Ambiente

Corea del Sud: stop al consumo di carne di cane

La proposta di legge verrà approvata a fine anno. Intanto gli allevatori scendono in piazza per protestare; i giovani, invece, contrari alla macellazione degli animali, esultano
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22 dicembre 2023 Aggiornato alle 12:00

«È una legge inaccettabile, e faremo di tutto per impedire che venga approvata. Per questo è da mesi che protestiamo, e continueremo a protestare. Continueremo a combattere, non ci fermeremo». È con queste parole che Joo Young-bong, a capo della Korea Dog Meat Farmers’ Association, ha guidato la manifestazione degli oltre 200 allevatori che la settimana sono scesi in piazza a Seul per protestare contro la proposta di legge, che sarà approvata dal Governo a fine anno, di vietare per sempre il consumo di carne di cane e l’allevamento di cani destinati alla macellazione.

«È inaccettabile che il Governo, senza previa consultazione, abbia deciso di colpire così pesantemente il nostro settore. Questa legge minaccia la sopravvivenza di noi allevatori, distributori e ristoranti che da secoli rappresentiamo un pilastro della tradizione coreana. Chiediamo che la proposta venga ritirata immediatamente, in nome del rispetto delle tradizioni coreane e del diritto fondamentale di ciascuno di scegliere cosa mangiare».

È con questo discorso che Joo Young-bong, durante una conferenza stampa davanti all’Assemblea nazionale, ha ribadito lo sdegno degli addetti alla macellazione e al commercio di carne di cane di fronte alla recente proposta del Governo coreano. Disdegno che, guardando ai fatti, rappresenta solo l’ultimo atto di uno scontro che dal 2018 vede fronteggiarsi, da un lato, le istituzioni della Corea del Sud favorevoli al divieto di consumo di carne di cane, e, dall’altro gli allevatori e i produttori di questo prodotto tipico della cucina coreana.

Da sempre oggetto di aspre critiche da parte dei media stranieri, delle associazioni animaliste e dell’opinione pubblica internazionale, la macellazione di carne di cane rappresenta in alcune aree della Corea del Sud una tradizione secolare, che è sempre esistita senza mai essere né legalizzata né mai esplicitamente vietata. Popolare soprattutto tra le generazioni più anziane, la pratica si fonda su una catena produttiva diffusa su tutto il territorio: stando agli ultimi dati del Governo, in Corea del Sud ci sono circa 1.150 allevamenti di cani, 34 macellerie, 219 distributori e circa 1.600 ristoranti adibiti al consumo di carne di cane.

Consumo che tuttavia, stando alle ultime stime, avrebbe registrato un drastico calo negli ultimi anni: secondo il recente sondaggio di Gallup Korea, solo l’8% dei coreani avrebbe consumato carne di cane nell’ultimo anno (nel 2015 era il 27%), e il 64% della popolazione sarebbe contraria all’usanza tanto da sostenerne il divieto.

A prendere le distanze dalla tradizione, soprattutto, le ultime generazioni: come riporta il Washington Post, infatti, sarebbero sempre meno i giovani che consumano (o hanno mai consumato) carne di cane, dichiarandosi al contrario totalmente avversi a questa pratica così lontana dal loro stile di vita. D’altro canto, sono 6 milioni (su una popolazione di 51) i coreani che vivono con uno o più cani, a cominciare dal capo di Stato: insieme alla first lady Kim Keon Hee, il presidente Yoon Suk Yeol ha più volte dichiarato di amare i cani e di possederne diversi (tra cui Tory, adottato per sottrarlo al macello a cui era destinato).

Così, se anche in passato singoli deputati avevano presentato proposte simili, quest’anno, per la prima volta, è l’intero Governo ad aver ufficialmente proposto in Parlamento il cosiddetto Dog meat ban, ossia un disegno di legge che, nel momento in cui entrerà in vigore, vieterà il consumo, la macellazione e l’allevamento di cani su tutto il territorio, andando così a eliminare dalla Corea del Sud l’industria della carne di cane, la cui scomparsa definitiva è prevista per il 2027.

