Diritti

Usa: le donne rinunciano alla contraccezione per la disinformazione sui social

Influencer e attiviste conservatrici diffondono fake news sulla pillola, sostenendo sia pericolosa per la salute e parlando di effetti collaterali inesistenti, rivela l’inchiesta del Washington Post
Credit: cottonbro studio
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 9 min lettura
28 marzo 2024 Aggiornato alle 19:00

Quando nel 1960 la pillola anticoncezionale è stata commercializzata per la prima volta negli Stati Uniti, e l’anno dopo in Europa, in tutto il mondo si è parlato di rivoluzione e di liberazione della sessualità femminile. Le donne potevano finalmente autodeterminarsi e non essere più schiave di rapporti adombrati del pericolo di gravidanze indesiderate.

Adesso però, a oltre 60 anni di distanza da quel momento e dopo decenni di ascesa dei metodi di contraccezione ormonale, qualcosa sembra essere cambiato. In particolare, a rompersi sembra essere stato il rapporto di fiducia tra donne e pillole (ma anche cerotti, spirali e impianti ormonali). A raccontarlo è il Washington Post in una lunga inchiesta che spiega come le statunitensi stiano decidendo di abbandonare i metodi scientifici per il controllo delle nascite, a causa di paure nate da una scarsa o, peggio ancora, errata, informazione proveniente principalmente dai social network.

Basta fare un giro su TikTok per rendersi conto di quanto la situazione sia allarmante. Digitando nella barra di ricerca “controllo delle nascite” ciò che appare è una cascata di video fuorvianti che diffamano la contraccezione ormonale. Ci sono persone che attribuiscono la colpa del loro aumento di peso alla pillola, nonostante da anni questo effetto collaterale (che era una possibilità con le prime tipologie) sia stato completamente eliminato; altre che lamentano depressione e ansia dopo averla assunta e, addirittura, c’è chi sostiene che alcuni metodi di controllo delle nascite possano portare alla sterilità.

Insomma, in rete il caos regna sovrano e quella che per le generazioni passate è stata salutata come una manna dal cielo, per la Gen Z e non solo si sta trasformando in un pericoloso nemico.

In questo quadro poco edificante non è difficile intuire come, parallelamente alla stigmatizzazione della contraccezione ormonale, stiano proliferando presunte soluzioni alternative, che permetterebbero di evitare gravidanze indesiderate in modo naturale. I cosiddetti “metodi della nonna” (con i quali però sono nati milioni di bambini) sono sempre esistiti e nonostante alcuni si basassero sull’assunzione di intrugli di erbe potenzialmente tossici, nessuno si è mai scandalizzato più di tanto perché, fortunatamente, a seguirli erano in pochi.

Nell’era dei social network però tutto cambia e si amplifica, tanto che oggi sono molte le influencer che raccomandano, per esempio, di sincronizzare i rapporti sessuali con i cicli mestruali, un metodo che i medici considerano del tutto inefficace per scongiurare una gravidanza e che non può certo essere spacciato come valido, soprattutto negli Usa, dove in alcuni Stati ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza è difficile se non impossibile.

Eppure molte persone ci credono, e anche a causa di algoritmi che propongono sempre più video con teorie fantasiose che fortificano le loro convinzioni, si discostano dalla verità scientifica, negando l’idea che i metodi anticoncezionali ormonali siano non solo efficaci ma anche sicuri, e che gli effetti collaterali, benché gravi, possano verificarsi in casi estremamente ridotti, con molti altri farmaci sui quali però non aleggia alcuno spauracchio.

Purtroppo ciò che sta accadendo con la contraccezione ormonale non stupisce più di tanto e si inserisce nel (sempre più dilagante) fenomeno di diffidenza nei confronti della scienza e della medicina che ha toccato l’apice durante la pandemia con l’avvento di complottisti e mistificatori della realtà e che trova terreno fertile soprattutto in contesti di scarsa alfabetizzazione digitale.

Non meno rilevante poi, il periodo storico in cui stiamo vivendo. Con le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, in programma tra pochi mesi, il dibattito sui diritti riproduttivi è più che mai acceso e a soffiare sul fuoco della disinformazione è soprattutto l’estrema destra conservatrice, che sostiene che il controllo delle nascite abbia alterato i tradizionali ruoli di genere e indebolito la famiglia.

Desiderosi di riportare il calendario indietro di qualche decade, alcuni esponenti politici e opinionisti di destra descrivono erroneamente, in tv e sui social, la contraccezione ormonale come causa di aborti e si avventurano addirittura in teorie fantasiose ma estremamente preoccupanti.

Brett Cooper, attrice, influencer e commentatrice politica per il sito conservatore Daily Wire, classe 2001 e, quindi, molto nota tra i giovani della Gen Z statunitense, ha sostenuto in una clip virale su TikTok che il controllo delle nascite può avere un impatto sulla fertilità, far ingrassare le donne e persino cambiare le persone da cui sono attratte. Il contenuto ha collezionato oltre 219.000 “mi piace” prima che TikTok lo rimuovesse. In un altro video del Daily Wire, Cooper e la commentatrice politica Candace Owens hanno detto che la pillola anticoncezionale e gli altri metodi ormonali sarebbero innaturali, cercando di convincere le donne ad abbandonarli.

E ancora, Lila Rose, attivista antiabortista con centinaia di migliaia di follower sui social media, che a 15 anni ha fondato un’associazione per combattere il diritto all’aborto, ha esortato le donne a rinunciare al controllo delle nascite sostenendo che «essere contro la fertilità significa essere contro le donne, e la proliferazione dei contraccettivi ormonali è solo un altro modo per cercare di costringere le donne a essere più simili agli uomini, con conseguenze significative per la nostra salute emotiva e fisica».

