Diritti

Argentina, dove le donne russe incinte iniziano una nuova vita

Molte famiglie sono emigrate a Buenos Aires per far nascere i propri figli, così da garantire ai bambini la cittadinanza immediata. Per i genitori, invece, la residenza temporanea e il permesso di lavoro
Credit: Kalea Jerielle
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
28 febbraio 2023 Aggiornato alle 08:00

A quasi 13.000 chilometri di distanza dalla Russia c’è una destinazione che migliaia di donne incinte hanno scelto per costruire una nuova vita lontano dal proprio Paese d’origine, responsabile dell’invasione della vicina Ucraina in nome di una “operazione militare speciale” che dura, ormai, da più di un anno. Nel 2022 l’Argentina, secondo i dati sull’immigrazione diffusi dal Governo, ha accolto circa 22.200 russi, che hanno compiuto questo difficile viaggio per dare alla luce i propri figli in terra sudamericana e fare di loro dei cittadini argentini, ricevendo per sé la residenza temporanea e i permessi per poter lavorare lì. A gennaio del 2023 ne sono arrivati 4.500, circa 4 volte la cifra registrata nello stesso periodo dello scorso anno.

«È un biglietto per tutta la famiglia per essere al sicuro dal governo russo», ha detto la trentunenne Polina Schteiner al quotidiano statunitense Wall Street Journal: lei e suo marito si sono trasferiti con il figlio di 2 anni a Bangkok prima di optare per il Sud America, dove sono arrivati prima dell’estate del 2022. Aspettano il secondo bambino, che dovrebbe nascere a giorni: avere un figlio argentino, spiega l’agenzia di stampa Associated Press, velocizza l’iter per l’ottenimento del permesso di soggiorno da parte dei genitori e, dopo soli 2 anni, del proprio passaporto, che dà la possibilità di viaggiare in Europa senza visto (cosa che non è permessa ai russi): la residenza temporanea permette, infatti, di iniziare il processo per ottenere la cittadinanza.

A metà febbraio, dall’inizio dell’anno, circa 11.400 uomini e 10.777 donne di classe medio alta sono arrivati in Argentina: i primi sfuggiti alla mobilitazione dell’esercito russo, le seconde in una fase avanzata della gravidanza. Anche se non ci sono dati precisi su quante fossero incinte, i funzionari argentini hanno riferito che il numero di donne che arrivano al 3° trimestre di gravidanza è sempre più alto. «Lo si vede dai voli in arrivo», ha spiegato in una conferenza stampa Florencia Carignano, a capo della Direzione Nazionale delle Migrazioni, agenzia del Ministero dell’Interno per l’applicazione della normativa sull’immigrazione. «Abbiamo rilevato che non vengono per fare turismo, vengono per fare figli», ha sottolineato. Quest’anno, secondo il ministero della Salute di Buenos Aires, il 23% dei nati registrati fino a metà febbraio sono figli di donne russe.

Anche se non è chiaro quantificare le donne che hanno lasciato la Russia per partorire altrove nell’ultimo anno, la questione è abbastanza grande da aver spinto i legislatori di Mosca a chiedersi se le persone che scelgono di partorire all’estero debbano essere private ​​del fondo di maternità che ricevono tutte le madri russe, spiega l’Associated Press: circa 7.500 euro per il primo figlio e quasi 10.000 euro per il secondo. Ma il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto che non è affatto in discussione.

Asya Davydova, 40 anni, è arrivata a dicembre dello scorso anno e la sua gravidanza scadrà a maggio: «Abbiamo scelto l’Argentina perché era il Paese più facile per il mio bambino per ottenere un altro passaporto. Quando siamo arrivati qui, abbiamo abbandonato l’idea di tornare in Russia o di andare in un altro Paese», ha spiegato al Wall Street Journal. Alcuni prendono il volo della compagnia aerea etiope Ethiopian Airlines, che costa circa 2.500 dollari e, anche se acquistano andata e ritorno, spesso sfruttano solo la prima.

La vertiginosa inflazione nel Paese e la sua travagliata storia economica non hanno smorzato l’entusiasmo dei russi per un Paese che storicamente è una grande meta per chi proviene dall’Europa (in particolare da Italia e Spagna) e, più di recente, anche da Bolivia, Paraguay e Venezuela. E anche se la permanenza in Argentina non è facile, chi atterra dice di non voler crescere i propri figli in Russia, nonostante non conoscano la lingua, vivano in un Airbnb e il caldo afoso della capitale argentina sia uno shock per chi proviene da temperature che vanno sotto lo zero. Molti si affidano alle numerose agenzie, come RuArgentina, che per qualche decina di migliaia di euro offrono una consulenza sul parto e le aiutano a trasferirsi in Argentina.

Il passa-parola avviene anche sui social. Sull’app di messaggistica Telegram esistono gruppi che riuniscono migliaia di persone accomunate da un unico obiettivo: raggiungere l’Argentina (ed eventualmente partorirvi). I membri condividono varie informazioni utili su ospedali, costo della vita, norme sull’immigrazione, lavoro. Ma non tutti decidono di rimanere: alcuni, dopo aver ricevuto i documenti desiderati, se ne vanno. I funzionari argentini stimano che più della metà dei russi entrati nel Paese nell’ultimo anno, ovvero 13.134, sono già ripartiti. E 6.400 sono donne.

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