solo a causa del colore della loro pelle».

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