Futuro

Con gli scarti di riso si può costruire una casa

Si chiama Ricehouse la start-up che produce materiali di bioedilizia ricavati dal cereale più consumato al mondo
Gli edifici realizzati con materiali derivati dal riso sono a impatto zero. 
(Credits: Progetto TECLA di Mario Cucinella Architects e WAS, photo Iago Corazza)
Gli edifici realizzati con materiali derivati dal riso sono a impatto zero. (Credits: Progetto TECLA di Mario Cucinella Architects e WAS, photo Iago Corazza)
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24 gennaio 2022 Aggiornato alle 21:00

Per l’architettura del futuro arriva una soluzione che abbiamo sempre avuto sotto mano, anzi nel piatto. La realtà imprenditoriale Ricehouse, nata nel 2016 dall’esperienza dell’architetto specializzato in bioecologia Tiziana Monterisi, co-fondatrice e CEO dell’azienda, e dal geologo Alessio Colombo, si focalizza sulla valorizzazione dei prodotti secondari della coltivazione del riso e si configura come un veicolo di innovazione, e sostenibilità.

“Dalla natura all’architettura” è uno dei claim di Ricehouse, dal 2020 società Benefit che si pone come obiettivi principali la commercializzazione di materiali naturali per la bioedilizia derivanti dalla lavorazione del riso: paglia, lolla, termo intonaci, finiture in lolla-calce e pannelli isolanti. Tutti completamente naturali, biocompostabili, biodegradabili, sani e senza formaldeide.

Dall’intonaco di fondo a quello di finitura, fino ad arrivare all’eco pittura. Dal 2016 a oggi, Ricehouse è passata ad avere da 3 a 20 prodotti bioedili arrivando a costruire l’intero edificio a esclusione delle parti strutturali.

«Alla base dell’architettura bioecologica c’è la progettazione che punta a valorizzare quello che la natura ci offre» spiega a La Svolta Tiziana Monterisi, co-fondatrice e CEO di Ricehouse. «Una volta sperimentato l’uso di materiali naturali principalmente per gli isolanti, abbiamo capito che per avere un impatto nel mondo delle costruzioni verso la sostenibilità, il progetto sarebbe dovuto diventare industriale».

Tiziana Monterisi racconta come in 5 anni l’azienda sia cresciuta a dismisura, aumentando di 5 volte il fatturato dal 2020 al 2021. Il segreto? L’impatto zero dei materiali: «Utilizziamo materie prime 100% rinnovabili in quanto la lolla e la paglia sottraggono Co2 dall’ambiente, con l’impiego degli scarti della filiera risicola per la realizzazione dei prodotti destinati al mondo edilizio».

A ogni tonnellata di scarto di riso utilizzato per i prodotti viene infatti compensata 1 tonnellata e mezzo di Co2. È così che gli edifici progettati e realizzati sono interamente a impatto zero: un’architettura responsabile e sensibile senza cemento che non produce rifiuti edili «ma che ha un impatto sulla natura e sulla nostra salute» conclude Tiziana Monterisi.

Tra i successi raggiunti nei primi anni di attività di Ricehouse, anche quello di aver preso parte alla redazione del libro Le Parole della Transizione Ecologica, edito da Edizioni Ambiente.

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