Diritti

Russia, violenza sessuale: le donne sono in pericolo

Con l’invasione dell’Ucraina, c’è stato un aumento degli abusi fisici contro le cittadine russe, soprattutto da parte di chi torna dal fronte. Lo Stato, intanto, vuole limitare la libertà riproduttiva
Credit: Keenan Constance
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
20 settembre 2023 Aggiornato alle 15:00

569 giorni dopo l’invasione dell’Ucraina, “i diritti delle donne in Russia versano in una situazione catastrofica”. Lo ha ricordato la giornalista Olesia Krivtsova sul Barent Observer, in un lungo articolo in cui racconta come il livello di abusi contro le donne sia aumentato, con tantissimi casi di violenza sessuale e fisica da parte del personale militare di ritorno dall’Ucraina, mentre lo Stato è tornato a interessarsi ai loro diritti riproduttivi.

«A causa della guerra, il livello della violenza domestica è aumentato. Di norma, le persone che tornano da una zona di guerra sono molto traumatizzate fisicamente e psicologicamente. Tutto ciò si traduce in un aumento dei crimini contro le donne e i bambini all’interno della famiglia» ha spiegato Lilia Vezhevatova, coordinatrice di Feminist Anti-War Resistance. «Le donne non erano protette prima della guerra. Ora, lo sono ancora meno», le ha fatto eco un altro membro dell’associazione, Natalia Baranova, che nel 2022 il ministero della Giustizia russo ha riconosciuto come “agente straniero”.

La violenza contro le donne non è un’eccezione nell’esercito russo. Margarita, militare di stanza in Ucraina, ha raccontato ai giornalisti di Sever.Realii che gli agenti “abusano attivamente della loro posizione e costringono le donne dell’azienda medica ad avere rapporti sessuali. Se le donne rifiutano, sono costrette a dormire fuori dalle tende, a morire di fame e possono persino essere letteralmente fucilate”. Ammettere che le donne vengono uccise, stuprate e subiscono la violenza dei militari, però, è considerato un tentativo di screditare l’esercito.

Secondo le statistiche diffuse da Sever.Realii, il numero dei crimini contro l’integrità sessuale commessi dal personale militare russo è aumentato di 4,5 volte in 10 anni. Nel 2023, i tribunali militari russi, in 28 regioni, hanno trattato 64 casi di crimini a sfondo sessuale. Un valore leggermente inferiore a quello del 2022, ma comunque superiore a quello prebellico.

Ma l’attacco ai diritti delle donne e alla loro incolumità non è limitato alla violenza sessuale. Dal momento dell’invasione, il Paese ha iniziato a perseguitare chi si batte per i diritti delle donne russe (come la regista teatrale Yevgenia Berkovich e la drammaturga Svetlana Petriychuk, arrestate perché sospettate di “giustificare il terrorismo” e promuovere “l’ideologia del femminismo radicale”) e cerca di restringere la libertà riproduttiva.

L’obiettivo dichiarato è risolvere la crisi demografica (accentuata dalle gravi perdite umane dovute alla guerra) invitando le donne a fare “figli, non carriera”: la gravidanza, ha spiegato il ministro Mikhail Murashko sarebbe una “responsabilità” delle donne. Per la prima volta, il Governo russo sembra allineato alla Chiesa Ortodossa nel desiderio di bandire l’aborto.

All’inizio del 2023, il patriarca Kirill ha proposto alla Duma di Stato di escludere gli aborti dall’assicurazione medica obbligatoria: “È giunto il momento di rimuovere legalmente l’aborto dall’elenco dei cosiddetti servizi che consentono ai commercianti di medicinali di trarre profitto dal dolore”. Murashko ha detto di essere favorevole a “controlli rigorosi” sulla vendita delle pillole abortive nelle farmacie e al divieto di praticare aborti nelle cliniche private.

Intanto, mentre la Repubblica di Mordovia è stata la prima regione della Federazione russa ad aver introdotto il “reato d’influenza all’aborto”, il numero di pillole vendute ha toccato vette mai raggiunte prima. Nel 2022 sono stati venduti 1,4 milioni di farmaci abortivi, secondo i dati della società di consulenza RNC Pharma, e 2,2 milioni di pillole contraccettive d’emergenza: è un aumento del 60% e del 53% rispetto all’anno precedente.

Leggi anche
Guerra
di Andrea Giuli 3 min lettura