Agli influencer poco informati si uniscono quindi opinionisti con secondi fini chiarissimi ma ben nascosti, che si rivolgono a un pubblico non sufficientemente preparato per decodificare informazioni errate. E le conseguenze sono molto serie. Secondo un sondaggio federale del 2017-2019, l’ultimo disponibile, condotto su donne residenti negli Stati Uniti di età compresa tra 15 e 44 anni che hanno avuto rapporti sessuali, la percentuale di coloro che hanno riferito di aver usato la pillola è scesa dall’82% al 79% tra il 2002 e il 2015.

«Vedo ogni giorno i fallimenti diretti di questa disinformazione», ha spiegato al Washington Post Michael Belmonte, ostetrico e ginecologo di Washington ed esperto di pianificazione familiare presso l’American College of Obstetricians and Gynecologists. Molte donne, infatti, si sono rivolte a lui e ad altri colleghi per abortire dopo aver creduto a ciò che avevano visto online e interrotto l’uso di contraccettivi ormonali. Donne provenienti da Stati che hanno vietato completamente o parzialmente l’aborto, come Texas, Idaho, Georgia, Carolina del Nord e Carolina del Sud, e che per interrompere una gravidanza indesiderata sono state costrette a percorrere migliaia di chilometri o a ricorrere all’aborto clandestino.

Oltre alle ragazze della Gen Z, anche le donne appartenenti a minoranze etniche sono particolarmente inclini a credere alla disinformazione che passa sul web in tema di controllo delle nascite. Storicamente marginalizzate dal sistema sanitario statunitense, migliaia di loro, principalmente cittadine nere, latine e indigene, nel corso del ventesimo secolo hanno subito una sterilizzazione forzata avvenuta nell’ambito dei programmi del Governo statunitense e ora le figlie e nipoti di quelle generazioni non si fidano più dei medici. Sono invece molto più propense a prendere per vero ciò che viene detto loro dallo schermo di uno smartphone, da persone che ritengono più vicine e quindi affidabili. Sono gli attivisti conservatori ma anche gli influencer che hanno capito come questo tema potesse trasformarsi in una miniera d’oro.

Tra queste spicca Nicole Bendayan, che ha raggiunto più di 1 milione di follower complessivi su Instagram e TikTok grazie alla sua attività di coaching di salute olistica. Tra i suoi video, quelli di maggior successo raccontano come abbia smesso di usare contraccettivi ormonali perché preoccupata per l’aumento di peso, la bassa libido e il sanguinamento intermittente e come ogni effetto sgradito sia magicamente svanito dopo aver abbracciato metodi di controllo delle nascite naturali. Dall’alto della sua esperienza home made, è diventata “nutrizionista per la sincronizzazione del ciclo” e insegna alle donne come vivere “in sintonia” con i propri cicli mestruali, con contenuti che arrivano anche a 10,5 milioni di visualizzazioni. Ovviamente tutto si monetizza e Bendayan lo fa egregiamente, vendendo programmi virtuali di 3 mesi che includono analisi di campioni di sangue per mappare quelli che lei chiama squilibri ormonali. Senza alcuna preparazione medica.

E come se tutto ciò non bastasse, ci si mettono anche le riviste. Evie, descritta da Rolling Stone come la versione conservatrice di Cosmo della Gen Z, esorta le lettrici ad abbandonare il controllo delle nascite ormonali con titoli come “Perché così tante femministe tacciono sui reali pericoli del controllo delle nascite?”. Propaganda ma non solo, visto che “stranamente”, si scopre che la fondatrice del magazine, Brittany Martinez, ha co-fondato un’app per il monitoraggio del ciclo mestruale chiamata 28, sostenuta dal miliardario conservatore e magnate della tecnologia Peter Thiel.

Ma i danni che influencer e non solo possono fare diffondendo messaggi di questo tipo non riguardano purtroppo solo le singole persone che a quelle idee confuse e false credono. Secondo Amanda Stevenson, sociologa, demografa e assistente professoressa presso l’Università del Colorado a Boulder, il loro successo può indurre anche molti legislatori, forti di un consenso popolare, a introdurre leggi più restrittive sul controllo delle nascite. Una cosa che sta già succedendo in Missouri, dove i legislatori repubblicani hanno tentato, fortunatamente per ora senza successo, di impedire al programma statale Medicaid di coprire le spese per la spirale e i contraccettivi di emergenza.

Sicuramente il Missouri ci riproverà e in vista delle elezioni presidenziali di novembre 2024 molti altri Stati potrebbero seguirne le orme, spinti da un’onda conservatrice che negli Stati Uniti si fa sempre più ampia: gli ultimi sondaggi pubblicati dal New York Times a inizio marzo danno Donald Trump in vantaggio sul presidente in carica Joe Biden (il 48% degli intervistati voterebbe lui, contro il 43% di Biden).

L’elezione di Trump potrebbe poi peggiorare ulteriormente la situazione anche in termini di aborto, spingendo sempre più governatori a restringere le opzioni per le donne che vogliono interrompere una gravidanza o a vietarne del tutto la possibilità, come è già accaduto a giugno 2022 con il rovesciamento da parte della Corte Suprema della sentenza Roe vs Wade.

In questo quadro tutt’altro che rassicurante, blindare il diritto alla contraccezione e spingere verso un’informazione corretta, combattendo fake news e divulgatori faziosi è quindi più che mai essenziale.

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