Ambiente

Uccelli: rischiano estinzione a causa del climate change

Alterando gli ecosistemi e distruggendo importanti habitat naturali, l’emergenza climatico-ambientale sta compromettendo le rotte migratorie dei volatili, così come il loro ciclo riproduttivo
Credit: Dastan Khdir
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10 marzo 2023 Aggiornato alle 11:00

L’inverno inglese sta progressivamente perdendo uno degli spettacoli più belli della natura, come le migrazioni di milioni di uccelli che ogni anno avvenivano in questo periodo. Fino a 20 anni fa circa 2 milioni di storni volavano nei cieli della località di Somerset nei mesi invernali. Ora la percentuale è crollata del 75%.

Anche altri gruppi di volatili - come anatre, oche e cigni - stanno scomparendo dai territori inglesi. A seguito di una serie di anni riproduttivi minori causati dalle estati più calde nell’Artico, il loro numero è diminuito di oltre il 70%: «Il calo del numero di cigni di Bewick è preoccupante. Guardare l’annuale “discesa dei cigni”, quando centinaia di cigni selvatici di Bewick arrivano in stormi vorticosi, è uno degli spettacoli naturali dell’inverno. È tragico rischiare perderlo», ha dichiarato a The Guardian la dottoressa Julia Newth della Wildfowl & Wetlands Trust.

Le due cause principali di questo declino sono strettamente connesse con l’emergenza climatica-ambientale. La continua alterazione dell’ecosistema e la distruzione degli habitat naturali hanno privato degli uccelli di un ambiente stabile in cui prosperare, mentre allo stesso tempo l’aumento delle temperature globali ha dato vita a un altro fattore chiamato short-stopping che riguarda le migrazioni invernali dei volatili lungo il Nord Europa.

Rispetto a qualche decade fa molti uccelli si fermano in anticipo lungo le rotte migratorie.

Questi stop rappresentano enormi rischi, in quanto un’improvvisa gelata comporta spesso un’elevata mortalità, specialmente fra gli uccelli più deboli e inesperti.

Inoltre, i cambi nei tempi di migrazione comportano problemi riguardo la coesistenza di più animali in uno stesso territorio: «In Europa, la presenza prolungata di uccelli tradizionalmente migratori potrebbe portare a una maggiore concorrenza per il cibo e per le risorse autunnali/invernali per le specie di uccelli residenti che non migrano.

Nel frattempo, nelle tradizionali destinazioni migratorie dell’Africa sub-sahariana, una riduzione del tempo nel processo migratorio potrebbe avere implicazioni per i servizi eco-sistemici come il consumo di insetti, la dispersione dei semi e l’impollinazione», ha affermato Kieran Lawrence, ricercatore della Durham University.

Questa combinazione di fattori ha comportato una spaventosa decimazione delle specie di volatili e una modificazione del loro ciclo vitale. Nel Regno Unito uno studio che ha analizzato 60 specie diverse ha rilevato che circa il 32% ha cambiato le proprie condizioni fisiche e nell’86% dei casi anche il tempo di cova delle uova, spesso anticipandolo di 12 giorni.

Invece negli Stati Uniti e Canada secondo il 2022 U.S. State of the Birds report negli ultimi 60 anni sono scomparsi 3 miliardi di uccelli e più della metà delle specie osservate sono in declino.

Analoghe condizioni si stanno verificando in Francia, dove la presenza degli uccelli è in netto declino, con un calo del 41% delle specie osservate in primavera negli ultimi 10 anni. Stanno progressivamente sparendo dai giardini uccelli come il merlo, la rondine domestica, il ciuffolotto o il verdone europeo.

Secondo Allain Bougrain-dubourg, presidente della Ligue pour la protection des oiseaux (Lpo), «il successo riproduttivo e la sopravvivenza dei giovani uccelli diminuisce di anno in anno, principalmente a causa del degrado del loro habitat, che riduce l’accesso alle risorse alimentari. Per salvare questi uccelli locali dovremo rivedere i nostri stili di vita».

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