Ambiente

Addio al fossile? No, i Paesi G20 continuano a investirci denaro pubblico

Secondo il report dell’Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile nel 2022 tra sussidi e investimenti il comparto fossile è stato finanziato per la cifra record di 1,4 trilioni di dollari
Credit: Via glasgowlive.co.uk
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24 agosto 2023 Aggiornato alle 09:00

In direzione ostinata e contraria a quanto promesso. Nel tentativo di affrontare la crisi climatica, i cui effetti sono stati ben evidenti in tutto il Pianeta questa estate, i leader dei Paesi del G20 da tempo parlano della necessità di investire in tecnologie rinnovabili e abbandonare il comparto del fossile, responsabile delle emissioni.

Intenti che per ora sono soltanto a parole dato che, secondo un report diffuso dall’Iisd, think tank noto come Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile, lo scorso anno i Paesi G20 hanno investito con livelli record di denaro pubblico proprio nei combustibili fossili, nonostante avessero promesso di ridurre questo tipo di finanziamenti.

In carbone, petrolio e gas le venti maggiori economie mondiali hanno investito la cifra record di 1,4 trilioni di dollari nel 2022, mentre soltanto pochi mesi prima (alla Cop26 di Glasgow per esempio) avevano promesso di ridurre i sussidi legati al fossile. Non una buona notizia dunque per un mondo che cerca di adattarsi e di mitigare gli effetti della crisi del clima dovuta alle attività antropiche. Il report è uscito poco prima dell’incontro G20 previsto a Delhi in India e dove si tornerà a parlare di clima in direzione poi della Cop27 a novembre a Dubai.

Per Tara Laan dell’Iisd e autrice del report «questi dati ricordano duramente le enormi quantità di denaro pubblico che i governi del G20 continuano a riversare nei combustibili fossili, nonostante gli impatti sempre più devastanti del cambiamento climatico».

Nel dettaglio, secondo il rapporto i governi hanno abbassato ulteriormente i prezzi sostenendo i produttori di combustibili fossili e i loro clienti con denaro pubblico e lo scorso anno i Paesi del G20 hanno fornito ai combustibili fossili “circa 1 trilione di dollari in sussidi, 322 miliardi di dollari in investimenti da parte di imprese statali e 50 miliardi di dollari in prestiti da parte di istituzioni finanziarie pubbliche”.

Valori molto più alti rispetto a quelli del 2019. In parte, la “giustificazione” di tali investimenti è legata al costo della vita cresciuto, alle ripercussioni della pandemia e dell’invasione russa in Ucraina con conseguente crisi energetica. L’Iisd sostiene però che fissando una carbon tax più elevata (25-75 dollari per tonnellata di gas serra) i governi del G20 potrebbero raccogliere 1 trilione di dollari in più all’anno e ha inoltre invitato i leader “a porre fine ai sussidi ai combustibili fossili nei Paesi ricchi entro il 2025 e negli altri entro il 2030”.

Come conclude Laan, «le società di combustibili fossili che hanno ottenuto profitti record durante la crisi energetica dello scorso anno e hanno poco incentivo a modificare i loro modelli di business in linea con ciò che è necessario per limitare il riscaldamento globale, ma i governi hanno il potere di spingerli nella giusta direzione».

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