Diritti

Che cos’è l’e-trafficking

La diffusione dei mezzi digitali ha favorito non solo le attività legali ma anche quelle illecite. Come la digitalizzazione della tratta di esseri umani
Credit: Vadim Bogulov
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
17 agosto 2022 Aggiornato alle 21:00

Inevitabilmente (e prevedibilmente) la diffusione dei mezzi digitali – che hanno avuto un vero e proprio boom durante la pandemia – ha favorito non solo le attività legali, come lo smartworking e le connessioni interpersonali, ma anche quelle illegali, che hanno potuto crescere esponenzialmente grazie alla diffusione di connessioni Internet veloci e dispositivi wireless.

La digitalizzazione della tratta di esseri umani, che prende il nome di e-trafficking, è una di queste.

Non si tratta di una nuova attività criminale né di un nuovo tipo di cybercrime, ma dell’integrazione delle tecnologie digitali negli schemi già esistenti di tratta di esseri umani.

Detto in parole povere, i trafficanti hanno imparato come sfruttare i mezzi messi a disposizione dal web per trovare nuove prede.

Poiché la tratta è un reato, la tratta informatica non è solo coperta dagli strumenti giuridici internazionali ed europei contro il traffico di esseri umani, ma è stata affrontata anche dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, che rappresenta il primo strumento internazionale vincolante sui reati commessi tramite internet e reti online.

Contrariamente a quello che potremmo pensare, la maggior parte delle attività criminali su Internet non si svolge in ambienti virtuali strani e crittografati – come il misterioso “deep web” – ma alla luce del sole, su siti web tradizionali, forum, piattaforme di social media, servizi di condivisione video, applicazioni di messaggistica istantanea.

L’e-trafficking non fa eccezione: dalle app di appuntamenti agli annunci di lavoro, i trafficanti di esseri umani hanno iniziato a nascondersi tra le spire del web per allargare i loro network e poter colpire un numero sempre maggiore di potenziali vittime.

Secondo la definizione del protocollo delle Nazioni Unite, con “traffico di essere umani” si intende il “reclutamento, trasporto, trasferimento, accoglienza o accoglienza di persone, mediante minaccia o uso della forza o altre forme di coercizione, rapimento, frode, inganno, abuso di potere o di posizione di vulnerabilità o donazione o ricevere pagamenti o benefici per ottenere il consenso di una persona che ha il controllo su un’altra persona, a scopo di sfruttamento. Lo sfruttamento comprende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, lavoro o servizi forzati, schiavitù o pratiche simili alla schiavitù, servitù o prelievo di organi o altri tipi di sfruttamento».

Secondo un report di Free2Link, piattaforma che mira a unire e formare i professionisti che lottano contro la tratta di esseri umani, nonostante la tratta sia un fenomeno trasversale, le vittime femminili continuano a essere obiettivi primari e rappresentano il 65% delle vittime a livello mondiale: nel 2018, il 46% delle vittime erano donne e il 19% ragazze.

Inoltre, tra il 2004 e il 2018, è stato osservato un aumento del numero di minori, passato dal 13% al 34% delle vittime rilevate.

La maggior parte delle vittime è ancora oggetto di tratta a scopo di sfruttamento sessuale (50% del campione globale) mentre la seconda forma di sfruttamento consiste nel lavoro forzato, che colpisce circa il 38% delle vittime.

Secondo il report, internet, i social media e le applicazioni mobili hanno notevolmente impattato il modo in cui operano i gruppi criminali coinvolti nella tratta di esseri umani internazionale.

La tecnologia, infatti, ha ampliato la capacità dei criminali di trafficare esseri umani per diversi tipi di sfruttamento e ha acquisito un ruolo di primo piano nel reclutamento delle vittime.

Non solo: internet e altre tecnologie di telecomunicazione hanno aumentato i profitti di alcuni tipi di mercati, come l’industria del sesso, offrendo ai trafficanti opportunità senza precedenti.

Ciascuno dei tre elementi fondamentali della tratta di esseri umani (azione, mezzi e finalità), può essere commesso in modo “cyber”, ma questo non è che uno degli aspetti con cui il mondo virtuale

favorisce i trafficanti di esseri umani.

