Diritti

Usa: il 22 gennaio 1973 veniva sancito il diritto all’aborto. E ora?

Nella sentenza Roe v. Wade la Corte Suprema degli Stati Uniti rese legale la procedura in tutto il Paese, nel 2022 i giudici l’hanno abolita. A 51 anni dalla storica decisione 14 Stati la proibiscono, 7 la limitano
Credit: Gayatri Malhotra
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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22 gennaio 2024 Aggiornato alle 16:00

Era il 22 gennaio 1973 quando la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì il diritto costituzionale all’aborto. Cinquantuno anni dopo, in seguito al ribaltamento della storica sentenza Roe v. Wade, quali Stati prevedono il diritto alla pratica e quali l’hanno limitato o abolito?

Con la decisione del 1973, 7 dei 9 giudici uomini del massimo organo del potere giudiziario americano - Warren E. Burger, Potter Stewart, William O. Douglas, William Brennan, Lewis F. Powell, Thurgood Marshall, Harry Blackmun (i favorevoli) e William Rehnquist e Byron White (i contrari) - abolirono i divieti statali entro il primo trimestre e decisero che le restrizioni nel secondo e terzo trimestre dovevano tenere conto della salute della donna incinta. Resero, così, legale un diritto che sarebbe rimasto valido fino al 24 giugno 2022. A quasi cinquant’anni dal caso che vide una donna single (con il nome fittizio di Jane Roe) avviare un’azione federale contro Henry Wade, il procuratore distrettuale della contea di Dallas, in Texas, perché le leggi penali texane vietavano la pratica se non per salvare la vita della donna incinta, la Corte Suprema ha annullato la sentenza nel caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization. E ha sancito che non esiste un diritto costituzionale all’aborto: da lì in avanti diversi Stati hanno adottato leggi che limitano drasticamente la possibilità di abortire.

In una conferenza stampa organizzata mercoledì 17 gennaio, i Democratici al Senato hanno ribadito il loro impegno a tutelare il diritto all’aborto, definendo i divieti sostenuti dai Repubblicani «crudeli», «estremi», colpevoli di aver causato indicibili «sofferenze» alle donne americane. Secondo uno studio condotto dalla fondazione privata Commonwealth Fund, gli Stati in cui l’aborto è più limitato riportano tassi più elevati di mortalità materna e infantile, oltre a una maggiore insicurezza economica.

Secondo una ricerca di dicembre 2023 del Guttmacher Institute, inoltre, il numero di pazienti che hanno viaggiato fuori dal proprio Stato di residenza per ottenere cure per l’aborto è raddoppiato dal 2020: 92.100 pazienti hanno attraversato i confini statali per riceverle, rispetto alle 40.600 di tre anni prima. Inoltre, gli aborti sono aumentati negli Stati che hanno approvato politiche limitative sull’aborto dopo Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization.

Ad oggi 14 Stati applicano divieti totali e altri 7 limitano la procedura entro limiti che sarebbero stati incostituzionali anche sotto Roe. Al 13 dicembre 2023, 22 Stati e il Distretto di Columbia hanno adottato 129 misure per proteggere l’accesso all’aborto (ne sono state proposte 754): il numero più alto di protezioni mai adottato in un solo anno. Tra questi, Illinois, New Mexico e Colorado, che hanno registrato grandi quantità di persone anche provenienti da altri Stati per sottoporsi alla procedura nella prima metà del 2023.

Gli Stati che lo vietano in quasi tutte le circostanza sono Alabama, Arkansas, Idaho, Indiana, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, North Dakota, Oklahoma, South Dakota, Tennessee, Texas, West Virginia. In Georgia, South Carolina, Nebraska, North Carolina, Arizona, Florida e Utah l’aborto è vietato dopo 6, 12, 15 o 18 settimane di gravidanza, in un periodo in cui la maggior parte delle donne, specialmente nel primo mese e mezzo, ancora non sanno di essere incinte.

Gli Stati che hanno bloccato il divieto grazie a cause portate in tribunale dai sostenitori sono: Montana, Wyoming, Iowa.

A luglio 2023, l’Iowa ha vietato la maggior parte degli aborti a circa 6 settimane di gravidanza, ma un giudice distrettuale ha posto una sospensione temporanea solo pochi giorni dopo l’entrata in vigore, lasciandoli legali fino a 22 settimane. A novembre 2023 il 57% degli elettori dell’Ohio ha approvato l’inserimento nella Costituzione statale di un emendamento che protegge il diritto all’aborto, la contraccezione e i trattamenti di fertilità, impedendo allo Stato di interferire nelle “decisioni riproduttive” dei suoi cittadini.

Nel 2024 alcuni Stati potrebbero doversi esprimere sull’entrata in vigore del diritto all’aborto nella Costituzione statale: in Missouri, il primo ad aver messo al bando la procedura dopo il ribaltamento di Roe, una coalizione di gruppi per i diritti riproduttivi sta cercando di inserire una proposta di emendamento costituzionale che sancirebbe nella Carta dello Stato un linguaggio che protegge il diritto all’aborto fino alla 24° settimana di gravidanza, con eccezioni da lì in avanti per la vita e la salute della donna.

Il 5 novembre 2024, in concomitanza con le presidenziali, nello Stato di New York si voterà un emendamento costituzionale per vietare la negazione dei diritti a un individuo sulla base della sua “gravidanza, esiti della gravidanza, assistenza sanitaria e autonomia riproduttiva”, insieme ad altre classi come etnia, disabilità, età e sesso.

In Maryland, nelle elezioni del 2024, sarà al vaglio la modifica della Costituzione per vietare la negazione dei diritti a un individuo in base a “gravidanza, esiti della gravidanza, assistenza sanitaria e autonomia riproduttiva” e ad altri elementi come etnia, disabilità, età e sesso.

In vista della nomina del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, i Democratici al Senato prevedono che l’aborto sarà una questione determinante: Donald Trump, ritenuto dagli attivisti abortisti il Presidente più vicino alle tematiche anti-aborto, ha già vinto le primarie Repubblicane in Iowa e ora si prepara a trionfare anche in New Hampshire, seconda tappa dei caucus, dopo il passo indietro del candidato Ron DeSantis, attuale governatore della Florida.

Probabilmente Trump, che durante il suo mandato ha nominato tre giudici della Corte Suprema che hanno poi votato per ribaltare Roe v. Wade nel 2022, diventerà (ancora una volta) il nuovo sfidante di Joe Biden.

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