Diritti

L’Egitto contro gli attivisti ambientali

Mentre si avvicina la Cop27 di Sharm El Sheikh, il report di Human Rights Watch denuncia ostacoli ai finanziamenti e alla ricerca delle Ong indipendenti
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi a Parigi nel 2017
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi a Parigi nel 2017 Credit: EPA/ETIENNE LAURENT
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15 settembre 2022 Aggiornato alle 21:00

Continuano a emergere nuovi problemi riguardo la prossima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27) che si svolgerà in Egitto a Sharm el-Sheikh, dal 6 al 18 novembre. Un rapporto di Human Rights Watch ha denunciato le azioni del governo egiziano di Abdel Fattah al-Sisi, che da tempo starebbe limitando e impedendo l’agire delle Ong indipendenti sulle questioni climatiche-ambientali, perseguitando arbitrariamente gli attivisti residenti nella nazione egiziana.

Secondo le denunce di Richard Pearshouse, direttore dell’ambiente presso Humans Rights Watch «Le autorità egiziane hanno imposto ostacoli arbitrari ai finanziamenti, alla ricerca e alla registrazione che hanno minato i gruppi ambientalisti locali, costringendo alcuni attivisti all’esilio. Queste restrizioni violano i diritti alla libertà di riunione e di associazione, e minacciano la capacità dell’Egitto di mantenere i suoi impegni ambientali e di azione per il clima».

Da tempo il regime di Al-Sisi è sotto osservazione e accusato di aver avviato, fin dal 2013, una violenta e sistematica repressione dei dissidenti con ampi abusi dei diritti umani. Migliaia di oppositori o semplici civili sono stati esiliati, uccisi, incarcerati sine die o fatti sparire nel nulla. Una realtà che ha toccato da vicino l’Italia con la tragica fine di Giulio Regeni e le persecuzioni contro Patrick Zaki.

Nel 2019 il governo egiziano ha approvato un ulteriore legge che limita fortemente le attività delle Ong, permettendo un’azione illimitata da parte delle forze di sicurezza su qualsiasi aspetto. Una legge che sta venendo utilizzata in queste settimane per fermare le associazioni ambientaliste, specialmente in prossimità della COP27, senza particolari proteste da parte dell’Onu.

«Non si può permettere che un governo dica all’Onu chi è o chi non è una Ong, di sicuro non il governo egiziano. Ci si aspetterebbe dalle Nazioni Unite una maggiore attenzione quando si tratta di un luogo come l’Egitto, in modo da garantire che le organizzazioni indipendenti abbiano le stesse possibilità di candidarsi e quindi di esaminare la situazione. Ma non stanno avendo questa attenzione. Stanno trattando con l’Egitto come se fosse la Svezia. Il risultato è che l’Onu è in collusione con il governo egiziano per ripulire questo regime», ha affermato Ahmad Abdallah, della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF).

Molti attivisti temono che in novembre le manifestazioni e le proteste saranno represse immediatamente, tanto che in una dichiarazione congiunta sottoscritta da 36 gruppi, fra cui Amnesty International e Human Rights Watch, si esprimono forti preoccupazioni verso l’agire del governo egiziano.

La conferenza internazionale dedicata alla crisi climatica-ambientale rischia seriamente di diventare una vetrina per il regime di Al-Sisi, facendo calare una cappa di silenzio sugli orrori in corso all’interno del Paese.

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