Ambiente

Case green: l’Ue rinuncerà ai vincoli sul solare?

Pur di trovare un’intesa, nelle prossime riunioni europee potrebbero essere eliminate le scadenze entro cui installare i pannelli negli edifici residenziali
Credit: bloomber
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28 settembre 2023 Aggiornato alle 13:00

L’Unione europea sta lavorando per definire al più presto il quadro delle case green e, pur di arrivare a un’intesa a breve, sembra voler rinunciare ai vincoli temporali sui pannelli solari negli edifici residenziali. Verrà semplicemente chiesto agli Stati di includere norme per lo sviluppo dei sistemi di energia rinnovabile nei propri piani nazionali di ristrutturazione. Il 12 ottobre sarà una data cruciale, con il trilogo, una riunione speciale per trovare l’accordo.

La necessità di rispettare le scadenze dovrebbe invece restare in vigore per le strutture pubbliche e per quelle non residenziali, ma con alcune distinzioni legate alle dimensioni: i palazzi più grandi infatti dovranno attrezzarsi in meno tempo.

L’energia solare sarà obbligatoria dal 31 dicembre 2027 dai 1.000 quadri in su. E lo sarà dalla fine del 2029 per gli edifici dai 400 metri quadri in poi. L’ultima data è il 2032 dai 250 metri quadri in su.

Queste anticipazioni emergono chiaramente dai documenti visionati da Il Sole 24 Ore. Il cuore del dibattito è la revisione della direttiva Epbd, Energy performance of buildings directive. Le parti coinvolte vorrebbero concludere i lavori prima del termine della legislatura europea, con le elezioni che incombono a giugno 2024.

Al centro della discussione c’è il trilogo, un negoziato informale cui prendono parte i rappresentanti del Parlamento, del Consiglio e della Commissione. Questo tavolo dura ormai da settimane. Il Sole precisa che fino a un mese fa c’era l’intesa solo su punti poco importanti della normativa, come l’articolo 1 sull’oggetto generale del contendere, il 4 sui metodi per misurare le performance energetiche degli edifici, l’11a sugli ambienti interni, il 13 sui dispositivi smart e il 20-24 sul tema dei controlli.

D’altra parte, se attorno agli aspetti tecnici si possono creare convergenze facilmente, gli argomenti più soggetti a sfumature ideologiche accendono la lotta politica tra le fazioni, con l’Italia spesso pronta a dare battaglia. Tra le posizioni più critiche si registra quella della relatrice Isabella Tovaglieri, europarlamentare della Lega, che continua a definire come irrealizzabili molte misure del provvedimento.

Così, dopo i vertici di fine agosto e poi di circa venti giorni fa, ci sarà un altro passaggio interlocutorio venerdì 29 settembre. Intanto cresce l’attesa per il prossimo trilogo in programma giovedì 12 ottobre: questo appuntamento si preannuncia come una riunione “fiume”, alla ricerca del risultato definitivo.

Tra i nodi più delicati da trattare ci sono proprio le scadenze per gli obblighi di ristrutturazione degli edifici (articolo 9), la mobilità elettrica e sostenibile (art. 12), i finanziamenti e gli incentivi (15), le certificazioni (16). Sul fatto che i palazzi “energivori” di classe G saranno tra i primi a essere ristrutturati non ci sono grossi dubbi, mentre a esempio non c’è accordo sulle esenzioni, che il Parlamento europeo vorrebbe applicare a un edificio su quattro.

Nel frattempo si riflette sul fatto che l’efficientamento energetico di tutti gli immobili, teoricamente previsto entro il 2033, potrebbe finire per diventare un’esclusiva delle classi agiate: a investire in ristrutturazioni, migliorando il proprio ranking Ape, rischiano di essere soprattutto i cittadini più ricchi.

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