Diritti

La Tunisia respinge i migranti e l’Ue è sempre più divisa

Germania e Italia si scontrano su diritti umani e Ong. Bruxelles si prepara a inviare 127 milioni di euro, parte dell’accordo da 1 miliardo, per il bilancio del Paese nordafricano e per la gestione dei flussi migratori
Credit: vKapitalis.com 
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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29 settembre 2023 Aggiornato alle 18:00

Delle 186.000 persone che hanno attraversato il Mediterraneo, l’83% - circa 130.000 - sono sbarcate in Italia.

Coloro che non sono riusciti ad attraversare il Mediterraneo e sono morti o scomparsi nel tentativo di raggiungere l’Europa sono stati più di 2.500, in aumento rispetto ai 1.680 dello scorso anno.

I dati sono stati sviscerati da Ruven Menikdiwela, direttrice dell’ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), durante il Consiglio di sicurezza dell’Onu a New York.

Menikdiwela ha affermato che l’Unhcr non vede «nessuna fine in vista» per le vite perse in mare e sulle rotte terrestri verso l’Europa, altrettanto pericolose.

Il viaggio via terra dai paesi dell’Africa sub-sahariana ai punti di partenza via mare sulle coste tunisine e libiche «rimane uno dei più pericolosi al mondo».

Secondo i dati del Ministero dell’Interno italiano, quest’anno più di 78.000 persone sono arrivate in Italia attraversando il Mediterraneo dal Nord Africa: di queste, 42.719 sono partite dalla Tunisia.

A confermare quanto denunciato da Menikdiwela ci sono i drammatici racconti che arrivano dalla Tunisia: diversi reportage del Guardian raccontano gli orrori vissuti dai migranti riportati con la forza nel deserto, dove molti sono morti di sete.

Una cinquantina di migranti intervistati a Sfax, Zarzis, Medenine e Tunisi, hanno detto di essere stati rimpatriati con la forza in regioni remote e desolate tra la fine di giugno e la fine di luglio.

Salma, una donna nigeriana di 28, ha raccontato al giornalista Lorenzo Tondo di essere stata catturata a Sfax insieme al figlio di 2 anni: «Siamo stati presi da alcuni poliziotti e respinti nel deserto al confine con la Libia. Mio marito è stato catturato da altre guardie di frontiera e non so cosa gli sia successo».

Michael, 38 anni, di Benin City, dice di essere stato respinto «tre volte nel deserto, l’ultima alla fine di luglio… Le guardie di frontiera tunisine ci hanno picchiato, rubato i soldi e i cellulari. Nel deserto non avevamo acqua. Ho dovuto bere la mia stessa urina per sopravvivere».

Secondo dei dati non verificati, forniti dal funzionario di un’organizzazione intergovernativa che ha parlato in anonimato, a luglio le autorità tunisine avrebbero trasferito più di 4.000 persone in zone cuscinetto militari ai confini con Libia e Algeria. Solo 1.200 sarebbero state respinte nella prima settimana di luglio verso il confine libico e, alla fine di agosto, in 7 sarebbero morte di sete dopo essere state allontanate. Secondo un’altra Ong sarebbero tra le 50 e le 70.

Pato Crepin, un uomo del Camerun, ha raccontato al Guardian che la moglie e la figlia di 6 anni sono morte a metà luglio in una zona remota del deserto libico dopo essere state respinte dalle autorità tunisine.

«Avrei dovuto essere lì al loro posto», ha detto dalla Libia.

I migranti vengono respinti anche verso il confine con l’Algeria, meno controllato: sarebbe successo a 15 persone intervistate, tra cui il 22enne senegalese Djibril Tabeté, arrestato a Tunisi: «Ci hanno lasciato a pochi chilometri dal confine. Poi ci hanno ordinato di salire su una collina. Dall’altra parte c’era l’Algeria. Il problema è che quando la guardia algerina ti trova, ti spinge verso la Tunisia. I tunisini ti spingono, gli algerini fanno lo stesso. La gente muore lì».

Mentre le persone perdono la vita nel deserto, e i gruppi per i diritti umani chiedono a Bruxelles di adottare una linea più dura nei confronti delle accuse mosse alle autorità tunisine, l’Ue si prepara a inviare alla Tunisia i primi fondi previsti dall’accordo sull’immigrazione da 1 miliardo di euro siglato a luglio.

Il “partenariato strategico” è volto a combattere i trafficanti, rafforzare le frontiere e sostenere l’economia tunisina.

Secondo quanto riferito la settimana scorsa da una portavoce della Commissione europea, Ana Pisonero, il primo pagamento di 127 milioni di euro dovrebbe avvenire nei prossimi giorni. 60 milioni di euro sono destinati al bilancio del Paese nordafricano e quasi 67 milioni alla gestione dei flussi migratori.

Giovedì 28 settembre, durante il vertice dei ministri dell’Interno a Bruxelles sulle regole che si applicano ai migranti che raggiungono per la prima volta i confini dell’Ue, gli Stati membri non sono riusciti a raggiungere un accordo sulle modifiche alle leggi sull’immigrazione del blocco.

Secondo alcune fonti, Germania e Italia si sarebbero scontrate su alcune proposte chiave: Berlino si sarebbe opposta a una nuova clausola - sostenuta dall’Italia - che consentirebbe la violazione degli standard minimi nei centri di detenzione in circostanze eccezionali.

Roma avrebbe detto no a quella relativa ai migranti assistiti dalle Ong per facilitarne l’arrivo in un Paese dell’Ue.

Tuttavia, i ministri hanno auspicato una revisione nei prossimi giorni per arrivare a un patto utile a far fronte a una possibile crisi dei rifugiati come quella del 2015.

«Se non portiamo a termine questo lavoro vedremo ancora morte e miseria nel Mediterraneo», ha affermato la ministra dell’Interno tedesco Nancy Faeser.

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