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Gli anelli degli alberi raccontano il climate change?

Nel Laboratory of Tree-Ring Research in Arizona, il più grande archivio di dendrocronologia del mondo, si studiano migliaia di campioni di tronchi e ceppi. Per prevedere i modelli di crescita delle foreste e l’impatto dell’inquinamento sull’ambiente
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
26 marzo 2022 Aggiornato alle 20:00

Quando da piccoli capitava di imbattersi in un tronco tagliato, si faceva a gara per indovinare quanti anni potesse avere. Il numero delle linee circolari segnate sul ceppo ne rivela l’età, l’ampiezza variabile, invece, fornisce indizi ulteriori. Gli anelli sottili, per esempio, testimoniano stagioni particolarmente secche, quelli larghi, invece, periodi più umidi, mentre le macchie annerite indicano il passaggio delle fiamme. Gli alberi, quindi, non tramandano solo la propria storia, ma anche quella del mondo.

La dendrocronologia è un modello di datazione messo a punto dall’astronomo Andrew Ellicott Douglass negli anni ’20, basato sull’osservazione della crescita annuale degli anelli sul tronco degli alberi, che può risalire indietro nel tempo di diversi secoli, a volte persino millenni. L’elaborazione di questa tecnica, utilizzata molto anche in archeologia per la datazione di manufatti in legno, avvenne casualmente, nel corso degli esperimenti dello scienziato sull’influenza dei cicli solari sul clima terrestre.

Nel tempo, ovviamente, le modalità di lavoro degli studiosi sono cambiate, divenendo sempre meno intrusive e dannose per gli alberi: niente più asce o motoseghe per prelevare le sezioni di tronco migliori. Adesso si utilizza una sottilissima trivella in metallo e infilandola nel tronco, si ricava una piccola scheggia di legno delle dimensioni di una cannuccia.

Ad oggi il Laboratory of Tree-Ring Research dell’Università dell’Arizona vanta l’archivio più ricco al mondo, con oltre 700.000 campioni a disposizione: 600.000 sezioni di alberi e 100.000 frammenti di carbone, tutti etichettati, catalogati e conservati. Solo i ricercatori possono accedere alla collezione del laboratorio, ma è in preparazione una versione digitale, un database pubblico, su cui sarà possibile compiere delle ricerche.

“L’andamento del cambiamento climatico incide sugli anelli degli alberi”, ha spiegato l’ecologo Thomas W. Swetnam, l’ex direttore del laboratorio, al Washington Post. Lo descrive come “una grande biblioteca del clima e della storia umana”. Un ambito della conoscenza di cui sappiamo ancora poco e che potrebbe avere delle ricadute interessanti sull’esame del ciclo globale del carbonio, dei modelli di crescita delle foreste e dei cambiamenti climatici.

Recentemente, inoltre, il laboratorio ha fornito un contributo fondamentale a uno studio sui 22 anni di siccità che stanno affrontando i Paesi occidentali. I ricercatori dell’Università della California hanno tratto delle conclusioni preoccupanti: è in corso una crisi idrica senza precedenti, la peggiore degli ultimi 1.200 anni, un lasso di tempo confermato proprio dalla lettura degli anelli degli alberi.

Anche in Europa non mancano iniziative al riguardo. Il progetto TREE-RINGS & CLIMATE (Temporal instability of tree-ring/climate relationships: Tree responses to climatic change and implications for paleoclimate research), lanciato nel 2011, cofinanziato dai fondi dell’Ue e conclusosi nel 2014, si prefiggeva l’obbiettivo di approfondire il rapporto tra gli anelli degli alberi e il clima. Studiando le interazioni l’impatto degli agenti atmosferici sulle foreste nel tempo, concentrandosi sulla Penisola iberica e sulla regione boreale, i ricercatori hanno potuto individuare una serie di indicatori climatici contenuti negli anelli dei tronchi.

In Italia, invece, il Laboratorio di dendrocronologia di Rovereto, fondato nel 2011 da Maria Ivana Pezzo, custodisce il più grande archivio nazionale, con 8.000 campioni e 13.000 file di misurazioni e cronologie. Gli alberi, conservando la memoria del passato, funzionerebbero come “scatole nere”, hanno spiegato Maria Ivana Pezzo e i suoi colleghi alla conferenza del 2020 “Leggere il clima negli anelli degli alberi”, organizzata dalla Fondazione Alvise Comel e dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto.

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