“Nature” contro il razzismo

Il nuovo numero “speciale” di Nature, una delle più celebri e autorevoli riviste scientifiche del mondo, si intitola “Razzismo: superare il retaggio tossico della scienza”.
Si tratta di una pubblicazione senza precedenti, che per la prima volta nei suoi 150 anni di storia, viene curata non dalla tradizionale redazione, ma da quattro ospiti, quattro studiosi e studiose neri: Melissa Nobles, Chad Womack, Ambroise Wonkam ed Elizabeth Wathuti.
La scienza è “un’esperienza condivisa, soggetta sia al meglio di ciò che la creatività e l’immaginazione hanno da offrire sia ai peggiori eccessi dell’umanità”, hanno scritto i neo curatori in un editoriale pubblicato su Nature a giugno 2022, annunciando il loro coinvolgimento in questo numero speciale e necessario.
Dopo la strage in un supermercato di Buffalo in cui vennero uccise 11 persone nere in nome della “differenza biologica innata tra le razze”, il mondo della ricerca ha voluto condannare a gran voce qualsiasi uso della genetica per giustificare l’odio e il razzismo. L’assassino, infatti, poco prima della sparatoria, aveva pubblicato online un “manifesto” di 180 pagine in cui citava una ricerca accademica della celebre rivista scientifica Science (e ripresa, tra gli altri, da Nature) che convalidava, così credeva l’omicida, la sua visione del mondo da “suprematista bianco, fascista e antisemita”.
Secondo la celebre rivista Scientific American, l’autore della strage avrebbe distorto questo e altri studi scientifici, per cercare di “dimostrare” che i bianchi avrebbero un vantaggio intellettuale genetico sui neri. Ma non è la prima volta che la scienza, e in particolare la genetica, vengono utilizzate al servizio della supremazia bianca: “Il tiratore di Buffalo è una delle tante persone che si sono appropriate indebitamente di studi genetici […], fa parte di una storia lunga, oscura e violenta”, sottolineano i ricercatori di Scientific American.
Inoltre, spiegano i quattro curatori dello speciale di Nature, “Istituzioni e scienziati hanno utilizzato la ricerca per sostenere il pensiero discriminatorio e hanno dato priorità ai risultati della ricerca che ignorano e svantaggiano ulteriormente le persone emarginate”.
Anche la stessa rivista accademica, pubblicata per la prima volta il 4 novembre 1869, “ha giocato un ruolo nella creazione di questa eredità razzista”.
Si tratta di un razzismo sistemico, in cui comunità nere e di colore sono largamente sottorappresentate in vari ambiti della società: basti pensare che i neri costituiscono il 13% della forza lavoro statunitense, eppure nel 2021 hanno ricevuto poco più del 2% dei dottorati di ricerca del Paese in scienze naturali e ingegneria.
Distanze come questa non solo negano alla comunità nera numerosissime opportunità, ma sottraggono alla società i contributi che potrebbe dare.
Ma, dopo l’uccisione di George Floyd da parte di un agente di polizia avvenuta nel 2020 a Minneapolis, nel Minnesota, “Nature si è impegnata a diventare un agente di cambiamento e ad aiutare a porre fine alle pratiche discriminatorie e al razzismo sistemico”. Il volume uscito il 20 ottobre 2022 non sarà l’unico numero a esaminare diversi aspetti del razzismo nella scienza, ma ne seguiranno altri, “per aiutare a costruire un futuro in cui tutte le persone possano partecipare e beneficiare dell’esperienza condivisa che è la scienza”.

