Diritti

Nuovi report documentano violenze contro israeliane e palestinesi

L’Association Of Rape Crisis Centers in Israel parla di abusi sessuali “sistematici e intenzionali”, mentre le Nazioni Unite denunciano violazioni dei diritti umani contro donne e ragazze a Gaza e in Cisgiordania
Credit: EPA/MOHAMMED SABER
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
22 febbraio 2024 Aggiornato alle 20:00

Un numero imprecisato di donne e ragazze palestinesi sarebbero state giustiziate arbitrariamente a Gaza, spesso insieme ai loro familiari, compresi i loro figli. Almeno due detenute sarebbero state violentate, altre minacciate di stupro o violenza sessuale. Gli esperti delle Nazioni Unite che hanno ricevuto queste segnalazioni hanno parlato di “accuse credibili” per cui si sono detti “sconcertati”.

“Siamo scioccati dalle notizie sugli attacchi deliberati e sulle uccisioni extragiudiziali di donne e bambini palestinesi nei luoghi in cui hanno cercato rifugio o durante la fuga - si legge in un comunicato diffuso dall’Ohchr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani - Secondo quanto riferito, alcuni di loro avevano con sé pezzi di stoffa bianca quando sono stati uccisi dall’esercito israeliano o dalle forze affiliate”.

Gli esperti, tra cui Francesca Albanese, relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, e Reem Alsalem, Relatrice speciale sulla violenza contro le donne e le ragazze, hanno espresso grave preoccupazione anche per la detenzione arbitraria di centinaia di donne e ragazze palestinesi, tra cui attiviste per i diritti umani, giornaliste e operatrici umanitarie, a Gaza e in Cisgiordania a partire dal 7 ottobre, quando Hamas ha attaccato il sud di Israele uccidendo circa 1.200 persone e prendendone in ostaggio circa 250. La risposta di Israele, che include bombardamenti aerei e attacchi via terra, ha causato la morte di più di 29.000 palestinesi secondo il ministero della Salute a Gaza, controllato da Hamas.

Secondo quanto segnalato agli esperti dell’Onu, molte donne palestinesi sarebbero state sottoposte a trattamenti inumani e degradanti, private di assorbenti mestruali, cibo e medicine e duramente picchiate. In almeno un’occasione, le donne palestinesi detenute a Gaza sarebbero state tenute in una gabbia sotto la pioggia e al freddo, senza cibo.

“Siamo particolarmente angosciati dalle notizie secondo cui le donne e le ragazze palestinesi in detenzione sono state anche sottoposte a molteplici forme di violenza sessuale, come essere state spogliate nude e perquisite da ufficiali maschi dell’esercito israeliano”. L’esercito israeliano avrebbe anche scattato foto di donne detenute in circostanze degradanti e caricate online, secondo le segnalazioni ricevute dagli esperti delle Nazioni Unite, e un numero imprecisato di donne e bambini palestinesi, comprese ragazze, sarebbero scomparsi dopo il contatto con l’esercito israeliano a Gaza. Almeno una bambina sarebbe stata trasferita con la forza dall’esercito israeliano in Israele, altri sarebbero stati separati dai loro genitori e altri ancora sarebbero scomparsi.

Nel ricordare “al governo di Israele il suo obbligo di sostenere il diritto alla vita, alla sicurezza, alla salute e alla dignità delle donne e ragazze palestinesi e di garantire che nessuno sia sottoposto a violenza, tortura, maltrattamenti o trattamenti degradanti, compresi quelli sessuali”, gli esperti hanno chiesto un’indagine indipendente, imparziale, tempestiva, approfondita ed efficace sulle accuse e che Israele cooperi nelle indagini. Questi episodi, hanno sottolineato, potrebbero “costituire gravi violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario, e costituire crimini gravi ai sensi del diritto penale internazionale”.

Da Israele, intanto, arriva un altro report sulle violenze sessuali perpetrate da Hamas il 7 ottobre 2023, accompagnato dalla frustrazione degli attivisti israeliani nei confronti di organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite per la lentezza delle risposte a questo e altri documenti: l’Association Of Rape Crisis Centers in Israel, un’organizzazione israeliana che sostiene le sopravvissute ad abusi sessuali, ha redatto un rapporto di 39 pagine intitolato Sexual Crimes in the October 7 War in cui parla di stupri “sistematici e intenzionali”.

Il rapporto, presentato all’Onu, “rileva che l’attacco di Hamas includeva atti brutali di stupro violento, spesso comportanti minacce con armi, specificamente dirette contro le donne ferite - spiega l’associazione nel documento - in alcuni casi […] davanti a un pubblico, come partner, familiari o amici, per aumentare il dolore e l’umiliazione per tutti i presenti”. Gli attacchi, secondo quanto riportato, sarebbero stati più diffusi di quanto si pensasse in precedenza, e avrebbero avuto luogo in una serie di località nel sud di Israele: durante il “Nova” festival, dove sono state uccise più di 360 persone; nelle comunità vicino al confine con Gaza; nelle basi militari israeliane invase da Hamas e nei luoghi in cui sono stati tenuti ostaggi i cittadini e le cittadine israeliane a Gaza.

Il rapporto, che parla di corpi sia maschili che femminili “gravemente mutilati, compresi i loro genitali”, non specifica il numero di casi documentati né identifica eventuali vittime, nemmeno in forma anonima. Orit Sulitzeanu, direttore esecutivo dell’associazione, sostiene che l’identificazione delle vittime sia stata difficile perché molte sono state uccise dopo essere state aggredite e i primi soccorritori erano così sopraffatti dalla portata della morte e della distruzione che non hanno documentato segni di abuso sessuale. Il documento israeliano si basa su interviste riservate e pubbliche con funzionari e primi soccorritori, su resoconti dei media, come l’inchiesta del New York Times, e su “fonti confidenziali”. Hamas ha respinto le accuse secondo cui i suoi uomini armati avrebbero commesso violenze sessuali.

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