Ambiente

Il Governo lavora all’esenzione Irpef, gli agricoltori sono divisi

La Lega vuole ampliare la platea e le associazioni aspettano il testo dell’emendamento, mentre i fronti della protesta sono spaccati
Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI  

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13 febbraio 2024 Aggiornato alle 18:00

Le proteste dei coltivatori hanno portato sia ad alcuni risultati concreti, con il Governo che li ha incontrati e ora lavora all’esenzione Irpef, sia a una divisione piuttosto evidente all’interno degli stessi movimenti scesi in strada con i trattori in questi giorni.

Sul fronte delle istituzioni, Matteo Salvini e la Lega hanno rilanciato proponendo che la soglia di abolizione dell’Irpef agricola venisse estesa a più beneficiari. Così ha preso sostanza l’ipotesi di un emendamento con una soluzione tecnica improntata verso la “progressività”, al vaglio nelle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera: prevede sia l’esenzione dal versamento dell’Irpef per i redditi agrari e dominicali fino a 10.000 euro sia la riduzione del 50% dell’importo da pagare per i redditi tra i 10.000 e i 15.000.

Da questo punto di vista, organizzazioni come Copagri attendono di leggere l’emendamento prima di esprimere una posizione ufficiale, perché verba volant scripta manent: anche se rappresenta uno sforzo della maggioranza, infatti, l’esenzione potrebbe essere insufficiente, dato che fino a ieri riguardava la totalità dei produttori.

«Riteniamo che l’esenzione sull’Irpef, totale per i redditi fino a 10.000 euro e al 50% sui redditi fino a 15.000 sia un segnale sicuramente positivo rispetto a una situazione di difficoltà che le nostre imprese stanno attraversando», ha commentato a La Svolta il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, dopo l’intervista che ci ha rilasciato ieri.

«Fin da subito noi avevamo posto all’attenzione dell’esecutivo e in particolar modo al ministro dell’Economia Giorgetti il fatto che qualsiasi forma di taglio non sarebbe stata capita, nonostante nel nostro Paese le risorse legate alla Finanziaria e alle imprese agricole siano aumentate rispetto agli anni passati», ha continuato Prandini, «Detto tutto questo, continuiamo a lavorare per quanto riguarda le risposte concrete e i bisogni dei nostri imprenditori. Riteniamo che le sfide più importanti siano ancora a Bruxelles, per quanto concerne i regolamenti e tutto ciò che può impattare in modo rilevante sul futuro delle nostre imprese. Non ce lo possiamo permettere, per i nostri agricoltori ma soprattutto per i nostri cittadini».

Intanto la situazione di Riscatto Agricolo potrebbe risultare paradossale per quanto è complessa e in fermento. Il coordinamento nazionale dovrebbe essere al settimo cielo, visto che è stato convocato per ben due volte al Masaf, venerdì scorso e poi ancora lunedì.

In sostanza in questo modo Riscatto Agricolo è stato riconosciuto come interlocutore dal ministro Francesco Lollobrigida, un risultato forse insperato per un movimento nato spontaneamente, senza partiti né sindacati tra le proprie fila.

Eppure ci sarebbe una sorta di scontro interno in corso sul da farsi. Dopo essere stati ricevuti al Ministero, una parte è convinta di aver “vinto” avendo portato il movimento a sedersi attorno ai tavoli istituzionali, mentre un’altra parte è insoddisfatta e vuole continuare a protestare, anzi propone di dare un’accelerata alle mobilitazioni.

Concretamente alcuni coordinamenti locali sono apparsi abbastanza impegnati nei preparativi per altre iniziative. a esempio i portavoce di Riscatto Agricolo di Benevento Salvatore La Bella e Gabriele Forte, con Emilio D’Aloia dell’organizzazione, questo pomeriggio erano in Questura per ottenere i permessi in vista delle prossime proteste: ritengono di dover proseguire con le mobilitazioni perché le dieci richieste avanzate dal movimento nazionale all’origine delle manifestazioni, cominciate esattamente 15 giorni fa, non sono stati raggiunti. Quindi è tutto in evoluzione.

I coltivatori che invece fanno riferimento a “C.R.A. Agricoltori Traditi” guidati dall’ex Forcone Danilo Calvani vengono descritti come arrabbiatissimi e in stato di agitazione. Ottenuto il permesso di “occupare” il Circo Massimo a Roma giovedì 15 febbraio, puntano a essere in 20.000 con gli immancabili trattori.

La galassia delle proteste nel frattempo diventa sempre più vasta e frastagliata, animata da piccoli comitati e sigle, dal Veneto alla Toscana. L’azione del Governo in queste ore, a ogni modo, potrebbe contribuire a riportare la situazione gradualmente verso la normalità, forse nel giro di sette-dieci giorni. D’altra parte, i protagonisti delle manifestazioni sono a tutti gli effetti agricoltori e prima o poi dovranno tornare a lavorare nei loro campi, è il pensiero degli addetti ai lavori.

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