Le comunicazioni crittografate, infatti, aiutano a salvaguardare l’anonimato, così come la possibilità di reclutare le vittime senza interazione diretta faccia a faccia, riducendo il rischio di essere identificati e scoperti dalle forze dell’ordine.

Anche i social media rappresentano una grande risorsa per i gruppi che gestiscono la tratta: i profili social, infatti, vengono utilizzati per identificare e controllare le nuove vittime.

In primo luogo, sono impiegati per effettuare una selezione preliminare, analizzando il background degli utenti condiviso sui social network.

In secondo luogo, vengono utilizzati come arma psicologica, soprattutto per minacciare le vittime di revenge porn, promettendo di diffondere online materiale compromettente se non riescono o si rifiutano di soddisfare le loro richieste.

Le vittime sono selezionate in base alla loro caratteristiche, come il livello di vulnerabilità e la loro situazione economica sociali ed emotiva, che potrebbe renderle più o meno suscettibili allo sfruttamento.

Grazie ai social, i trafficanti possono non solo raccogliere le informazioni personali delle vittime e valutarne la situazione personale, ma anche avvicinarle per costruire relazioni.

Si parla in questo caso di una strategia detta della “caccia” (hunting), che si differenzia da quella della “pesca” (fishing).

Nel secondo caso, i criminali pubblicano falsi annunci di lavoro sui social media e su siti web affidabili o, addirittura, creano falsi siti web dedicati agli annunci di lavoro, spesso con chat dal vivo con false agenzie di lavoro.

I trafficanti inseriscono annunci accessibili a tutti, pubblicando le offerte di lavoro sui social media, offrendo lavori ben pagati e incoraggiando le potenziali vittime a stabilire il primo contatto con i criminali.

Le tecnologie di Internet, però, non hanno solo offerto nuove strategie, ma hanno anche permesso ai trafficanti di superare le distanze geografiche, utilizzando il “cyberspazio” per connettersi con le vittime, senza richiedere necessariamente il loro trasporto fisico. Inoltre, le vittime non hanno più bisogno di un luogo fisico fisso per essere ospitate.

La rivoluzione digitale, per le vittime di tratta, ha significato prevalentemente aumento della commercializzazione e dello sfruttamento. Anche se questo è valido per tutte le attività illegali, la tratta a fini sessuali rappresenta il settore il cui l’impatto della tecnologia ha avuto gli effetti maggiori, colpendo donne e ragazze, che abbiamo visto costituire la maggior parte delle vittime di questo tipo di tratta.

Le potenzialità offerte dal web sono state utilizzate dai trafficanti durante ogni fase dello sfruttamento sessuale, dal reclutamento alla pubblicità delle vittime, fino al ricatto con foto e video o al controllo dei loro movimenti. Secondo la ricerca Surf and Sound of E-Crime – che ha analizzato il ruolo di Internet nel traffico di migranti e nella tratta di esseri umani in Bulgaria, Romania Regno Unito e Italia – il traffico sessuale è ormai quasi completamente identificabile con l’e-trafficking, un metodo di reclutamento che ha ampliato la platea di potenziali vittime, aumentando il numero di nazionalità delle vittime e facendo abbassare la loro età.

Secondo i ricercatori, in Italia i social network sono molto utilizzati dai trafficanti, in particolare Facebook, seguito da Instagram.

Oltre che attraverso il dark o deep web – pieno di mercati reali dove un cliente può “comprare” minori attraverso una catena di anonimi mediatori che appartengono a reti di rapitori e sfruttatori – il reclutamento online viene spesso effettuato offrendo lavoro in Europa e promettendo di gestire tutte le questioni relative al viaggio e ai documenti necessari.

I criminali attirano le potenziali vittime – soprattutto donne giovani e nubili, maggiorenni o quasi – sui social network e in seguito approfondiscono il rapporto tramite applicazioni di messaggistica

come Messenger, stabilendo una relazione virtuale basata su false aspettative e promesse di un futuro migliore.

Un futuro che non coinvolge solo l’orizzonte lavorativo: oltre che come datori di lavoro, i trafficanti si fingono anche potenziali fidanzati, uomini facoltosi in cerca di moglie: per questo possono arrivare a organizzare finti matrimoni e inviare regali o denaro per convincere la potenziale vittima a partire per l’Europa.

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