La solar cooking è la nuova frontiera della cucina sostenibile

Milioni di persone cucinano usando solo i raggi del Sole: questo fa della solar cooking uno dei metodi di cottura più ecologici utilizzati al mondo.
Solar Cookers International è un’organizzazione no profit che sostiene l’adozione di queste tecnologie in alternativa ai combustibili che siamo abituati a utilizzare in cucina. Dal 1987 l’Ong si batte per diffondere l’utilizzo di questi apparecchi e conta di averne distribuiti circa tre milioni alle popolazioni in difficoltà. Secondo le stime di Sci e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono tre miliardi le persone che quotidianamente cucinano su fiamme libere utilizzando legno, rifiuti animali, cherosene e carbone. Questi combustibili producono fumo altamente inquinante e contribuiscono alla deforestazione, all’erosione del suolo e alla desertificazione: i 4 milioni di fornelli solari contati da Sci in tutto il mondo, potrebbero essere una valida alternativa a questi metodi.
Ci sono molti tipi di fornelli solari: dai recipienti a specchio, ai sistemi installati sui tetti, ai fornelli a tubo sottovuoto, dispositivi che funzionano meglio nei climi più freddi. Nel 1994, un gruppo volontario di ingegneri e cuochi solari associati a Sci ha sviluppato e prodotto il CooKit, basato su un progetto dello scienziato francese Roger Bernard. Il modello è realizzato in cartone e lamina sagomata per riflettere la massima luce solare su una pentola nera che converte la luce solare in energia termica.
La 73enne Janak Palta McGilligan, membro del Global Advisory Council di Sci e direttrice del Jimmy McGilligan Center for Sustainable Development in India, sostiene a livello globale i benefici per ambiente e salute della cottura solare. In un Paese come l’India, in cui fino all’81% delle comunità rurali si affida a combustibili inquinanti per cucinare, Palta McGilligan dichiara che le persone che cucinano con legna da ardere sono svantaggiate rispetto alle altre. Per esempio, “Le ragazze non potevano andare a scuola perché passavano tutto il giorno a raccogliere legna”. Ma in una nazione che registra circa 300 giorni di Sole all’anno, questa soluzione alternativa potrebbe davvero cambiare le cose. Per questo motivo Palta McGilligan ha introdotto i fornelli solari nelle comunità indiane, “Sia per l’ambiente, che per l’uguaglianza”, ha detto l’attivista alla CNN.
Il Centro copre i costi della formazione e il 90% del prezzo dei fornelli. a oggi, le persone che hanno imparato a usarli sono più di 126mila: “Possono essere costruiti con una scatola di cartone, specchi o pellicole, al costo di un paio di dollari. Noi gli insegniamo ad allinearli al Sole”. L’inconveniente è che, dopo il tramonto o in caso di maltempo, i fornelli solari sono inutilizzabili o richiedono comunque molto più tempo per raggiungere alte temperature. Ma possono essere usati anche per disidratare e conservare gli alimenti al caldo.
Secondo la Ong SolarAid, usando un singolo fornello in climi aridi e soleggiati si può risparmiare una tonnellata di legna all’anno. I combustibili usati in cucina, inoltre, producono oltre la metà delle emissioni globali: sarebbe un risparmio non solo ambientale, ma soprattutto economico.