Culture

Quando i documentari non convincono gli scienziati

Secondo la comunità scientifica Usa, Unknown: Cave of Bones e Ancient Apocalypse (Netflix) riportano informazioni fuorvianti sull’evoluzione umana. I registi, però, sottolineano come le pellicole non si basino su revisioni di studi ma su ipotesi e curiosità
Frame da "Unknown: Cave of bones” 
Frame da "Unknown: Cave of bones”  Credit: Netflix
Tempo di lettura 3 min lettura
30 gennaio 2024 Aggiornato alle 12:00

Due documentari Netflix, Unknown: Cave of Bones e Ancient Apocalypse, sono finiti al centro di un dibattito scientifico a causa della credibilità delle storie raccontate.

Il primo, Unknown: Cave of Bones, esplora la teoria secondo cui gli Homo naledi, antenati umani estinti con un cervello dalle dimensioni simili a quello di una scimmia, avrebbero sepolto i loro morti in tombe poco profonde in un sistema di grotte in Sud Africa. Ma gli esperti non sono d’accordo, e sia archeologi che antropologi sollevano dubbi sulla validità delle prove presentante.

Il secondo documentario finito “sotto attacco” è invece Ancient Apocalypse, che racconta la storia di una civiltà evoluta dell’ultima era glaciale, responsabile della diffusione dell’agricoltura e delle costruzioni di antichi capolavori architettonici. Ma questa teoria, presentata da Grahm Hancock, conduttore e regista dello show, è stata respinta da numerosi esperti e ricercatori, che evidenziano come le date archeologiche contraddicano le affermazioni fatte nel documentario stesso.

Le 2 pellicole, però, sembrano piacere al grande pubblico, tanto che entrambe hanno raggiunto la top 10 globale di Netflix. E proprio questo gradimento accende le preoccupazioni della comunità scientifica, che sottolinea come questi contenuti potrebbero influenzare in modo significativo la percezione pubblica della scienza.

I registi, in risposta alle critiche sollevate nei confronti dei loro prodotti, hanno sottolineato che non si tratta di film basati su articoli scientifici revisionati da esperti, ma più che altro di contenuti che esplorano ipotesi, domande e curiosità.

Netflix ha responsabilità editoriale?

Molti, però, sembrano essere d’accordo con la comunità scientifica, sostenendo che, con quasi 250 milioni di abbonamenti pagati in oltre 190 Paesi in tutto il mondo, la piattaforma streaming ha una responsabilità editoriale e dovrebbe assicurarsi che i suoi contenuti pubblicizzati come documentari siano basati su prove scientifiche solide.

Il dibattito ha sollevato domande e interrogativi riguardo la responsabilità delle aziende mediatiche nei confronti dei contenuti che commissionano e distribuiscono. Ma anche in questo caso ci sono 2 fazioni: gli “innovatori”, che sostengono che la definizione di documentario sia ormai diventata più flessibile, e i “puristi”, che sottolineano invece l’importanza di mantenere uno standard scientifico elevato al fine di proteggere l’integrità della ricerca e della divulgazione scientifica.

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