Ambiente

G20 indiano: un vertice distratto su clima ed emissioni

I leader arrivano a fatica a una dichiarazione finale congiunta, senza peraltro decidere un termine per liberarci dai combustibili fossili
Credit: ANSA/ FILIPPO ATTILI
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12 settembre 2023 Aggiornato alle 07:00

I leader mondiali, riuniti al G20 in India, continuano a essere timidi e astratti nei confronti della lotta ai cambiamenti climatici. Così mancano azioni concrete che sarebbero sempre più necessarie.

Le maggiori potenze economiche della Terra non sono riuscite a stabilire una data entro la quale mettere fine all’utilizzo dei combustibili fossili. E le emissioni inquinanti non si fermano.

Il summit di New Delhi si è svolto questo week-end in un contesto storico-politico particolare, con la guerra in Ucraina in primo piano e due assenze di peso: il presidente russo Vladimir Putin è stato sostituito dal ministro degli Esteri Lavrov mentre al posto del presidente cinese Xi Jinping c’era il premier Li Qiang.

Nonostante le circostanze difficili, il primo ministro indiano Narendra Modi ha strappato una dichiarazione finale, ottenuta grazie alla faticosa mediazione che gli sherpa hanno portato avanti nottetempo: d’altra parte se l’evento si fosse concluso senza questo atto, seppure con un compromesso al ribasso, sarebbe stato clamoroso.

Nelle conclusioni gli Stati dichiarano che intendono triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030 e che a questo scopo è fondamentale incrementare gli investimenti, anche per poter rispettare l’accordo di Parigi, ovvero limitare il riscaldamento globale a 2°C.

Gli impegni però restano sulla carta: ci sono le parole ma latitano i fatti. Il dato lampante è proprio questo: i leader non menzionano date entro cui azzerare i combustibili fossili.

Semplicemente le 20 potenze mondiali, che rappresentano l’80% delle emissioni globali di gas serra, riconoscono l’importanza di «accelerare gli sforzi verso l’eliminazione graduale dell’energia a carbone».

A niente è servito il rapporto delle Nazioni Unite che ha definito l’addio ai combustibili fossi come indispensabile per ridurre le emissioni.

Tutto sommato è stato un G20 in cui la crisi climatica e la transizione energetica figuravano tra gli argomenti sul tavolo ma, come spesso accade, non hanno recitato la parte dei protagonisti. Molti delegati hanno sottolineato come le discussioni siano risultate inefficaci. In quest’ottica sembra poco impattante anche l’intesa sulla Global Biofuel Alliance, un’iniziativa che vorrebbe dare una spinta alla diffusione e quindi all’uso dei biocarburanti in tutto il globo.

Tra le prese di posizione più nette c’è quella del presidente francese Emmanuel Macron, che alla fine del vertice ha affermato: «Non siamo sulla buona strada. Bisogna moltiplicare gli impegni, anche nel G20, che è un attore fondamentale. Sono insufficienti. Sono molto preoccupato per la mentalità che inizia a regnare anche nel G20 sul clima: c’è un discorso troppo facile da parte di alcuni Paesi emergenti, secondo il quale solo i Paesi ricchi avrebbero responsabilità».

Macron ha chiosato: «Dobbiamo tutti uscire, il più rapidamente possibile, dal carbone, molto più velocemente di oggi e accelerare l’uscita dagli idrocarburi, senza ipocrisie».

Parallelamente è arrivato l’annuncio con cui il presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni ha rilanciato il cosiddetto Piano Mattei: «Destineremo all’Africa oltre il 70% del Fondo Italiano per il clima. Significa 3 miliardi di euro nei prossimi 5 anni, equamente destinati a iniziative di mitigazione e adattamento». La notizia ha accompagnato lo storico ingresso nel G20 dell’Unione Africana, ora membro permanente.

Il testimone passa dunque alla Cop28, il vertice Onu sul clima in programma a fine anno a Dubai, e poi al Brasile che ospiterà il G20 nel 2024.

Il presidente Lula ha sottolineato: «Il pianeta stia affrontando un’emergenza climatica senza precedenti» a causa dell’assenza di un reale impegno per l’ambiente: «Siccità, inondazioni, tempeste e incendi stanno diventando sempre più frequenti».

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