Per permettere un passaggio quanto più possibile graduale, la legge stabilisce una finestra di 3 anni entro la quale allevatori e ristoratori del settore dovranno terminare definitivamente le loro attività, presentando alle autorità locali un piano di chiusura o conversione. «Faremo in modo che la legge entri in vigore a fine dicembre» ha dichiarato Yu Eui-dong, deputato del Power People Party (partito promotore della legge e di maggioranza in Parlamento) in un incontro con il ministero dell’Agricoltura e le associazioni dei produttori, le quali non hanno tardato a manifestare il proprio dissenso.

Dissenso motivato, soprattutto, dall’ammontare del risarcimento previsto per gli allevatori che dovranno chiudere l’attività, ritenuto insufficiente; allo stesso modo, insufficiente sarebbe la durata prevista per il periodo di transizione dal momento che, stando alle pretese della Korea Dog Meat Farmers’ Association, 3 anni non sarebbero abbastanza per convertire efficacemente la filiera produttiva, che si estinguerà naturalmente, secondo Young-bong e i suoi, quando gli anziani, principali consumatori di carne di cane, moriranno. «La maggior parte dei lavoratori della nostra industria ha tra i 60 e i 70 anni: stiamo cercando la pensione, non nuove occupazioni. Dato che pochi giovani coreani mangiano carne di cane, questa pratica si estinguerà comunque nei prossimi 15-20 anni: quindi, tanto vale lasciarci lavorare».

Queste argomentazioni, tuttavia, non hanno convinto gli esponenti del Power Party che, nonostante le continue proteste e i sempre più invasivi sit-in di allevatori e macellai (come riportato da Reuters, durante la manifestazione della scorsa settimana si sono verificati scontri violenti tra dozzine di dimostranti e la polizia, culminati con 3 arresti), hanno ribadito che il provvedimento sarà approvato con la fine di dicembre, dando così finalmente il via alla fase di transizione. Quanto ai cani destinati al macello, grazie al testo di legge essi saranno finalmente considerati a tutti gli effetti animali da compagnia, da accudire e rispettare secondo le norme a loro tutela adottate dalla comunità internazionale.

Il presidente Yoon si è mostrato soddisfatto di come la proposta di legge sia stata accolta dall’opinione pubblica mondiale. È noto, infatti, come in passato, proprio per l’usanza di macellare e consumare il cane, la Corea del Sud sia stata penalizzata nelle sue relazioni internazionali (risale all’anno scorso, tra l’altro, la notizia di un liceo del New Jersey che aveva deciso di porre fine a un programma di scambio tra studenti proprio a causa del consumo di carne di cane).

«È un sogno che diventa realtà, una realtà meravigliosa per tutti noi che, da anni, lottiamo duramente per porre fine a questa crudeltà - esulta Chae Jung-ah, direttrice esecutiva della Humane Society International, all’indomani delle dichiarazioni del Governo - Siamo così felici che, nel tempo, si sia fatta largo nella società coreana una consapevolezza nuova a proposito del benessere animale, e siamo finalmente giunti al momento di svolta: oggi, in Corea del Sud, la maggior parte delle persone si rifiuta di mangiare carne di cane, e vuole vedere questa sofferenza essere finalmente consegnata ai libri di storia. Con così tanti cani che soffrono inutilmente per una carne che quasi nessuno mangia, siamo entusiasti di vedere come finalmente il Governo abbia deciso di intervenire su questa pratica che ha già causato troppa sofferenza: è giunto il momento per la Corea del Sud di chiudere finalmente questo triste capitolo della nostra storia e abbracciare un futuro più etico per i cani, per i giovani coreani, e per tutti».

Con buona pace degli allevatori.

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