Economia

Arriva l’esenzione Irpef per redditi agricoli, ma la protesta continua

Taglio fiscale totale fino a 10.000 euro. Oltre il 90% degli agricoltori e aziende del settore beneficeranno della misura appena provata. Intanto, le mobilitazioni procedono verso Roma
Credit: ANSA/FABIO CIMAGLIA  

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15 febbraio 2024 Aggiornato alle 10:00

Da tre settimane non si parla di altro. La protesta degli agricoltori, riversatisi sulle tangenziali italiane a bordo dei loro trattori, ha coinvolto le istituzioni pubbliche da ogni lato, riuscendo a ottenere per alcuni minuti (dopo travagliata trattativa) i riflettori del palco dell’Ariston.

La stagione del malcontento agricolo, che infiamma l’India dal 2020 e mezza Europa da pochi mesi, è arrivata a un primo importante giro di boa.

È stato appena approvato all’interno del decreto Milleproroghe - il decreto legge con cui annualmente l’esecutivo rinvia scadenze o l’entrata in vigore di alcune disposizioni - l’emendamento che qualche giorno fa il Governo ha spedito sulle scrivanie delle commissioni congiunte Bilancio e Affari costituzionali della Camera. Gli agricoltori e le imprese agricole con un reddito fino ai 10.000 euro, infatti, beneficeranno per due anni di un taglio totale delle imposte, che saranno invece dimezzate per i redditi compresi tra i 10 e i 15.000 euro. Vale a dire che mentre un agricoltore con un reddito dichiarato, a esempio, di 6.000 euro non dovrà dare un centesimo all’erario pubblico, un collega che dichiara invece 15.000 euro calcolerà le imposte da pagare su 5.000 euro (epurato, dunque, di 10.000 euro), che dovrà essere infine diviso a metà arrivando a una base imponibile di 2.500 euro.

Tuttavia, esiste una differenza cruciale fra le tassazioni di redditi provenienti dalla coltivazione di prodotti agricoli e tutti gli altri. L’Irpef ordinaria rappresenta un’imposta sul reddito delle persone fisiche, pagata da chiunque percepisca un reddito (come, a esempio, uno stipendio mensile) ed è suddivisa in vari scaglioni con percentuali di prelievo (aliquote) crescenti e proporzionate all’entità del reddito. Dunque, maggiore sarà il guadagno di un libero professionista e più alta sarà la percentuale di Irpef che dovrà pagare in quello specifico anno.

L’Irpef agricola, al contrario, non viene calcolata in base a quanto è stato venduto e fatturato dall’agricoltore, ma si basa sulla rendita del terreno che coltiva, dunque sul valore catastale del terreno già predeterminato, anche se rivalutato periodicamente. Vale a dire che per quanto un produttore possa vendere i suoi ortaggi, dovrà comunque pagare allo Stato la rendita che, a livello catastale, è associata al terreno che utilizza. L’esenzione quindi potrebbe portare maggiori vantaggi a una grande azienda agricola che, a fronte di un valore catastale molto basso, si ritroverebbe a pagare poco se non zero al fisco.

Nel 2017 il Governo guidato da Matteo Renzi aveva deciso di introdurre una esenzione fiscale dei redditi dominicali (legati al proprietario del terreno) e quelli agricoli (legati a chi l’ha affittato per coltivarlo) per i tre anni successivi.

Una misura che dal 2020 è stata prorogata di anno in anno fino all’arrivo dell’esecutivo targato Meloni, che nell’ultima legge di bilancio ha deciso di reintrodurre la tassazione.

La coalizione di destra adesso ritorna sui suoi passi, esortata a gran voce dalla Lega e dal suo leader - nonché vicepremier - Matteo Salvini, che nelle ultime settimane si è mostrato particolarmente vicino alle cause degli agricoltori, forse anche nella speranza di ottenere un capitale di potenziali elettori idoneo a sostenerlo alle urne del prossimo giugno.

«Una vittoria per agricoltori, allevatori e produttori, la Lega è e sarà sempre al fianco di chi porta i sani prodotti italiani sulle nostre tavole», ha esultato sui suoi profili social il ministro dei Trasporti, attribuendo al suo partito il merito della decisione.

Il taglio biennale peserà sulle casse dello stato rispettivamente 220,1 milioni di euro per l’anno 2025 e a 130,3 milioni di euro per l’anno 2026, risorse che verranno recuperate nel fondo per l’attuazione della delega fiscale, che nel 2027 verrà incrementato di «89,9 milioni di euro», si legge nel testo depositato, «mediante l’utilizzo delle maggiori entrate».

A beneficiare dell’esenzione sono circa 387.000 aziende agricole secondo le stime di Coldiretti, pari al 90% delle 430.000 realtà imprenditoriali attive nel settore.

La misura, che trova ora applicazione, era nell’aria già durante l’incontro svolto venerdì 9 febbraio a palazzo Chigi con le associazioni rappresentative del settore agricolo (Coldiretti, Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Fedagripesca e Copagri) insieme al ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Negli stessi istanti, i trattori di Riscatto agricolo partivano dal loro presidio di via Nomentana a Roma per un corteo sul grande raccordo anulare scortato dalle forze dell’ordine.

Proprio questa è l’ala del movimento degli agricoltori che per prima aveva annunciato la smobilitazione, anche se alcuni portavoce hanno preferito continuare la protesta sotto il nome di Maf (Movimenti agricoli federati).

Nel frattempo, la questura di Roma è stata avvisata dell’arrivo imminente di un centinaio di trattori provenienti da Caserta, Fondi e Velletri, da cui una piccola rappresentanza di due trattori si sposterà al Colosseo il 15 febbraio, per poi confluire nel pomeriggio in una manifestazione nei pressi del Circo Massimo.

Per quanto l’emendamento abbia superato le richieste iniziali (legate all’area fiscale) degli agricoltori in protesta, le mobilitazioni non esitano a fermarsi.

Il malcontento infatti persiste su altri temi, come a esempio il timore di una concorrenza sleale dovuta alla produzione di carne sintetica, chiedendo a gran voce anche una revisione del Green Deal Europeo e regole meno stringenti sul divieto di utilizzo dei pesticidi, oltre a mantenere calmierato il costo del gasolio e l’eliminazione dell’obbligo di non coltivazione del 4% dei terreni.

Dalle strade di Palermo, ricolme di oltre mille agricoltori e allevatori provenienti da tutte le province siciliane, il promotore dell’evento Cateno De Luca, sindaco di Taormina dal 2023 e leader di Sud chiama Nord - già sconfitto alle recenti elezioni suppletive per occupare il seggio in Senato lasciato vacante da Silvio Berlusconi - annuncia una nuova manifestazione a Roma il 22 Febbraio per chiedere un piano straordinario triennale per l’agricoltura italiana, con l’obiettivo di ottenere ben 10 miliardi dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

«La lotta continua, e Sud Chiama Nord rimarrà al fianco degli agricoltori fino a quando non saranno soddisfatte le loro legittime richieste», ribadisce il sindaco, mentre tutte le forze politiche organizzano la loro prossima mossa per placare i malcontenti e non danneggiare la loro immagine, alle porte delle Europee.

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