Ambiente

Animali: il 48% delle specie è in declino

Lo attesta lo studio pubblicato sulla rivista Biological Reviews dai ricercatori Catherine Finn e Daniel Pincheira-Donoso, che sottolineano: «la biodiversità è sull’orlo di una crisi»
Credit: David Clode
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1 giugno 2023 Aggiornato alle 09:00

L’attività umana sta accelerando l’estinzione delle specie animali rispetto a quanto previsto in passato. Questo è il drammatico allarme lanciato da un nuovo studio scientifico pubblicato sulla rivista Biological Reviews dalla ricercatrice Catherine Finn e dal dottore Daniel Pincheira-Donoso, della School of Biological Sciences alla Queen’s University Belfast, e dalla dottoressa Florencia Grattarola della Czech University of Life Sciences Prague.

Il team di ricerca ha analizzato più di 71.000 specie di animali, dai mammiferi ai rettili, dai pesci agli insetti, valutando la crescita delle varie popolazioni esaminate. Secondo i dati, il 49% di queste specie è stabile, mentre il 48% è in declino e solo il 3% è in crescita.

Una serie di dati allarmanti che confermano l’accelerazione dei trend negativi: «Il problema con questa estinzione di massa in particolare è che sta accadendo troppo velocemente. Le specie non hanno abbastanza tempo per evolversi in modo da sostituire le altre specie. Quindi perdiamo e perdiamo e perdiamo e non vediamo il nostro ricambio», ha dichiarato il co-autore dello studio Daniel Pincheira-Donoso.

Inoltre, il team ha ribadito che «le nostre scoperte rafforzano l’avvertimento che la biodiversità è sull’orlo di una crisi di estinzione. Questo avrà ampie conseguenze ecologiche ed eco-sistemiche, dato che il funzionamento ecologico è gravemente influenzato dal declino della popolazione animale e dai conseguenti cambiamenti nella composizione di questa comunità».

L’erosione della biodiversità in corso sta colpendo tutte le aree del Pianeta, con un impatto maggiore nelle zone tropicali rispetto a quelle temperate. Gli habitat naturali sono sottoposti a crescenti processi di alterazione e distruzione causati dall’attività umana, dall’ingresso di specie invasive e da altri fattori collegati al peggioramento del cambiamento climatico. Le popolazioni più a rischio sono quelle anfibie, con il 63% delle specie che stanno declinando, mentre quelle dei rettili e dei pesci sono le più stabili.

Inoltre è stato scoperto che che il 33% delle specie classificate come “non a rischio” dalla Lista rossa dell’International Union for Conservation of Nature, in realtà presentano un trend declinante: «ciò che il nostro studio mostra non è se le specie siano attualmente classificate come minacciate o meno, ma piuttosto se le dimensioni della loro popolazione stiano diventando rapidamente e progressivamente più o meno piccole», ha affermato Pincheira-Donoso, secondo cui le tendenze al ribasso della popolazione animale nel tempo sono un precursore delle estinzioni.

Nonostante queste notizie negative, lo studioso della conservazione delle specie Stuart Pimm sottolinea che allo stesso tempo sono in corso una serie di progetti e iniziative per salvare gli animali a rischio: «Alcune specie sono in gravi difficoltà, ma non dobbiamo dimenticare che stiamo ottenendo molti successi con specie in via di estinzione. Ci sono alcuni aree in cui le cose sono davvero cupe, ma altre in cui le cose vanno molto meglio».

Inoltre ha ricordato che stanno venendo programmate una serie di azioni concrete per raggiungere l’obiettivo della Nazioni Unite che prevede di conservare il 30% dell’ecosistema terrestre e degli oceani entro il 2030.

La mancata protezione della biodiversità planetaria avrebbe conseguenze irreparabili per civiltà umana, dato che l’estinzione di massa del mondo animale genererebbe effetti a cascata scardinando gli elementi che consentono a 8 miliardi di persone di vivere sulla Terra.

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