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Eleonora Mariano (Pefc): «Gestire bene gli alberi conviene a tutti»

Con il nuovo standard che certifica se il verde urbano è trattato in modo sostenibile, c’è uno strumento in più contro il climate change. L’ente certificatore lo presenta nella Giornata Nazionale degli Alberi
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21 novembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Anche la protezione delle piante in città può servire a contrastare la crisi climatica.

Così, in occasione della Giornata Nazionale degli Alberi del 21 novembre, Pefc Italia presenta il primo standard per la certificazione della Gestione Sostenibile del Verde Urbano, con le nuove linee guida per trasformare i centri abitati in alleati nella lotta al climate change.

Si tratta di uno strumento che documenta proprio se le piante sono gestite all’insegna della sostenibilità e se vengono mantenute in salute insieme ai loro ecosistemi.

D’altra parte gli alberi in città sono essenziali per mitigare gli effetti dell’inquinamento acustico e dell’aria, per i loro benefici in termini sanitari, culturali e sociali.

Alla base della certificazione, lo standard individua 6 criteri:

1) Il mantenimento e il miglioramento del verde urbano;

2) Il mantenimento della salute e della vitalità degli ecosistemi;

3) Il mantenimento e lo sviluppo delle funzioni produttive nella gestione delle aree verdi;

4) Il mantenimento, la conservazione e un appropriato miglioramento della diversità biologica;

5) Il mantenimento e il miglioramento delle funzioni protettive della gestione attraverso la copertura arborea;

6) Il mantenimento delle altre funzioni e delle condizioni socio-economiche tramite la comunicazione e l’invito alla partecipazione pubblica.

Eleonora Mariano è responsabile dei progetti del Pefc Italia, un’associazione senza fini di lucro che costituisce l’organo di governo nazionale del sistema di certificazione Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), cioè il Programma di Valutazione degli schemi di certificazione forestale, necessario a certificare le foreste gestite in modo sostenibile.

Come stanno gli alberi nelle città italiane?

I dati sono difficili da reperire a livello globale, anche perché sono legati alla gestione comunale. Quello che sappiamo è che ci sono leggi che stanno sempre più definendo cosa bisogna fare in ambito urbano per la gestione degli alberi. Sappiamo poi che gli alberi producono una serie di servizi ecosistemici chiave. In ambito forestale abbiamo delle statistiche, con il problema dell’aggiornamento dei dati che non è sempre costante e che non è sempre di qualità approfondita. Per l’ambito urbano invece la situazione varia tantissimo da comune a comune. A livello generale abbiamo visto una maggiore conoscenza e consapevolezza del ruolo che hanno gli alberi in città.

Quanti alberi ci sono?

Spesso si parla di numeri perché è il primo dato, il primo indicatore. Molti comuni ancora non sanno rispondere perché non hanno lo strumento del censimento del verde, l’atto operativo specifico, anche se di fatto sono obbligati dalla Legge 10 in vigore da 10 anni. Quindi ci sono delle stime ma non c’è il dato preciso. a ogni modo i numeri sono importanti ma sono fondamentali anche la qualità e la consapevolezza del fatto che il verde in città ha un ruolo veramente strategico.

Il censimento del verde è uno dei criteri che contribuisce allo standard?

Sì, è uno degli elementi che abbiamo inserito. I sei criteri dello standard sono macro-aree tematiche mutuate dal mondo forestale e riportate nella gestione sostenibile del verde in ambito urbano, dal Pefc insieme a un’altra serie di soggetti di rilievo nazionale: ministeri, associazioni ambientaliste, dottori agronomi e forestali. Spesso manca l’aspetto della cura e dell’elemento tecnico. Quindi il censimento è uno degli elementi che devono essere presenti nel caso di gestione sostenibile del verde in ambito urbano: se non conosco quello che ho, è chiaramente impossibile poi pensare a una pianificazione, a una gestione corretta.

Ci sono altri elementi chiave che devono per forza essere presenti?

Per esempio, il fatto di avere un regolamento e un piano del verde sono elementi essenziali, inseriti nel nostro standard. Devo sapere cosa c’è, devo sapere cosa voglio andare a fare nel mio ambito urbano - non parlo solo di viali e parchi ma anche di foreste urbane -, qual è il piano per massimizzare la fruizione dei servizi ecosistemici. E devo avere un regolamento, cioè come intendo che tutti i portatori di interesse in quell’area gestiscono da una parte e usufruiscono dall’altra del verde in ambito urbano. Questi sono i capisaldi dello standard.

Lo standard è già applicato in due luoghi in Italia, in attesa della sua approvazione a livello internazionale, prevista nel 2024.

Per costruire lo standard ci abbiamo messo un paio d’anni. L’ha fatto il Pefc insieme appunto a questo gruppo di lavoro ben costituito e guidato dai professori Ferrini e Salbitano dell’Università di Firenze, due fra i massimi esperti del settore a livello nazionale. Abbiamo creato lo standard sulla base dei requisiti del Pefc internazionale e poi l’abbiamo declinato a livello locale con la normativa nazionale e con le caratteristiche tipiche del verde in ambito urbano in Italia.

