Ambiente

Quelle star che firmano per il “no jet” e meno impatti sul clima

In Uk un centinaio di attori ha scelto di firmare contratti con impegni per limitare l’impronta di carbonio nel mondo dello spettacolo, dall’uso di mezzi non inquinanti fino a camerini con risparmio energetico
Paapa Essiedu
Paapa Essiedu
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28 agosto 2023 Aggiornato alle 07:00

Allegato al contratto di lavoro c’è l’impegno: ridurre la propria impronta di carbonio per il bene del Pianeta.

A firmarlo, oltre cento attori britannici e non solo che nelle ultime settimane hanno deciso di aderire alla campagna Green Riders che promuove proprio fra le celebrità non solo di evitare di utilizzare jet o altri mezzi particolarmente inquinanti quando possibile, ma anche di ridurre tutte quelle abitudini, talvolta sfarzose, che possono impattare sull’ambiente.

Ogni star, si sa, potendoseli permettere ha i propri capricci: talvolta però, quando si tratta di includere azioni che portano alla produzione di tante emissioni, non solo possono dare il cattivo esempio ma possono anche avere un reale impatto negativo sul Pianeta.

Per questo, dal no ai jet privati sino a un consumo più attento del cibo, alcune delle star più famose del Regno Unito stanno ora prendendo posizione sostenendo una campagna per migliorare la sostenibilità ambientale nell’industria cinematografica e televisiva. Un impegno non solo a parole, ma con tanto di firma su un allegato ai contratti.

Fra le star che hanno già aderito si contano per esempio Ben Whishaw, Mark Rylance, Harriet Walter, Juliet Stevenson, Gemma Arterton, David Harewood, Bill Nighy, Miranda Richardson, Paapa Essiedu, Bella Ramsey, Adrian Dunbar e Romola Garai.

Proprio Paapa Essiedu, riporta il Guardian, ha spiegato come «questa estate ha messo a fuoco la realtà che il disastro climatico non è un problema del futuro ma del presente. Le normali pratiche accettate dell’industria cinematografica sono piene di sprechi e mancanza di consapevolezza del danno che stiamo causando al nostro Pianeta. Ma queste pratiche possono essere messe in discussione e modificate» e, come aggiunge Mark Rylance, è sempre bene ricordare che «molte pratiche dell’industria cinematografica non sono ecologiche».

Bella Ramsey aggiunge che «possiamo realizzare tutti i film del mondo sui cambiamenti climatici, ma a meno che non siamo consapevoli dell’ambiente nel processo di realizzazione, i nostri sforzi sono superficiali».

La campagna è stata lanciata in questi giorni dagli attori della rete Equity al festival televisivo di Edimburgo e viene chiesto un “cambiamento culturale” dell’industria dello spettacolo a livello di scelte e politiche climatiche.

Nei contratti “rider” gli attori interessati possono anche negoziare clausole specifiche, come per esempio rifiutare i viaggi aerei privati, oppure richiedere veicoli elettrici o impegnarsi a viaggi in treno a basse emissioni di carbonio o ancora camerini pensati per ridurre al minimo gli sprechi energetici.

In generale la campagna Green rider punta a un sistema “giusto ed equo”, privo di “discriminazioni e ingiustizie”, capace di evolversi “in risposta ai progressi tecnologici e le conoscenze scientifiche” e che sia “adattabile alle circostanza della produzione e dell’artista”.

Vengono indicate buone azioni che gli attori possono fare: dal condividere sui social l’obiettivo stesso della campagna sino a una serie di iniziative specifiche come per esempio “prendere treni e non aerei per viaggiare in Europa”, oppure “raggiungere il set con mezzi pubblici o condivisi”, o ancora “suggerire alla produzione di usare vestiti di seconda mano” così come prodotti sostenibili per capelli e make-up.

Altre possibilità sono “chiedere di soggiornare in luoghi sostenibili”, ma anche “portare sul set posate, piatti, tazze da caffè e bottiglie riutilizzabili” e di promuovere le buone pratiche con altri artisti o membri dello staff.

Il tutto, ricordano dal Regno Unito, nel tentativo di ridurre i valori di “una produzione media di film ad alto budget che produce 2.840 tonnellate di CO2”.

Nel frattempo Equity sta provando a ragionare anche con Bbc, Itv Studios e Sky Studios per nuove iniziative del genere nelle future produzioni. “Sappiamo tutti di essere in una crisi. Quello che non sempre vediamo è l’enorme potere che abbiamo per cambiarlo” fanno sapere da Equity for a Green New Deal.

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