Diritti

Come i Governi mettono a tacere gli attivisti climatici

Secondo l’Onu, i Paesi europei utilizzano metodi sproporzionati per ostacolare le proteste per l’ambiente. L’indagine del Guardian analizza le leggi varate per punire chi lancia l’allarme
La facciata dell&rsquo;universit&agrave; di Martin Luther a Halle (Germania) sporca di vernice lanciata dagli attivisti di Ultima Generazione&nbsp;</p>
La facciata dell’università di Martin Luther a Halle (Germania) sporca di vernice lanciata dagli attivisti di Ultima Generazione 

Credit: Rebsch/dpa 
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
16 ottobre 2023 Aggiornato alle 08:00

In tutto il mondo gli attivisti climatici stanno scatenando una vasta indignazione generale. Gran parte dell’opinione pubblica si schiera contro di loro quando si incollano all’asfalto e interrompono il traffico stradale, quando prendono di mira gli aeroporti e bloccano le partenze, quando buttano della salsa di pomodoro su un quadro, spruzzano della vernice su una statua o tingono di nero l’acqua della Fontana di Trevi, a Roma. Man mano che il Pianeta mostra in maniera sempre più evidente le conseguenze della crisi climatica, i Governi e le forze dell’ordine prendono una posizione: si schierano contro le proteste pacifiche degli attivisti, approvando leggi sempre più repressive e punitive per metterle a tacere.

I gruppi per la giustizia climatica e ambientale, racconta il Guardian in una lunga indagine, hanno segnalato un aumento significativo delle accuse mosse nei confronti dei manifestanti, come parte di un sistema volto a denigrare e screditare gli attivisti. I Governi di tutto il mondo stanno adottando una strategia comune per reprimere chi lotta per proteggere il Pianeta: accade in Canada, negli Stati Uniti, in Cile, in India, nel Regno Unito, in Australia e in Europa. Le accuse, che vanno dalla sovversione all’associazione illecita, dal terrorismo all’evasione fiscale, “sono spesso vaghe e richiedono molto tempo per essere confutate”, spiega il quotidiano britannico, e nel frattempo sempre più Paesi approvano leggi anti-protesta che, sulla carta, vorrebbero proteggere la sicurezza nazionale, ma criminalizzano i difensori dell’ambiente.

Negli ultimi anni, gli attivisti hanno adottato nuovi metodi di protesta non violenti. Dal paralizzare il traffico di Londra con una manifestazione durata diversi giorni, nel 2021, all’interruzione delle assemblee degli azionisti, ai sit-in e ai blocchi stradali, fino al danneggiamento di opere d’arte e di SUV. Oltre a Fridays For Future, già attivo prima della pandemia, a Extinction Rebellion e a Just Stop Oil, dopo l’abolizione delle restrizioni legate al Covid-19 si sono creati altri gruppi in Canada, Australia, Stati Uniti e Germania. Tra questi, Last Generation (Ultima Generazione), Climate Defiance e Tyre Extinguishers. Le proteste sono diventate sempre più organizzate e decise, e con esse la repressione dei Governi.

Negli ultimi 5 anni, il Regno Unito ha adottato nuovi mezzi per mettere a tacere gli attivisti, come la nuova legge sull’ordine pubblico definita “profondamente preoccupante” dal capo dei diritti umani delle Nazioni Unite Volker Türk, e l’istituzione di un nuovo reato di disturbo della quiete pubblica che prevede condanne fino a 10 anni di reclusione. Mary Lawlor, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, ha spiegato al Guardian che diffamare gli attivisti additandoli come «delinquenti o contrari allo sviluppo distrae dalla causa e cambia la narrazione… Ciò che è chiaro è che gli Stati imparano gli uni dagli altri».

In Australia diverse leggi in via di approvazione puntano a punire i manifestanti con pesanti multe e il carcere, e a consentire alla polizia di imporre condizioni di cauzione molto onerose. In Usa, negli ultimi 5 anni, in base a delle leggi sulla protezione delle infrastrutture critiche approvate in 21 Stati, decine di attivisti sono stati arrestati e/o accusati.

Michel Forst, relatore speciale delle Nazioni Unite sui difensori dell’ambiente, ha spiegato al Guardian che alcuni Paesi stanno guardando all’esempio del Regno Unito «con l’obiettivo di approvare leggi simili nei propri Paesi, il che avrà un effetto devastante per l’Europa». Pare che ci sia, secondo Forst, un’azione statale coordinata dalla Germania all’Italia e dalla Spagna alla Danimarca per penalizzare e reprimere i manifestanti.

Dopo che gli attivisti hanno tinto di nero l’acqua della Fontana di Trevi, a Roma, a maggio 2023, il Governo italiano ha presentato una nuova legislazione che impone multe fino a 40.000 euro a chiunque prenda di mira monumenti culturali o opere d’arte. Il Governo italiano ha mobilitando la Digos, l’unità antiterrorismo, per indagare sulle attività di Ultima Generazione. Anche le autorità tedesche hanno avviato un’indagine per crimine organizzato contro Letze Generation. In risposta ai ripetuti blocchi stradali del gruppo, le forze dell’ordine si sono presentate all’alba a casa degli attivisti, hanno intercettato i loro telefoni e hanno chiuso il loro sito web.

Quest’estate, in un solo fine settimana, la polizia olandese ha arrestato quasi 3.000 manifestanti climatici che avevano bloccato l’autostrada A12, usando i cannoni ad acqua sui 10.000 che si erano uniti alla protesta. Ma è la Francia ad aver adottato la linea europea più dura: a giugno, il ministro dell’Interno Gérald Darmanin si è servito di una legge redatta per contrastare i gruppi estremisti per mettere al bando il gruppo Les Soul èvements de la Terre, definendo i suoi sostenitori degli “ecoterroristi”.

A giugno il Consiglio d’Europa, il principale organo di controllo dei diritti umani del continente, ha lanciato un duro rimprovero contro le risposte delle istituzioni alle azioni di Extinction Rebellion nei Paesi Bassi (7 attivisti condannati per “sedizione” per una protesta in autostrada), in Belgio (multe fino a 8.000 euro a 14 persone), in Austria, in Francia, in Georgia, in Finlandia e in Serbia. “La repressione delle proteste ambientali pacifiche dovrebbe cessare e lasciare il posto a un maggiore dialogo sociale”, ha dichiarato il Consiglio, esortando a “invertire la marea repressiva” in atto.

Leggi anche
Violenza
di Chiara Manetti 4 min lettura
14 ottobre 2022, Londra, Inghilterra, Regno Unito: due manifestanti di Just Stop Oil si sono incollate al muro del museo e poi hanno gettato zuppa di pomodoro sulla famosa opera d'arte "Girasoli" di Vincent Van Gogh del 1888-9, alla National Gallery.
Arte
di Chiara Manetti 4 min lettura