Diritti

Usa, Uber: ritardi nelle cause per i casi di abusi e violenze

2.000 persone hanno citato in giudizio l’azienda presso tribunali statali e federali perché non avrebbe fatto abbastanza per proteggerle e prevenire le aggressioni sessuali
Credit: Andras Vas  

Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
19 marzo 2024 Aggiornato alle 07:00

Los Angeles, novembre 2019. Una ragazza originaria di Los Gatos, in California, si è appena trasferita nella Città degli Angeli per studiare moda. Dopo aver festeggiato con i suoi amici, Lyssa Broomfield chiama un Uber: l’autista arriva e la fa accomodare davanti. «Da quel momento in poi è tutto confuso. La cosa che ricordo meglio è che ero in un parcheggio a caso», ha raccontato all’unità investigativa della Nbc Bay Area. Il suo è uno dei numerosi casi di presunta violenza sessuale che riguardano l’azienda di San Francisco che fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un’app che mette in contatto autisti e passeggeri.

Secondo il rapporto della polizia, Broomfield è rimasta nella macchina del suo autista per cinque ore e mezza, dall’1 di notte fino alle 6:30 del mattino, e ha “perso e ripreso conoscenza” in diversi momenti. Broomfield voleva sporgere denuncia penale ma l’ufficio del procuratore distrettuale di Los Angeles ha dichiarato che non c’erano prove sufficienti per perseguire il conducente, anche se il referto medico ha concluso che la ragazza era stata “violentemente aggredita sessualmente”. Secondo i suoi avvocati, Broomfield è una delle circa 2.000 persone che hanno citato in giudizio Uber presso tribunali statali e federali sostenendo che l’azienda non abbia fatto abbastanza per proteggerle dagli abusi sessuali dei suoi autisti.

Già nel 2018 un’inchiesta della Cnn rivelò che almeno 103 conducenti erano stati accusati di aver aggredito sessualmente o abusato dei loro passeggeri, perlopiù donne. Allora l’azienda non aveva ancora mai reso pubblici dei dati sul numero di violenze perpetrate dai loro conducenti. Il primo Uber Delivers U.S. Safety Report arrivò nel 2019, il secondo nel 2022. Circa il 91% delle vittime di stupro segnalate nell’ultimo rapporto erano passeggeri e le donne costituivano l’81% delle persone aggredite sessualmente.

Nel 2022 almeno 550 ex passeggeri hanno intentato una causa contro Uber nella contea di San Francisco sostenendo che l’azienda non fosse stata in grado di prevenire la violenza contro le donne sulla sua piattaforma. Le cause parlavano di rapimenti, aggressioni sessuali, botte, molestie, stalking. Secondo i termini di utilizzo di Uber, non è possibile intentare azioni legali collettive contro la società in caso di violenza sessuale, quindi ognuna deve essere ascoltata individualmente. Nel 2023, però, una giuria ha stabilito che 80 di quei casi potranno essere giudicati da un tribunale federale, cosa che snellirà i procedimenti.

Secondo Broomfield, anche se le testate giornalistiche si sono occupate di questi e altri casi di abusi legati ad autisti e passeggeri di Uber, quel che la gente non sa è che ci sono stati notevoli ritardi nelle cause. Nel suo caso potrebbe volerci quasi un decennio prima di vedere una qualche soluzione, ha spiegato a Nbc.

Secondo Rachel Abrams, un’avvocata che rappresenta altre presunte vittime di violenza sessuale di Uber, l’azienda starebbe causando notevoli ritardi nei procedimenti. Grazie alle iniziative dei legali, le procedure stanno procedendo più velocemente ma i ritardi persistono. L’inizio del processo per alcuni dei primi casi in California è previsto per il maggio 2025. Secondo Abrams, Uber è «ostruzionista».

L’azienda ha rifiutato la richiesta di intervista della Nbc Bay Area ma in una nota ha definito la violenza sessuale “un crimine orribile. Prendiamo molto sul serio ogni segnalazione di questo tipo e siamo profondamente impegnati nella sicurezza di tutti gli utenti della piattaforma Uber”. Poi ha aggiunto che episodi simili “sono molto rari” sulla piattaforma. L’azienda ha aggiunto diverse funzioni di sicurezza alla sua app, come il pulsante di emergenza, l’aiuto in diretta di un agente di sicurezza e la localizzazione GPS. Eppure, le segnalazioni delle vittime non si sono mai fermate.

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