Diritti

Il Premio Nobel Muratov “è un agente straniero”. Lui fa ricorso

Il giornalista di Novaya Gazeta che si è temporaneamente dimesso dal ruolo di caporedattore del periodico russo indipendente è stato aggiunto alla lista di persone che per le autorità agiscono contro gli interessi statali
Dmitry Muratov
Dmitry Muratov Credit: Sergey Pono marev, The New York Times/Contrasto
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
5 settembre 2023 Aggiornato alle 15:00

Dmitry Muratov non ci sta. Dopo che le autorità russe l’hanno inserito nell’elenco degli “agenti stranieri”, il giornalista e co-vincitore del Premio Nobel per la Pace 2021 ha lanciato un ricorso legale contro il ministero della Giustizia russo. E, intanto, mentre è in corso il procedimento legale, ha deciso di dimettersi temporaneamente dal ruolo di caporedattore di Novaya Gazeta, il periodico russo indipendente per cui scriveva la giornalista Anna Politkovsaja, uccisa a Mosca il 7 ottobre 2006 per le sue inchieste sugli abusi perpetrati durante la guerra in Cecenia.

La notizia è apparsa nella newsletter della testata ed è stata ricondivisa su Telegram lunedì dalla giornalista russa Arina Borodina: “Naturalmente, eravamo pronti da tempo alla dichiarazione di Muratov come ‘agente straniero’”. Su sua richiesta, il comitato di redazione ha sospeso le sue funzioni da caporedattore per tutta la durata del processo, nominando al suo posto il collega Sergei Sokolov, già vice caporedattore del giornale.

Novaya Gazeta specifica che il ministero della Giustizia “non ha accusato Muratov di finanziamenti stranieri o di essere caduto sotto l’influenza corruttrice di qualcuno. È stato accusato di ‘aver formato un’opinione negativa sulla politica interna ed estera della Russia’. Giusto. Per le opinioni e le convinzioni! Questo è, infatti, per il rispetto dell’articolo 29-1 della Costituzione russa”, che garantisce la libertà di pensiero e di parola a tutti i cittadini. Il presidente della Fondazione Nobel Berit Reiss-Andersen ha detto all’AFP che è «triste che le autorità russe stiano ora cercando di metterlo a tacere. Le accuse contro di lui sono motivate politicamente».

La redazione continuerà “a sviluppare il nostro sito web, i canali telegram e YouTube, la pubblicazione di mailing e libri e la produzione dei nostri già famosi documentari. Torneremo a un’edizione limitata (999 copie) dell’edizione cartacea del giornale, prevediamo di rilanciare il New Story Newspaper (999 copie, solo tra i collaboratori) e produrremo il giornale in formato PDF”. Muratov, specificano, “è stato dichiarato un ‘agente straniero’ come individuo; il lavoro della redazione di Novaya Gazeta non cambierà. Ma al primo segnale di minaccia, metteremo fine alla nostra partnership finanziaria [con Muratov]. Per quanto riguarda la nostra partnership umana, continueremo a goderne”. Negli smartphone, dicono i giornalisti, “esiste una funzione di sicurezza per gli utenti: la ‘scomparsa dei messaggi’. Noi non stiamo scomparendo. Stiamo scrivendo insieme una storia diversa, umana”.

Il termine “agente straniero” può essere applicato a chiunque il Governo ritenga soggetto a “influenza straniera”. Coloro che vengono aggiunti alla lista, che secondo Novaya Gazeta comprende 674 persone e organizzazioni “indesiderate”, hanno varie restrizioni finanziarie e professionali sulle loro attività. Nonostante i 2 status siano molto diversi tra loro, spiega il progetto mediatico indipendente per i diritti umani OVD-info, “entrambi sono discriminatori e vengono utilizzati per reprimere coloro che sono scomodi alle autorità”.

L’appartenenza all’elenco impone pesanti vincoli amministrativi, richiede che siano rese pubbliche le fonti di finanziamento e obbliga a contrassegnare con un tag tutte le pubblicazioni, compresi i post sui social media. Il mancato adempimento degli obblighi imposti può comportare multe multimilionarie e la responsabilità penale del fondatore o partecipante di un’organizzazione no-profit.

La legge sugli agenti stranieri è entrata in vigore il 21 novembre 2012: da allora, spiega Amnesty International Italia, “centinaia di organizzazioni non governative che ricevevano fondi dall’estero hanno subito una profonda riduzione delle donazioni, danni alla reputazione e intimidazioni e procedimenti giudiziari nei confronti dei loro esponenti”. Questa norma fa parte di una serie di leggi che il Cremlino utilizza per mettere a tacere i critici e le organizzazioni definite “indesiderabili”.

Da quando la Russia ha dato il via a quella che Mosca ha definito “l’operazione militare speciale”, ovvero l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, il ministero della Giustizia ha ampliato in modo significativo la sua lista di “agenti stranieri”, utilizzando questo strumento per colpire anche persone e organizzazioni che criticano o mettono in discussione pubblicamente la guerra.

Novaya Gazeta ha sospeso la pubblicazione nel 2022, dopo che le autorità hanno imposto al giornale dure sanzioni per aver screditato le azioni dell’esercito russo in Ucraina. Da allora, gran parte del team ha lasciato la Russia e ha fondato una nuova pubblicazione in Lettonia, Novaya Gazeta Europe. Chi è rimasto ha iniziato ad aggiornare la pagina web di Novaya Gazeta poco dopo, spingendo il censore federale russo Roskomnadzor a revocare la licenza mediatica e a bloccare l’accesso al sito in Russia.

A giugno del 2022 la Corte europea dei diritti umani ha condannato la Russia per aver promulgato la legge sugli “agenti stranieri”, stabilendo che Mosca dovrà risarcire 292.000 euro per danni economici e altri 730.000 per danni morali a 73 associazioni che hanno fatto ricorso. Secondo la Cedu la legge in questione ha violato il diritto alla libertà d’associazione e di riunione, oltre al principio della libertà d’espressione, specificando che non si tratta di una legge “necessaria in una società democratica”.

Dal 2000, oltre alla già citata Anna Politkovskaya, Novaya Gazeta conta 6 giornalisti e collaboratori uccisi. Il 4 luglio è stata aggredita la giornalista Elena Milashina, una delle principali reporter del Paese sulla Cecenia e sulle condizioni della sua comunità Lgbtq+. Il quotidiano, co-fondato nel 1993 dall’ex leader sovietico Mikhail Gorbachev (anche lui premio Nobel per la pace) è uno dei pochi media rimasti in Russia a esprimere critiche nei confronti di Putin.

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