Economia

Ritorno dell’Irpef agricola: il Governo farà un passo indietro?

Con la Legge di Bilancio 2024 dovranno essere dichiarati i redditi per la coltivazione dei terreni. La decisione ha suscitato malcontento tra gli agricoltori: Lollobrigida sta quindi valutando una proroga dell’esenzione. Intanto i prezzi dei fertilizzanti sono cresciuti del 15% in un mese
Credit: Mehmet Turgut Kirkgoz 
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2 febbraio 2024 Aggiornato alle 16:00

Per il comparto agricolo di tutta Europa sono settimane intense, di proteste, con gli agricoltori di Germania, Francia, Italia e adesso Belgio che sono scesi nelle strade a manifestare il loro dissenso per le riforme ambientali (che li vedrebbe economicamente penalizzati) e per un generale aumento dei costi in tutto il settore.

Nello specifico caso italiano, una delle maggiori penalizzazioni economiche arriva dalla reintroduzione dell’Irpef agricola (l’imposizione fiscale specifica per le attività agricole), avvenuta con la Legge di Bilancio 2024, che ha anche imposto il versamento dei contributi previdenziali ai giovani agricoltori.

Questa decisione ha provocato una reazione delle organizzazioni agricole, come Confagricoltura, che ha chiesto un ritorno graduale all’imposta sui redditi, e Cia – Agricoltori italiani, che ha chiesto al Governo di fare un passo indietro.

Cosa comporta la reintroduzione dell’Irpef?

L’esenzione dall’Irpef, che era stata introdotta con la Legge di Bilancio 2017 dal Governo Renzi, era stata pensata per alleggerire un settore in difficoltà. In particolare, la disposizione prevedeva che i redditi provenienti dalla proprietà e dalla coltivazione di terreni, dichiarati da contadini e da imprenditori agricoli iscritti alla previdenza agricola, non fossero considerati nella determinazione dell’importo su cui viene calcolato l’Irpef.

L’agevolazione riguardava non solo i coltivatori diretti, ma anche i familiari che aiutano il coltivatore e i soci delle società semplici iscritti alla previdenza agricola. A non beneficiare dell’esenzione erano i soci di società che avevano una struttura legale particolare, come Società In Nome Collettivo, Società in Accomandita Semplice e Società a Responsabilità Limitata.

Ora, dopo l’approvazione della Legge di Bilancio per il 2024, tornano ad applicarsi le regole ordinarie, con i coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali che dovranno dichiarare i loro redditi derivanti dalla proprietà e coltivazione di terreni utilizzano le informazioni catastali.

Oltre alla tassazione dei terreni dominicali, ossia quelli destinati a uso abitativo, e quelli utilizzati per il reddito agricolo, saranno sottoposti a tassazione anche i “redditi diversi”, ossia quei terreni da cui si percepisce il pagamento di un canone, come per esempio (per dirla in termini semplici), il pagamento dell’affitto del terreno per l’installazione di impianti agrivoltaici.

Dunque, se fino allo scorso anno i redditi provenienti dai terreni agricoli non rientravano nel computo della tassazione Irpef, ora tornano ad applicarsi le regole ordinarie che vigevano prima del 2017, con coltivatori diretti e Iap che tornano a dichiarare i redditi dominicali e agrari sottoposti a rivalutazione.

In particolare, la rivalutazione percentuale dei redditi dominicali è dell’80%, mentre quella dei redditi agrari è del 70%.

«Questo scenario impone un reale cambiamento nel modo in cui vengono strutturati e valutati i contratti tra proprietari agricoli e imprese del settore fotovoltaico e che potrebbe bloccare alcune migliaia di impianti fotovoltaici in corso di approvazione, che si installeranno in campi agricoli rispettando le norme che via via sono state emanate» spiega Kenergia, azienda impegnata nello sviluppo dell’agrivoltaico.

«Il mancato rinnovo dell’esonero dell’Irpef costerà da 400 a 10.000 euro alle nostre imprese agricole – afferma Gennaro Sicolo, vicepresidente Cia - Agricoltori Italiani – Il comparto primario viene penalizzato da nuovi aggravi fiscali».

In seno alle proteste diffuse in tutto il Paese, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, sta valutando se fare un passo indietro e introdurre un emendamento attraverso il Milleproroghe in discussione in questi giorni alla Camera, dichiarandosi favorevole a tutte quelle misure che porteranno nuove risorse al suo dicastero.

L’idea, però, è intervenire orizzontalmente sugli agricoltori, destinando le risorse provenienti dalle tasse agricole per la creazione di un fondo di emergenza per aiutare economicamente le imprese e le attività che sono realmente in difficoltà.

Non solo Irpef: il problema dei fertilizzanti

In uno scenario già di per sé complicato, si inserisce la questione dell’aumento dei costi dei fertilizzanti provocata dalle tensioni nel Mar Rosso scatenate dai miliziani dello Yemen che stanno hanno aperto a novembre 2023 il fronte per sostenere Gaza nel conflitto israelo-palestinese.

Gli effetti collaterali del conflitto colpiscono direttamente anche il nostro Paese, con il rischio che vengano ostacolate anche le importazioni dall’Asia, e nello specifico importazione di fertilizzanti fondamentali per il lavoro in campagna.

A fare un po’ di chiarezza sull’argomento Coldiretti: sarebbe in pericolo il 15% delle importazioni di fertilizzanti in Italia, per un valore di circa 200 milioni di euro. «Il nostro Paese importa 2 tipi di fertilizzanti – spiega Stefano Forbicini, responsabile settore concimi dei Consorzi agrari d’Italia – azoto, fosforo e potassio, cioè i prodotti più utilizzati su larga scala per le grandi colture come per esempio mais e cereali, provengono prevalentemente dai Paesi nordafricani e non sono impattati direttamente dalla crisi del Canale di Suez».

E prosegue: «Lo sono, però, dal punto di vista economico: a fronte delle difficoltà dei concorrenti indiani, che subiscono la deviazione delle rotte sul Mar Rosso, i produttori egiziani e algerini sanno di avere gioco facile, per cui sono portati ad alzare i prezzi, e lo stanno già facendo».

La preoccupazione principale, dunque, non riguarda la mancanza di risorse, ma l’aumento dei prezzi: «Le forniture dalla Cina – spiega Forbicini – riguardano alcuni prodotti speciali per la fertirrigazione, cioè i consumi idrosolubili che vengono utilizzati per la frutticoltura e l’orticoltura. Con le difficoltà sul Mar Rosso, questi prodotti continuano ad arrivare sul mercato italiano attraverso la rotta dal capo di Buona speranza, ma arrivano in ritardo, e a prezzi più alti».

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