Economia

Italia e Uk hanno un problema con la qualità delle case

Mentre il costo degli affitti continua a salire, molte persone vivono in strutture che non raggiungono la soglia della dignità. I dati Eurostat
Credit: Joe Green 

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11 ottobre 2023 Aggiornato alle 09:00

Case povere, tetti che perdono, muffa sui muri, pavimenti malridotti, finestre dagli infissi marciti.

Il Regno Unito discute del problema delle abitazioni, con l’Inghilterra che diventa l’area «più difficile in cui trovare alloggi», ma l’Italia non sembra messa meglio.

Il Guardian parte proprio dal presupposto che l’Inghilterra sia “il posto peggiore nel mondo sviluppato per cercare casa”, oltre a illustrare come i cittadini siano “intrappolati nella povertà”.

Anche l’Italia si distingue, in negativo. Sono i dati Eurostat (2020) sulle persone che vivono in strutture di scarsa qualità rispetto allo standard dell’Unione europea, tra pareti umide e fondamenta logore.

Così i numeri ricordano sia che il Portogallo è al primo posto in questa triste classifica, con il 25% degli abitanti in questa situazione, sia che l’Italia si piazza subito dopo in seconda posizione, raggiungendo quasi il 20%.

Seguono la Francia con il 18%, il Regno Unito con il 17,6% e l’Olanda con quasi il 15%. La media europea è al 13%: quindi la Germania (12%), l’Austria (9%), la Svezia (7%) stazionano perlomeno nella parte buona della graduatoria.

Il dibattito inglese nasce da un’indagine che fotografa la crisi immobiliare del Paese e la rassegnazione dei costruttori edili.

Secondo l’Home Builders Federation (Hbf), è sempre l’Inghilterra ad avere la percentuale più bassa di case sfitte pro-capite nell’ambito dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che include l’Ue, gli Stati Uniti, il Giappone e l’Australia.

Certo, le aziende del settore sono portate a dipingere una situazione a tinte fosche mentre continuano a chiedere un allentamento delle restrizioni per poter accelerare l’iter delle costruzioni. Ma è anche vero che, stando ai dati Ocse, il 25% degli affittuari privati nel Regno Unito è sommerso dai costi abitativi e spende in questa voce oltre il 40% del reddito, rispetto al 9% della Francia e al 5% della Germania.

Intanto, denunciando sfratti ingiusti, rincari e degrado, otto sindacati britannici che rappresentano il mondo degli inquilini hanno lanciato un appello per chiedere 3 milioni di nuove case popolari, azioni più dure contro i proprietari disonesti e maggiori controlli sugli affitti. Questi ultimi sono alle stelle, un altro punto che in effetti accomuna l’Italia e il Regno Unito.

Stewart Baseley, presidente esecutivo di Hbf, ha dichiarato: «Il Paese ha un disperato bisogno di nuove case di alta qualità ed efficienti dal punto di vista energetico».

Studi recenti infatti dimostrano che dal 1980 il Regno Unito ha costruito meno case rispetto a Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, Romania, Bulgaria e Ungheria.

In questo quadro ha un ruolo anche il punto di vista ambientale.

I costruttori edili sono stati criticati per le pressioni sulle normative relative all’inquinamento dei corsi d’acqua e per i ritardi negli standard di riduzione delle emissioni di carbonio.

Parallelamente Hbf vorrebbe la costruzione di altre 100.000 case, in linea con le stime dei fornitori di alloggi sociali e degli enti di beneficenza per i senzatetto.

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