Ambiente

Riscatto Agricolo: “Vogliamo un incontro con il ministro Lollobrigida”

Il movimento italiano di agricoltori, apolitico e senza sigle sindacali, protesterà a oltranza finché non otterrà di essere ascoltato. Ecco chi lo anima e cosa chiede
Credit: ANSA / MATTEO BAZZI  

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2 febbraio 2024 Aggiornato alle 13:00

La voce di Salvatore Fais di Riscatto Agricolo, il movimento nato da una cena e da WhatsApp, si fa strada tra i fischi e i rumori della protesta di 200 trattori: “Il corteo sta ripartendo, si va a fare il blocco del casello di Valdichiana sull’A1”, spiegava ieri mattina con la sua bella inflessione toscana.

Le manifestazioni dei coltivatori, dopo Berlino, sono continuate davanti all’europarlamento a Bruxelles dove ieri si è riunito il Consiglio Europeo, ma si sono fatte sentire anche a Parigi - con 79 fermi per un’irruzione in un mercato - e non sono da meno nel nostro Paese, con blocchi stradali e presidi.

Ad ora gli agricoltori italiani, infatti, non intendono attenuare la loro mobilitazione: «Abbiamo iniziato martedì e continueremo fino alla prossima settimana», dice Fais, «Se non avremo un incontro con il ministro dell’Agricoltura, a quel punto gireremo in autostrada sull’A1». Solo sedendosi al tavolo con Francesco Lollobrigida, quindi, potrebbero sospendere per un momento le ragioni della protesta.

La loro posizione è questa: «Capiamo che non è facile lavorare sui punti del Green Deal, su questo andiamo incontro al Governo, gli diamo del tempo», aggiunge Salvatore, «Però ci vogliono subito il blocco dell’Irpef e la deroga delle agevolazioni per i carburanti almeno fino al 2030».

Intanto dall’Ue sono arrivate le prime concessioni.

La Commissione europea ha annunciato in particolare una nuova proroga della deroga all’obbligo della politica agricola comune (Pac) di mantenere incolto il 4% delle terre nell’ottica della sostenibilità: «Vogliamo dei documenti firmati, sinceramente - purtroppo - non crediamo più alle promesse», dichiara Fais.

«Non servono più deroghe o proroghe di leggi sbagliate, ma serve un nuovo piano agricolo», afferma una nota ufficiale del movimento, «Il sistema agricolo ora ha bisogno di certezze e nuove basi su cui costruire un futuro migliore, restituendo all’agricoltura il giusto rispetto e la dignità, per garantire il giusto prezzo agli agricoltori».

Ieri mattina un altro coordinatore nazionale, Maurizio Senigagliesi, era in movimento per andare a dare supporto ai colleghi di Brescia, per poi tornare al suo presidio a Pisa, dove si prevede che da qui a domenica le adesioni dei trattori continueranno ad aumentare in maniera importante: «Noi e tutti i presidi dei nostri colleghi proseguiremo così a oltranza finché qualcuno non viene ad ascoltarci», conferma, «In questo caso dobbiamo far riferimento a Lollobrigida, perché è lui il ministro dell’Agricoltura, e al Presidente del Consiglio. Poi loro dovranno portarci a Bruxelles».

Riscatto Agricolo è nato da cinque ragazzi: «Abbiamo fatto questa cosa, pura e semplice, per caso», racconta Maurizio, «Ora ci ha un po’ travolto. Eravamo a cena tra amici nel mio capannone agricolo, non eravamo neanche a casa o al ristorante. Parlando tra noi, abbiamo detto: stanno protestando tutti, noi ci lamentiamo solamente, senza fare niente: le nostre associazioni non ci appoggiano, perché nessuno dice nulla. Perché non proviamo a fare qualcosa?».

Così il movimento, apolitico e senza sigle sindacali, si è sviluppato in modo del tutto spontaneo con comitati liberi ovunque: «Abbiamo creato un gruppo WhatsApp, anche per coinvolgere almeno gli agricoltori di zona. Invece in pratica - inspiegabilmente, perché non si sa come sia stato possibile - questa iniziativa è dilagata in una maniera allucinante. Probabilmente anche perché uno di noi è di Brescia, quindi sommando conoscenze di qua e di là, tutto questo è arrivato al livello nazionale e ci ha spiazzato perché nessuno di noi si aspettava una cosa simile, né siamo abituati a gestire queste situazioni. Siamo agricoltori, siamo abituati ad andare a lavorare la terra e a guidare le nostre aziende».

«Siccome è per una giusta causa, ormai la faccia ce l’abbiamo messa, vediamo se riusciamo a risolvere qualcosa», conclude Senigagliesi, «Abbiamo lasciato assolutamente fuori la politica: non ne vogliamo sapere di colori politici né di politici che ci chiamano in continuazione. Lo stesso vale per le associazioni perché, se si fossero svegliate prima e non ci avessero deluso, sarebbero state loro a doverci portare in piazza».

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