Diritti

Truffe online: anche chi cerca lavoro tra le vittime

Finti recruiters che pubblicano falsi annunci solo per arrivare a estorcere denaro al candidato o rubare informazioni personali. Quasi due terzi degli utenti britannici di LinkedIn sono stati presi di mira
Credit: Good Faces
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
20 settembre 2023 Aggiornato alle 13:00

100 candidature inviate al secondo, solo su LinkedIn. Quello delle offerte di lavoro online è un mercato enorme in cui si muovono ogni giorno milioni di persone. Utopico, quindi, pensare che non possa attrarre l’attenzione dei truffatori.

Anche il fenomeno delle truffe attraverso annunci di lavoro (sul social media dei professionisti, LinkedIn, ma anche attraverso siti di recruiting autorevoli) è in rapida espansione e colpisce un numero sempre più ampio di persone; per l’Fbi è una minaccia per gli utenti e per le piattaforme.

Secondo la ricerca della società di sicurezza NordLayer, quasi due terzi degli utenti britannici di LinkedIn sono stati presi di mira da annunci o recruiters fasulli che puntavano ai loro dati o direttamente ai loro soldi. In che modo? La tattica più comune è creare un profilo falso: solo lo scorso anno, il social ne ha rimossi oltre 32 milioni.

I falsi recruiters sono individui o organizzazioni che apparentemente sembrano legittimi ma che cercano, in realtà, di rubare informazioni personali, denaro o coinvolgere gli utenti in attività fraudolente, utilizzando tattiche ingannevoli come offerte di lavoro fasulle o fingendo di essere aziende riconosciute a livello internazionale o responsabili delle risorse umane, per inviare offerte di lavoro non richieste. Molte di queste truffe includono termini come “mystery shopper” o “lavoro da casa”.

«Ricevi un’offerta di lavoro con alcune informazioni di base che sembrano molto interessanti, e c’è un link dove dicono che se clicco, vedrò una presentazione con i dettagli dell’organizzazione e del ruolo lavorativo - ha spiegato alla Bbc Jedrzej Pyzik, consulente di reclutamento di fTeam - Quindi, dopo aver fatto clic sul collegamento, di solito c’è una sorta di pagina di destinazione in cui ti richiedono di scaricare qualcosa, accedere e fornire dettagli personali: questa è la [truffa] più comune che abbia mai incontrato».

I falsi recruiters possono guadagnare in base al numero di CV, email e numeri di telefono che riescono a raccogliere: per questo, inviano messaggi spam alle persone in cerca di lavoro con false offerte, così da poter estrarre da loro quante più informazioni personali possibile. In questo modo, i truffatori raccolgono dati che possono essere non solo rivenduti a terzi, ma anche utilizzati per rubare l’identità della persona in cerca di lavoro o per aprire conti bancari, richiedere credito a suo nome.

Un’altra truffa frequente punta a estorcere direttamente denaro alle vittime, chiedendo ai candidati che hanno superato la selezione di anticipare dei soldi con la promessa che saranno rimborsati. Questo tipo di strategia è appunto conosciuta come “truffa dell’acconto anticipato”. Per convincere le vittime, viene detto loro che il pagamento in anticipo è necessario per coprire costi legati all’assunzione come la formazione, controlli sulla fedina penale, spese di viaggio o visti o attrezzature, ma che, una volta iniziato il lavoro, l’intero importo sarà risarcito via assegno (scoperto). Ovviamente, una volta ricevuto il denaro non ci sarà più alcun contatto.

Il problema degli annunci di lavoro falsi, in particolare quelli finalizzati all’estorsione di denaro, è particolarmente diffuso tra studenti e neolaureati: secondo la società di sicurezza Proofpoint, negli ultimi mesi una serie di truffe ha preso di mira gli studenti universitari statunitensi, per lo più offrendo posti di lavoro nei settori delle bioscienze, della sanità e della biotecnologia, contattandoli direttamente via email. Attraverso indirizzi di posta che imitavano organizzazioni autentiche, i fake recruiters convincevano i candidati a pagare in anticipo le apparecchiature informatiche, fornendo loro un assegno falso che avrebbe dovuto coprire i costi.

«Gli studenti potrebbero essere più aperti a lavori flessibili e remoti svolti esclusivamente tramite Internet, e gli studenti internazionali potrebbero non riconoscere segnali rivelatori di email fraudolente come le persone di madrelingua inglese», suggerisce Selena Larson, analista senior di Threat Intelligence di Proofpoint.

Il lato più pericoloso e oscuro delle truffe di lavoro online, però, è la “strategia della pesca (fishing)” per avvicinare le vittime di e-trafficking. I criminali pubblicano falsi annunci di lavoro sui social media e su siti web affidabili o, addirittura, creano falsi siti web dedicati agli annunci di lavoro, spesso con chat dal vivo con agenzie di lavoro finte. I trafficanti incoraggiano le potenziali vittime a stabilire il primo contatto, catturandole nella rete della violenza e dello sfruttamento grazie alla promessa di un futuro migliore e a portata di click.

Come proteggersi? Ecco alcuni aspetti a cui fare attenzione quando si valutano annunci di lavoro condivisi su LinkedIn o altri portali di rectruiting e, soprattutto, quando si viene contattati direttamente in merito a un posto vacante:

- il colloquio avviene via messaggi o chat online;

- il messaggio contiene errori di ortografia o errori grammaticali;

- i recruiters chiedono le tue informazioni personali o numeri di conto bancario;

- per ottenere il lavoro devi inviare del denaro.

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