Ambiente

Incendi boschivi: la soluzione è tornare alle tecniche aborigene?

L’antico “cultural burning” degli indigeni australiani viene oggi insegnato per imparare a creare fiamme “controllate” che agiscano solo sul sottobosco
Credit: Lux Blue/Shutterstock
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15 settembre 2023 Aggiornato alle 15:00

L’estate 2023, come quasi ogni annata, ha portato con sé incendi ovunque: in Italia, dalla Sicilia alla Sardegna, ma anche in Canada o alle Hawaii. Eppure nel mondo prende piede una soluzione che nasce dal passato e viene dall’Australia.

Il Paese, infatti, vive ora il suo inverno temendo la stagione degli roghi boschivi, dopo i disastri degli anni scorsi, ma esiste una soluzione “tradizionale”: è il cultural burning, un’antica tecnica di gestione delle fiamme utilizzata dalle comunità indigene e tramandata dalla notte dei tempi.

In estrema sintesi si tratta di far bruciare solamente il sottobosco, mentre il fumo scorre libero lungo le cime degli alberi: gli aborigeni considerano la loro chioma come qualcosa di sacro, da tutelare e venerare. È una sorta di combustione “a freddo”, che resta sotto il controllo di chi la innesca. Tradizionalmente veniva messa in pratica per eliminare la boscaglia fitta e dannosa dal terreno.

Reuters ha dedicato un intero articolo a questo metodo, che attualmente viene insegnato dalla Jagun Alliance Aboriginal Corporation.

Il suo merito principale è proprio quello di ridurre sensibilmente i pericoli legati agli incendi. D’altra parte il cultural burning agisce su parti ridotte di vegetazione, resiste ai momenti più freddi della giornata come la sera, protegge le piante e gli alberi anziani, oltre a permettere ad animali e uccelli di allontanarsi facilmente dal calore.

La comunità Jagun, finanziata dalla National Emergency Management Agency del governo, è specializzata al punto da organizzare 20 workshop incentrati sul controllo degli incendi boschivi.

Recentemente è intervenuta nel Nuovo Galles del Sud e precisamente nella località rurale di Billen Cliffs Village, dove i residenti all’inizio di agosto hanno chiesto di assistere alla preparazione del “fuoco culturale”, mostrando una buona partecipazione alle curiose lezioni.

D’altra parte, grazie alla sua utilità ed efficacia, questa tecnica secolare negli ultimi tempi ha vissuto una rinascita e adesso potrebbe ottenere un ulteriore ritorno di popolarità, visto che le previsioni meteo disegnano per l’Oceania un’estate rovente e quindi con un notevole rischio di incendi, mentre il riscaldamento globale continua ad aumentare.

Questa area non dimentica la stagione 2019-2020 e la maledetta “estate nera” in cui le fiamme hanno devastato un’area boschiva corrispondente addirittura alle dimensioni della Turchia.

Tra chi ha chiesto aiuto a Jagun, alla vigilia dell’imminente “bella stagione”, ci sono anche i proprietari terrieri che in quei mesi hanno perso gran parte della produzione. Ci sono beni green come la mulga (Acacia aneura) e il legno di sandalo da salvare.

Intanto l’Aboriginal Cultural Heritage Act, che tutela il patrimonio tradizionale delle comunità indigene, è stato ritirato. Così nel Paese si continua a discutere dei diritti degli aborigeni, anche attraverso un referendum che il prossimo 14 ottobre stabilirà se i popoli nativi avranno un loro organo consultivo.

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