Una volta completato lo standard, anche se è stato fatto veramente da una platea importante di portatori di interesse e di diversi punti di vista - dai comuni alle associazioni ambientaliste, dai tecnici agronomi e arboricoltori ai ministeri - è stato fondamentale applicarlo sul campo. L’abbiamo testato al Parco Nord di Milano e nel Comune di Torino. Dopo questa prova lo standard è stato ulteriormente modificato e aggiornato: adesso è in fase di valutazione internazionale perché un organismo indipendente e tutti gli altri Pefc del mondo devono dire se il lavoro è adeguato ai requisiti minimi internazionali.

Quale può essere il ruolo dei centri abitati, con i loro alberi, contro i cambiamenti climatici?

È fondamentale. Se a un cittadino non esperto del tema chiedessi: ci sono tanti alberi in Italia? La risposta sarebbe no. In realtà al contrario gli alberi ci sono, ce ne sono tanti. Sappiamo che sono moltissimi nelle aree montane forestali del Paese. Da una parte abbiamo le aree rurali e montane con la crescita delle foreste e dei boschi, legati al problema dell’abbandono.

Dall’altra parte, invece, nei centri abitati abbiamo il problema opposto. Adesso è uscito da poco anche il rapporto Ispra sul consumo di suolo: dice che in città e nelle aree più pianeggianti il cemento e le nuove costruzioni mangiano gli spazi naturali della città. Qui vive la maggior parte della popolazione a livello europeo, ma in Italia questa tendenza è ancora più marcata: il 72% delle persone vive in centri urbani.

Quest’estate abbiamo visto benissimo l’effetto del fenomeno dell’isola di calore.

Ha un impatto diretto, in maniera negativa, sulle vite di tutti. Il verde urbano in città ha prima di tutto questo questo ruolo chiave di mitigazione dell’isola di calore e quindi di riduzione delle temperature fino anche a 3 gradi e mezzo in meno. Seguono tutti gli altri servizi ecosistemici connessi. Inoltre gli alberi in città riescono a fare da filtro naturale rispetto alle polveri sottili che possono essere inalate. Da questo punto di vista purtroppo in Italia e nella fascia della pianura padana abbiamo un triste primato. Poi c’è l’elemento climatico: un albero, crescendo, stocca anidride carbonica e quindi può contribuire alla mitigazione del cambio del clima.

Poi ci sono i vantaggi sociali e aggregativi: gli spazi verdi sono luoghi che migliorano il benessere fisico e mentale dei cittadini.

Infatti oltre a questi elementi, ai quali aggiungiamo il rischio idraulico, ci sono aspetti che non prendiamo subito in considerazione ma sono fondamentali: il fatto di creare spazi di aggregazione e punti di ritrovo, a esempio. Purtroppo qualcuno non è in grado di capire il valore del servizio ecosistemico se non si mette dentro l’aspetto economico, anche se l’aria pulita e la mitigazione del cambiamento climatico dovrebbero essere dei valori senza prezzo di per sé.

Comunque, volendo guardare anche il valore economico - ci sono economisti che studiano proprio il cosiddetto capitale naturale anche in ambito urbano -, si vede che la gestione conviene molto più dell’abbandono o della mancata gestione. Un esempio su tutti è il valore commerciale: il verde urbano degli immobili, curato e gestito in modo sostenibile, fa aumentare anche il valore degli immobili fino al 20%. In conclusione la cura del patrimonio naturale conviene anche da un punto di vista monetario.

Quale potrebbe essere l’obiettivo finale di tutto questo?

La natura in genere e in particolare la natura in città sono difficili da definire. Noi abbiamo standardizzato elementi naturali che sono appunto difficili da etichettare e inquadrare in caselline, anche perché dietro un semplice unico albero in realtà ci sono tantissimi punti di vista, pressioni ed esigenze diverse: se in autunno iniziano a cadere le foglie, per chi passeggia può essere bellissimo ma per chi vive vicino può essere un disturbo perché deve pulire la strada; si va da chi abita la città a chi non vuole la resina fino a chi vuole la sicurezza e chi vuole l’albero a tutti i costi.

Inoltre la vita dell’albero in città ha un inizio e una fine, come tutti gli esseri viventi, situazioni di stress incluse. Occorre far capire che in alcune circostanze è necessario anche l’abbattimento. Attraverso uno standard, un’amministrazione che gestisce un’area verde ha una linea comune, una sorta di indicazione che gli permette di dire: sul piano tecnico ho fatto l’ottimo, ho fatto quello che il mondo scientifico e tecnico mi indica, quindi sono riuscito a bilanciare le esigenze e i fabbisogni di tutti. Dimostrare di gestire l’area verde in modo sostenibile, prendendo in considerazione tutte le esigenze e cercando di far sintesi, è il nostro obiettivo.

Di fatto cerchiamo di dare anche uno strumento di comunicazione che dice: la gestione è stata fatta in modo tecnico, sostenibile, attento e lo posso dimostrare perché un organismo esterno mi ha detto che effettivamente ho preso in considerazione tutte le esigenze. Ho cercato di fare il meglio possibile per gestire quello che alla fine rientra nel concetto di bene comune: il verde in ambito urbano è un bene comune e quindi deve essere gestito prendendo in considerazione i vari punti di vista delle parti che in città abitano e vivono ogni giorno.

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