Economia

Perché è importante celebrare l’European equal pay day

Il 15 novembre è la giornata europea per la parità retributiva (un Earth Overshoot day declinato al femminile): da domani, fino alla fine dell’anno, le lavoratrici Ue non guadagneranno più per colpa del gender gap
Credit: Wework 
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14 novembre 2023 Aggiornato alle 15:00

Perché dedicare una giornata, addirittura “europea”, alla parità retributiva? E perché il 15 novembre? Per un semplice calcolo, domani (15 novembre, appunto) rappresenta il momento in cui le donne europee smettono di guadagnare per il lavoro che compiono durante l’anno, mentre i loro compagni, amici, mariti (gli uomini, insomma) guadagnano 365 giorni l’anno.

Il concetto è lo stesso dell’Earth Overshoot Day, ossia la giornata in cui si calcola che, nel corso dell’anno, abbiamo esaurito le risorse (aria, terra, acqua, materie prime) che il Pianeta è capace di riprodurre nell’anno in corso.

Per le italiane, in realtà, la giornata della disparità retributiva dovrebbe collocarsi piuttosto verso metà settembre se, come ha affermato l’Inps la scorsa settimana, il differenziale salariale tra soli dipendenti del settore privato è del 30% (8 000 euro l’anno) senza tener conto del lavoro domestico. Figuriamoci se includessimo quest’ultimo e le libere professioni!

L’Italia, però, non è tra i 12 Paesi europei che hanno scelto di dedicare una propria giornata, oltre a quella Ue, alla lotta contro la disparità retributiva alla luce dei dati nazionali. Né si pensa a uno sciopero come quello indetto il 24 ottobre scorso in Islanda (per 14 anni consecutivi il Paese più paritario del mondo secondo il World Economic Forum) dove uomini e donne hanno manifestato insieme per azzerare lo scarto salariale ancora esistente, minimo rispetto a quello medio europeo (12%) e soprattutto a quello italiano.

Per questo motivo e per una serie di altre “misure” sconfortanti delle disparità di genere (in tema di violenza, femminicidi, salute, rappresentanza politica, tra altre) le associazioni EquALL, The Good Lobby, Comitato Ventotene, Road to 50, Period Think Tank, Tocca a Noi, Pari Merito, BASE Italia, Libera di Abortire organizzano un flashmob con maratona oratoria a Piazza del Pantheon, Roma, alle 12:00 di domani, mercoledì 15 novembre. Si chiamerà Le Misure che Contano, perché oltre a richiamare le misure delle disparità, si chiederanno anche “misure” di politica pubblica a Governo e Parlamento per fronteggiare la situazione del Paese.

Oltre al dato Inps, che vede gli uomini impiegati nel privato guadagnare in media 26.227 euro l’anno e le donne 18.305, il più autorevole indice mondiale delle disparità di genere, il Global Gender Gap Index, ha constatato che, nonostante le prime premier e leader dell’opposizione donna nella storia del Paese, l’Italia è arretrata di 16 posizioni rispetto al resto del mondo dal 2022. Passi indietro che si devono soprattutto alle disparità nel mondo del lavoro (con lo scarto tra la partecipazione attiva più alto d’Europa, circa 20 punti percentuali) e della politica. Se i vertici si sono aperti alle donne, altri luoghi del potere rimangono completamente preclusi: nessuna commissione permanente della Camera guidata da una donna, 1 presidente di Regione su 20, poco più di 1 sindaca su 10.

Il calcolo fornito dall’Inps quest’anno è importante, perché finora il dato tramesso a Eurostat è stato sempre relativo ai contratti collettivi del settore pubblico, in cui ovviamente le differenze sono inferiori, sia per la contrattazione, sia per l’alto numero di donne “super-istruite” in posizioni di medio-alta dirigenza. Inoltre, l’Inps ha finalmente inserito nel computo anche l’effetto distorsivo delle tipologie di contratto: la quota di lavoratrici con almeno un part time nell’anno è pari a circa il 49%, mentre tra gli uomini è del 21%. Con chiari effetti sul guadagno totale e sul futuro gap pensionistico, che può arrivare sino al 40%.

E ancora non si riesce a computare economicamente il carico di lavoro di cura non retribuito che, secondo l’Istituto europeo per la parità di genere (Eige), in Italia è tra i più alti d’Europa, con le donne che svolgono ben più di 4 ore al giorno di lavoro per bambini, anziani e casa, contro l’ora e spiccioli degli uomini.

Il flash mob di mercoledì 15 novembre vuole richiamare tutte queste misure e tutti e tutte coloro che chiedono che siano finalmente prese “in conto”. Con l’idea che, magari in un futuro, anche in Italia si possa avere una giornata dedicata alle disparità salariali, se non uno sciopero sul quale poche potrebbero essere le controversie.

Costanza Hermanin è docente di politica e istituzioni europee al Collegio d’Europa di Bruges e Policy Leader Fellow all’Istituto universitario europeo.

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