Ambiente

In Nuova Zelanda è riemerso un uccello ritenuto estinto dal 1898

Grazie all’incessante lavoro di esperti, funzionari e ambientalisti, il takahe è tornato a vivere immerso nella natura
Credit: ROD MORRIS
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23 settembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Dopo anni di intenso lavoro per la salvaguardia degli esemplari a rischio di estinzione, un team di specialisti neozelandesi è riuscito a mettere in libertà i takahe, affascinanti uccelli ritenuti estinti più di cento anni fa, nel 1898. È una splendida notizia per il Pianeta e lo stato di conservazione delle specie più a rischio.

La specie è stata reintrodotta in tutto il Paese e a oggi sono liberi di vagare per la natura oltre 500 esemplari. E la loro crescita arriva all’8% l’anno.

Solo la scorsa settimana sono stati rilasciati diciotto takahe nella valle che fa da sfondo al lago Whakatipu Waimaori, un’area che fa parte del sud della Nuova Zelanda in cui da un secolo non c’era più stata l’occasione di ammirarli.

I takahe non volano e sono parecchio paffuti, una particolarità che condividono con parecchi altri uccelli, come le galline. Hanno zampe e becco di colore rosso, con un soffice piumaggio che varia dal blu pavone fino al verde scuro. Possono crescere molto in dimensioni, arrivando a pesare fino a 4 kg, con un’altezza di 50 cm. Nel loro habitat naturale, vivono tra i 18 e i 20 anni, mangiando soprattutto fibre e semi amidacei.

La prima osservazione dei takahe risale al 1849, quando una banda di cacciatori trovò le tracce di quello che al tempo era un uccello totalmente sconosciuto. Ma quando gli ultimi quattro esemplari vennero sterminati, soprattutto a causa dei danni effettuati nei loro habitat da parte dei colonizzatori europei, nel 1898 la specie venne dichiarata ufficialmente estinta.

Da qui la convinzione che dei takahe non sarebbe esistita più traccia. 50 anni fa però ecco la sorpresa: la specie viene riscoperta dal medico Geoffrey Orbell, mentre si stava cimentando in una spedizione sulle montagne Murchison nel Fiordland, a sud-ovest dell’isola del sud della Nuova Zelanda. Una notizia che al tempo suscitò molto scalpore nel mondo, portando numerosi ambientalisti a voler reintrodurre progressivamente in natura la specie.

Così nel 1985 è stato inaugurato il Burwood Takahe Center, un centro per allevare gli uccelli takahe. Da lì la strada è stata tutta in salita. Inizialmente gli esperti hanno raccolto e incubato artificialmente le loro uova. Una volta schiuse, i pulcini appena nati sono stati nutriti e allevati con cura da allevatori esperti.

E adesso, il Dipartimento della Conservazione (che si occupa di conservare il patrimonio naturale e storico della Nuova Zelanda) li ha pian piano reintrodotti in alcuni parchi nazionali, nel loro habitat naturale. Grazie al programma Takahe Recovery, la specie viene tenuta perennemente sotto osservazione da esperti e ambientalisti. A mobilitarsi per la sua tutela anche volontari e organizzazioni pubbliche e private.

La Nuova Zelanda sta compiendo uno sforzo non indifferente per proteggere le specie di uccelli che popolano il Paese, molto rare ed esposte agli attacchi dei predatori terrestri introdotti nell’isola dai coloni umani, come gli ermellini o i furetti. Tra gli uccelli più significativi dell’avifauna neozelandese troviamo il kiwi, un simbolo nazionale.

«Dopo decenni di duro lavoro per aumentare la popolazione takahe  -  ha dichiarato Deidre Vercoe, funzionaria del Dipartimento della Conservazione  - è gratificante concentrarsi sulla creazione di popolazioni più selvagge, ma comporta delle sfide. La creazione di nuove popolazioni di specie autoctone selvatiche può richiedere tempo e il successo non è garantito. Se vogliamo che i takahe prosperino, dobbiamo esplorare nuovi siti e imparare il più possibile per proteggere gli uccelli ora e in futuro».

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